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Il ponte sullo Stretto di Messina, quel sogno ingegneristico che da decenni fa sognare politici e incubi agli ambientalisti, si trova ora di fronte a un nemico inaspettato: la Corte dei Conti. E quando i contabili dello stato iniziano a fare domande, raramente sono domande semplici come "quanto costa un caffè?".
La Corte dei Conti ha infatti inviato al governo un documento di ben 6 pagine zeppo di perplessità sul progetto. Chiamiamole pure "richieste di chiarimenti", ma quando i magistrati contabili dedicano sei pagine fitte fitte a un progetto, difficilmente si tratta di una chiacchierata amichevole al bar.
Il bersaglio principale? La delibera del Cipess che aveva dato il via libera al progetto. Secondo la Corte, questo provvedimento si presenta più come "una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali" piuttosto che "una ponderazione delle risultanze". In parole povere: avete fatto un elenco della spesa invece di una valutazione seria.
Ma il vero colpo basso arriva quando la Corte sottolinea che "risulterebbe non compiutamente assolto l'onere di motivazione". Traduzione dal burocratese: cari politici, vi siete dimenticati di spiegare perché questo progetto sia una buona idea. Un dettaglio, insomma.
Le perplessità della Corte non si limitano alla mancanza di motivazioni. Ci sono anche le tempistiche sospette per la trasmissione del terzo atto aggiuntivo, le valutazioni sui "motivi imperativi di interesse pubblico", le interlocuzioni con la Commissione Europea e, naturalmente, il piano economico. Ah, i soldi! Sempre loro a rovinare i bei sogni.
Il governo ha ora 20 giorni per rispondere a questa raffica di domande. Vent'anni per sognare il ponte, venti giorni per giustificarlo. C'è una certa simmetria poetica in tutto questo.
Dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti fanno sapere che si tratta di una "normale interlocuzione". Normale come un controllo fiscale di sei pagine, verrebbe da dire. Il progetto, assicurano, "non è assolutamente in discussione". Certo, come non lo era il Titanic fino a quando non ha incontrato l'iceberg.
Dall'altra parte della barricata, le opposizioni parlano già di "sonora bocciatura". Forse è prematuro, ma quando la Corte dei Conti esprime perplessità su un progetto da miliardi, raramente si tratta di dettagli trascurabili.
Il ponte sullo Stretto, intanto, continua a dividere l'Italia come sempre. Da un lato chi lo vede come un'opera necessaria per unire finalmente la Penisola alla Sicilia, dall'altro chi lo considera un capriccio costoso in tempi di vacche magre.
Quello che è certo è che il governo si trova ora di fronte a una sfida non da poco: convincere i controllori dei conti pubblici che spendere miliardi per un ponte sospeso sia davvero nell'interesse del Paese.
Tra vent'anni, quando forse il ponte sarà finito, o forse no, qualcuno si ricorderà di queste sei pagine di dubbi della Corte dei Conti. E chissà, magari si scoprirà che i contabili avevano ragione fin dall'inizio.
Nel frattempo, il cronometro è partito: 20 giorni per trasformare un sogno in realtà burocratica. Auguri.