Le microcar elettriche hanno fatto il botto: ecco perché (e cosa comprare)

Le microcar elettriche hanno fatto il botto: ecco perché (e cosa comprare)
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Un ritorno tecnologico delle micro car: dai quadricicli leggeri a quelli "pesanti", saranno loro il futuro della mobilità nelle città (e non solo)?
14 maggio 2025

Le microcar elettriche stanno vivendo una seconda giovinezza, ma con uno spirito completamente nuovo. Non è la prima volta che l'Europa assiste alla diffusione di microcar. Negli anni '50, modelli come la BMW Isetta e la Messerschmitt KR200 garantivano mobilità economica e accessibile. Oggi il concetto si evolve in chiave elettrica, connessa e smart, adattandosi a una società sempre più attenta a traffico, emissioni e spazi urbani. In tempi più recenti hanno conosciuto il successo i modelli ispirati alla "voiturette" francesi, carrozzeria di plastica e motori termici (anche diesel) presi dai tosaerba. Ma oggi tutto è cambiato.

Le microcar moderne secondo la legge si dividono in due categorie principali: i quadricicli leggeri (L6e), che raggiungono fino a 45 km/h con potenza massima di 6 kW, guidabili già dai 14-16 anni con patente AM; e i quadricicli pesanti (L7e), che arrivano a 90 km/h con potenza fino a 15 kW, avvicinandosi alle auto tradizionali come prestazioni, pur restando più compatti e leggeri. Il via alla loro diffusione nelle grandi città è stato dato da Stellantis con la Citroen Ami nel 2020 (declinata anche come Fiat Topolino), L6 elettrica a basso costo fabbricata in Marocco.  

Il mercato sta crescendo a ritmo record: 63% in più di vendite in un anno solo in Europa. Tra i protagonisti troviamo la citata Citroën Ami, icona della nuova mobilità urbana con oltre 30.000 unità vendute e una versione limitata “Buggy”. La costosa e stilosa  Microlino, ispirata all'Isetta e prodotta in Svizzera, ha conquistato un pubblico affezionato nonostante il prezzo di partenza di 15.000€. Altri modelli di rilievo sono la Mobilize Duo di Renault (successore evoluto della Twizy), la XEV Yoyo made in Italy (innovativa per il sistema di batterie intercambiabili) e la Silence S04 spagnola con batterie rimovibili stile trolley in partnership con Nissan.

Ma alla ribalta del settore stanno arrivando a spron battuto anche le microcar cinesi elettriche, che hanno principi costruttivi diversi nati per il mercato delle megalopoli oltre la Muraglia, in una logica che ha seguito ed evoluto il principio delle Kei-Car giapponesi. Infatti i progetti meccanici sono partiti da una filosofia molto più "automobilistica" in scala ridotta, piuttosto che dal mondo delle microcar francesi, e i punti distintivi sono molti: per esempio, le carrozzerie sono in acciaio, sono previsti i 4 posti, l'aria condizionata, un po' di tecnologia digitale a bordo e dispositivi di sicurezza come ABS ed airbag. Per questo settore, dato che i cinesi lo padroneggiano molto bene, ci si è orientati verso motori elettrici e batterie piuttosto corpose per garantire prestazioni e autonomia più alte portando le microvetture alla categoria L7 che, come detto, può arrivare a 90 km/h. I nomi che si sono affacciati anche sul mercato italiano più di recente sono BAW e Desner, ma anche gli storici costruttori francesi come Ligier stanno rispondendo bene a questa nuova sfida.

A spingere il fenomeno contribuiscono anche normative favorevoli: accesso libero alle ZTL e alle zone a basse emissioni, parcheggi gratuiti o scontati in molti comuni, bonus fino a 4.000€ in Paesi come Francia e Italia (qui si stanno esaurendo proprio in questi giorni), oltre ad assicurazione e bollo ridotti rispetto alle auto tradizionali.

Le microcar elettriche di nuova generazione sono tutt'altro che spartane. Offrono connettività via smartphone e app per il controllo remoto, materiali ecologici come bioplastiche o fibra di lino, design modulare con componenti intercambiabili, guida semi-autonoma su alcuni modelli top di gamma e integrazione con app di trasporto urbano, dai monopattini ai mezzi pubblici.

Secondo le stime degli analisti, entro il 2026-2027 le microcar elettriche potrebbero coprire fino all'8% della mobilità urbana nelle principali città europee. Una crescita trainata da tecnologia, normative e cambiamento culturale, con un mercato previsto in espansione tra il 25% e il 30% all'anno.

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