Ricostruzione Ponte Morandi: il decreto taglia fuori Autostrade

Ricostruzione Ponte Morandi: il decreto taglia fuori Autostrade
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La bozza del decreto emergenza per Genova aspetta solo la firma del Capo dello Stato. Autostrade tagliata fuori: nessun concessionario attuale potrà partecipare alla ricostruzione
27 settembre 2018

Se verrà approvato così com'è dal Quirinale, al quale spetta il controllo sotto il profilo della costituzionalità, il decreto legge per l'emergenza Genova dopo il crollo del Ponte Morandi taglierà fuori Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione.

Secondo la bozza definitiva anticipata dalla stampa, il Commissario straordinario di imminente nomina potrà affidare il ripristino del sistema viario solo a operatori che non abbiano partecipazioni dirette o indirette in concessionari di strade a pedaggio. Il che, implicitamente ma neanche tanto, esclude di fatto Autostrade dall'operazione di ricostruzione.

«Il commissario straordinario affida, ai sensi dell’articolo 32 della direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, la realizzazione delle attività concernenti il ripristino del sistema viario, nonché quelle propedeutiche e connesse, ad uno o più operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste ultime controllate o, comunque, ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali», dice il testo all'esame del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo la firma.

Aspi dovrà invece pagare la ricostruzione: il costo ammonta a 360 milioni, che se Autostrade rifiutasse di pagare sarebbero garantiti da fondi pubblici con 30 milioni l'anno per 12 anni dal 2018 al 2029. La decisione spetta al Commissario straordinario, che può «individuare un soggetto pubblico o privato che anticipi le somme necessarie alla integrale realizzazione delle opere, a fronte della cessione pro solvendo della pertinente quota dei crediti dello Stato nei confronti del concessionario alla data dell'evento, da remunerare a un tasso annuo non superiore a quello di riferimento della Bce maggiorato di tre punti percentuali», dice il decreto.

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