Legge di stabilità: nuove accise sui carburanti all'orizzonte

Legge di stabilità: nuove accise sui carburanti all'orizzonte
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Per ogni litro di benzina paghiamo 1,037 euro di tasse. Una cifra spropositata e più alta rispetto a quanto accade negli altri Paesi europei. Eppure il governo potrebbe aumentare ancora una volta le accise per reperire nuove risorse
  • Matteo Valenti
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28 novembre 2013

Se non si troveranno risorse alternative, il Governo tornerà ad aumentare le accise sui carburanti. Ancora una volta. È quanto si scopre andando a scavare tra le righe del maxiemendamento alla Legge di Stabilità, su cui il Governo ha posto la fiducia al Senato.

 

Per la precisione i membri dell'Esecutivo hanno posto una clausola di salvaguardia sull'aumento delle accise, il che significa che i rincari arriveranno solo nel caso in cui mancheranno le coperture necessarie per la spesa corrente.

Non quadrano i conti? Facile, nuove accise

Ancora una volta quindi il Governo italiano non trova strada migliore per far quadrare i conti se non quella di andare a ritoccare le imposte su benzina e diesel (senza dimenticare GPL e metano). È vero, al momento l'aumento delle accise è stato formulato solo come un'ipotesi, ma basta vedere la tendenza degli ultimi anni, con i diversi Governi che hanno continuato ad attingere a piene mani dalle tasse sui carburanti, per capire come andrà a finire.

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Le nuove accise potrebbero arrivare nel 2017 con la promessa di essere tolte nel 2018. Andrà a finire proprio così?

 

Possibile che prima di mettere mano alle accise non si riesca mai ad intervenire su altri aspetti legati al contenimento della spesa pubblica, come sugli sprechi degli enti statali e delle regioni o sui maxi-stipendi dei manager pubblici, finiti recentemente nuovamente sotto i riflettori.

Manterranno la promessa?

Gli aumenti delle accise potrebbero scattare da gennaio 2017, con la promessa di una loro totale rimozione entro la fine del 2018. Anche in questo caso, se ci voltiamo a guardare al passato, vediamo come troppo spesso l'impegno a togliere una nuova accisa dopo un determinato lasso di tempo sia stato quasi sempre disatteso.

 

Secondo il Ministero dell'Economia i due anni di nuova accisa (2017-2018) dovrebbero fruttare la bellezza di 419 milioni di euro, una bella cifra per le sempre più assetate casse pubbliche.

Per ogni litro di benzina verde ognuno di noi paga all'erario ben 1,037 euro di tasse. In alcuni casi alla componente fiscale nazionale va aggiunta l'addizionale regionale che va dai 2,5 ai 5 centesimi, per un peso complessivo della quota fiscale di 1,087 euro/litro 

Il peso delle accise oggi. Insostenibile

Intanto Assopetroli con FIGISC Anisa Confcommercio ha calcolato quanto pesano oggi IVA e accise su ogni litro di carburante, scoprendo che ancora un volta noi Italiani sopportiamo la cifra più alta di tutti i Paesi europei. Le associazioni di categoria quindi invitano in maniera esplicita il governo ad evitare, «come ha invece nuovamente fatto anche con la legge di stabilità 2014 appena votata con la fiducia, ogni ulteriore aumento di accisa che aggraverebbe la situazione economica di famiglie, imprese e lavoratori».

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Il passato ha già dimostrato come aumentare le accise sia controproducente sia per il fisco che per l'economia

 

«Alla data di oggi- dice il presidente di Assopetroli Assoenergia, Franco Ferrari Aggradi - per ogni litro di benzina verde ognuno di noi paga all'erario ben 1,037 euro di tasse. La settimana precedente erano 1,034 euro/litro. In alcuni casi alla componente fiscale nazionale va aggiunta l'addizionale regionale che va dai 2,5 ai 5 centesimi, per un peso complessivo della quota fiscale di 1,087 euro/litro, per le Regioni con aliquota massima. Una mostruosità tutta italiana».

«Aumentare le accise? Niente di più controproducente»

Prende posizione in maniera netta contro un nuovo aumento delle accise Gian Primo Quagliano, Presidente del Centro studi Promotor: «Pensare sempre di aumentare le accise sui carburanti quando vi è da reperire risorse può far contenti alcuni, ma come l'esperienza ha già dimostrato, è controproducente sia per il fisco che per l'economia».

 

«Il peso economico e politico del settore dell'auto è andato ridimensionandosi con la perdita per il nostro Paese del rango di grande produttore di auto. Ma l'Italia resta sempre un grande mercato e il Governo non può considerarlo semplicemente come un limone da spremere ma ha l'obbligo di sostenerlo quantomeno come gli altri settori dell'economia».

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