Renault ha già la sua kei car in Europa? La guerra nascosta del mercato delle microauto

Renault ha già la sua kei car in Europa? La guerra nascosta del mercato delle microauto
Pubblicità
Bruxelles vuole le kei car europee, ma i produttori di quadricicli gridano: "Esistono già!" Una battaglia miliardaria è appena iniziata
28 ottobre 2025

Mentre l'Europa sogna di copiare il Giappone con le sue leggendarie kei car, scoppia una guerra silenziosa tra colossi dell'auto e piccoli produttori. Da una parte Ursula von der Leyen e i grandi marchi che vogliono creare una nuova categoria di veicoli elettrici compatti e accessibili, dall'altra chi produce già quadricicli elettrici e difende a spada tratta il proprio territorio. La posta in gioco? Un mercato potenzialmente enorme di milioni di europei in cerca di mobilità urbana economica ed elettrica.

Il paradosso è clamoroso: mentre Bruxelles annuncia di voler "lavorare con l'industria su una nuova iniziativa per auto accessibili e di piccole dimensioni", i produttori di quadricicli L7e come Ligier, Silence e Microlino, e perfino Renault con la sua Mobilize Duo, sostengono che queste "kei car europee" esistono già da anni. Ma c'è un problema: costano quanto una vera auto, offrono sicurezza limitata e hanno prestazioni risicate. Insomma, sono davvero l'alternativa che serve agli europei o solo un escamotage per proteggere un mercato di nicchia?

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Il sogno europeo della kei car: quando Luca de Meo guardava al Giappone

A settembre 2025, la presidente della Commissione Europea ha ufficializzato l'intenzione di creare una categoria "E-Car" intermedia tra la citycar elettrica tradizionale e il quadriciclo. L'obiettivo è riempire il vuoto lasciato dalla scomparsa di modelli iconici come Peugeot 108, Renault Twingo termica e Volkswagen Up, sacrificate sull'altare dei costi di produzione e delle normative sempre più stringenti. Una micro-vettura elettrica leggera, economica e pensata per la città: esattamente ciò che le kei car giapponesi rappresentano da decenni nel Sol Levante.

Non è un'idea nuova: Luca de Meo, ex CEO di Renault, aveva già espresso pubblicamente il suo sogno di replicare il modello nippon in Europa. Il fascino delle kei car risiede nella loro semplicità: dimensioni compatte, motori modesti, normative alleggerite e prezzi contenuti che le rendono accessibili a milioni di persone. In Giappone funziona da sempre, perché non in Europa? Eppure, proprio mentre Bruxelles sembra voler dare il via libera a questo progetto, si alza un coro di proteste da parte di chi sostiene che la rivoluzione è già in corso. Ma è davvero così?

Quadricicli L7e: le "finte" kei car che costano come auto vere

La federazione Mobilians, che difende gli interessi degli operatori della mobilità, ha lanciato l'allarme con un comunicato che non lascia spazio a interpretazioni: "Creare una nuova categoria parallela significherebbe indebolire una filiera già strutturata e competitiva". Compatti, elettrici, prodotti localmente e con velocità limitate a 90 km/h: sulla carta sembrerebbero perfetti.

Il problema è che la realtà racconta un'altra storia. Prendiamo il caso della Microlino, citata proprio da Mobilians come esempio virtuoso: parte da 17.990 euro per la versione limitata a 45 km/h e sale a quasi 20.000 euro per quella che raggiunge i 90 km/h. Prezzi che la mettono in diretta concorrenza con la Citroën ë-C3 o la futura Twingo elettrica, entrambe più spaziose, più sicure e decisamente più versatili. Come si può definire "accessibile" un biplace che costa quanto un'auto vera con quattro posti? E poi c'è il capitolo sicurezza: i quadricicli L7e non devono rispettare gli stessi standard delle auto omologate M1, il che significa protezione inferiore in caso di incidente. Difficile vendere tutto questo come progresso.

Due mondi in collisione: chi vincerà la battaglia delle microauto?

Il vero scontro è tra due visioni completamente diverse del futuro della mobilità urbana elettrica. Da una parte le PMI europee specializzate (Ligier, Aixam, Microlino e compagnia) che si vedono già come produttrici di kei car e chiedono semplicemente di modernizzare la categoria L7e esistente, alzando i limiti di peso a 650 kg e di velocità a 100 km/h. Per loro, basta aggiustare le regole attuali senza stravolgere un mercato che hanno costruito negli anni.

Dall'altra parte i colossi dell'automotive che vedono nella nuova categoria "E-Car" un'opportunità d'oro per aggirare le costose normative M1 e proporre finalmente veicoli elettrici sotto i 20.000 euro senza dover rivoluzionare le linee di produzione. In mezzo c'è Renault, che gioca su due tavoli: offre già la Mobilize Duo a 12.500 euro (praticamente il prezzo di un'utilitaria usata), ma ha bisogno di nuove regole più permissive per dare vita a progetti come il concept Dacia Hipster. Insomma, i piccoli vogliono adattare l'esistente, i grandi vogliono ripartire da zero. E tutti vogliono la loro fetta di una torta che potrebbe valere miliardi. Chi vincerà questa guerra nascosta determinerà come milioni di europei si muoveranno nelle città del futuro.

Pubblicità