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Lotus ha confermato ufficialmente di non avere alcuna intenzione di chiudere stabilimenti produttivi, dopo che nei giorni scorsi si erano diffuse voci su una possibile delocalizzazione della produzione nel mercato statunitense. Al centro dell’attenzione c’è la storica fabbrica di Hethel, nel Norfolk, dove lavorano circa 1.300 dipendenti.
“Lotus Cars continua le operazioni normalmente, non ci sono piani per chiudere nessuna fabbrica”, ha dichiarato la casa britannica in una nota pubblicata su X (ex Twitter). La rassicurazione è arrivata dopo giorni di speculazioni, iniziate con un’inchiesta del Financial Times, secondo cui la dirigenza starebbe valutando l’apertura di un nuovo impianto produttivo negli Stati Uniti, complice la pressione dei dazi doganali.
L’America rappresenta un mercato strategico per Lotus, ma le recenti tensioni commerciali hanno messo a dura prova i margini di profitto. A causa delle politiche imposte dall’amministrazione Trump, le auto e i componenti esportati dal Regno Unito sono stati soggetti a un’imposta del 25%, un fattore che ha contribuito alla sospensione temporanea della produzione a Hethel all’inizio dell’anno.
Solo recentemente Regno Unito e Stati Uniti hanno trovato un accordo per ridurre i dazi al 10%, ma l’intesa è entrata in vigore solo dal 30 giugno, rendendo comunque onerose le spedizioni nei mesi precedenti.
Il Segretario per il Business britannico, Jonathan Reynolds, ha incontrato i vertici di Lotus e della proprietà cinese Geely domenica scorsa. “Sono stato rassicurato dall’impegno dell’azienda verso le operazioni nel Regno Unito e dal fatto che non ci sono piani per chiudere lo stabilimento di Hethel”, ha dichiarato.
Anche il parlamentare laburista Ben Goldsborough, eletto nel collegio di South Norfolk, ha espresso preoccupazione per il futuro della fabbrica e ha promesso il massimo impegno per mantenerla operativa: “Farò tutto ciò che è in mio potere affinché l’impianto di Hethel resti aperto e Lotus continui a prosperare nel Norfolk”.
Nonostante le dichiarazioni ufficiali, le telefonate tra membri del governo e rappresentanti dell’azienda sono continuate per tutto il weekend, segno di una certa apprensione ai piani alti. Lotus è da sempre un marchio simbolo dell’ingegneria sportiva britannica, e una sua eventuale uscita dalla produzione nazionale sarebbe un duro colpo psicologico per l’industria dell’auto inglese, già provata dalla chiusura di diversi impianti negli ultimi anni.
Infine, secondo il giornalista politico Andrew Sinclair della BBC, “il governo teme che perdere anche un produttore di nicchia come Lotus, dopo aver ottenuto un accordo commerciale vantaggioso, sarebbe un brutto segnale per il comparto”.