Scandalo VW: ecco perché gli ingegneri tedeschi sono arrivati a “barare” sul TDI

Scandalo VW: ecco perché gli ingegneri tedeschi sono arrivati a “barare” sul TDI
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Come è possibile che un Gruppo autorevole e "pulito" come Volkswagen si sia lasciato trascinare nello scandalo più grande degli ultimi tempi? La teoria della "illegalità utile" cerca di spiegarlo
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
24 dicembre 2015

E’ il 4 ottobre 2015. Lo scandalo Volkswagen divampa sulle pagine dei giornali di tutto il mondo. La Germania si ritrova nel giro di pochi giorni al centro di polemiche senza fine. E’ a rischio il mito dell’infallibile qualità tedesca. Tremano i vertici politici di Berlino, si temono ripercussioni sull’intera economia della locomotiva tedesca. E quindi sull’Europa intera.

I tedeschi rimangono attoniti, non riescono a credere a quello che sta succedendo. Si interrogano, continuamente. “Com’è potuto accadere tutto questo?” continuano a ripetersi. In tanti provano a dare delle risposte. Molte le conosciamo già, come abbiamo cercato di spiegare in quei giorni sulle pagine di Automoto.it.

Sul Frankfurter Allgemeine però appare un articolo che offre un punto di vista molto diverso. E che cerca di spiegare il “VW Gate” partendo dalle persone che lavorano a Wolfsburg e dalle dinamiche aziendali che spesso finiscono per attraversare le grandi Aziende. Secondo il giornale tedesco la chiave di lettura dello scandalo va ricercata nella teoria della “illegalità utile” teorizzata dal filosofo e sociologo tedesco Niklas Luhmann.

I dipendenti Volkswagen all'uscita dopo il turno di lavoro
I dipendenti Volkswagen all'uscita dopo il turno di lavoro

Secondo questo modello alcune “violazioni” volontarie, all’interno di una società - nel nostro caso di un’azienda - sarebbero “utili” per  ottenere un determinato risultato, abbreviando i processi e risparmiando quindi denaro. Sono in tanti a sapere che queste “scorciatoie” non sono perfettamente legali, ma vengono tollerate se non comportano conseguenze gravi dal momento che permettono di rispettare i tempi di consegna, ottenendo lo stesso risultato.

L’esempio in effetti calza a pennello con quanto sembra essere accaduto proprio alla Volkswagen. Gli ingegneri che hanno creato il software parallelo per ingannare la prova al banco sapevano di agire ai margini della legalità. Ma sapevano anche di non mettere in pericolo nessuno con la loro scelta e che in questo modo avrebbero rispettato i target e ricevuto i bonus per essere riusciti a progettare il nuovo motore nei tempi prestabiliti. 

Emanuela Montefrancesco, foto Corriere.it
Emanuela Montefrancesco, foto Corriere.it

Questa chiave di lettura, particolarmente interessante, viene accolta anche da Emanuela Montefrancesco, un ingegnere italiano, da anni nella divisione Powertrain della Volkswagen, che pochi giorni dopo all’articolo pubblicato sul Frankfurter Allgemeine scrive una lettera aperta al nuovo CEO Matthias Müller. 

La lettera, pubblicata integralmente dal Corriere della Sera, si dimostra molto interessante perché ci fa capire come potrebbero essere andate effettivamente le cose alla Volkswagen. Ed è curioso vedere come le sue posizioni sposino spesso le argomentazioni che abbiamo portato avanti su Automoto.it nei confronti dello scandalo diesel. In particolare in merito agli NOx e al motore dieselEcco alcuni stralci ricavati dalle parole di Emanuela:

Volevamo essere i primi della classe

“[…] Da tre settimane, come tutti qui a Wolfsburg e nel mondo, non posso fare altro che pensare a questa storiaccia e non riesco a trovare pace. Io non sono a conoscenza di “informazioni da insider” da scoop e anche se le avessi, non potrei mai avere la certezza che sia andata veramente così, ma conosco bene tutte le persone che potrebbero essere coinvolte nello scandalo perché lavoro con loro da 10 anni fianco a fianco per migliorare i nostri motori e soprattutto so come ho lavorato io per più di 10 anni. Io stessa ho fatto di tutto per mandare in porto ogni contratto e progetto, indipendentemente dalla sua importanza, trovato un cavillo, fatto finta di non aver sentito ed ho passato diverse notti insonni per paura di essermi spinta troppo oltre. E oggi mi chiedo: «Perché lo hai fatto?» Più soldi? Forse. Carriera? Possibile. Corruzione? No di sicuro. Oggi posso dire con certezza: l’ho fatto perché volevo essere la migliore. Volevo essere lodata. Applaudita. Acclamata. Volevo essere la prima della classe”.

Io stessa ho fatto di tutto per mandare in porto ogni contratto e progetto, trovato un cavillo, fatto finta di non aver sentito ed ho passato diverse notti insonni per paura di essermi spinta troppo oltre

“I miei superiori sono delle brave persone. I miei superiori sono i “capi” che tutti i dipendenti vorrebbero avere e sono sicura che se uno di loro avesse saputo che per questo motivo rischiavo come minimo di morire di preoccupazione avrebbero detto: «Ema, dimmi un po’, ma sei scema?»”.

La teoria della "illegalità utile" alla VW

“[…] Certe “infrazioni aziendali” non vengono ordinate da nessuno, strisciano e si diffondono come virus, e a volte solo perché la maggior parte della gente vuole essere “brava”, lodata, adulata. L’ingegnere modello vuole costruire il motore perfetto che costi poco, a basso consumo, fantastiche performance ed emissioni zero, e visto che la fisica non si fa prendere in giro volentieri - e questo già da secoli- inventa la furbata del secolo. Lui è il primo della classe, il capo gli dà una pacca sulla spalla, se ha fortuna una promozione, l’azienda diventa costruttore dell’anno e tutti sono felici e contenti. È andata così? Non lo so, ma a me sarebbe potuto succedere. Chi avrebbe potuto immaginare che da 10 righe di Software civetta sarebbe potuto scaturire un disastro di dimensioni mondiali? Io no. E chi lo spiega, a me, ingegnere, che la mia furbata non è legale?”

Il nome di una strada a Wolfsburg. Tutta la città ruota intorno alla VW
Il nome di una strada a Wolfsburg. Tutta la città ruota intorno alla VW

Sto imbrogliando, ma non faccio male a nessuno

“Perché detto tra noi: la storia dell’inquinamento è quella che si chiama una “urban legend”. Invito scienziati, analisti, statisti, a dimostrare scientificamente che qualcuno mai si sia ammalato di cancro in California perché tre Audi con motore Diesel sono passate giornalmente davanti al suo giardino, anche se più di 20 volte al giorno”. 

“Tra l’altro parliamo di emissioni di NOx che hanno poco a che fare con il particolato (il fumo nero) e che in realtà si comportano allo scarico in maniera quasi opposta (vale a dire, se aumento i NOx ci sono buone possibilità che diminuirò il particolato). Quindi io ingegnere, e non avvocato, conoscendo a fondo il tema inquinamento -molto meglio di certi politici che nelle ultime settimane hanno fatto sfoggio di tutta la loro ignoranza davanti al mondo - penso: «Ok, sto imbrogliando, ma non faccio male a nessuno».” 

“E chi ha spiegato a me, ingegnere, che questo Software non è legale? Perché la legalità non è ovvia. La legalità si spiega, s’impara e si aggiorna tutta una vita e alla fine c’è sempre qualcosa che non si sapeva. Chiedetelo agli avvocati in erba che si preparano per l’esame di Stato.” 

I Tedeschi mi hanno deluso

“Ed è qui che i Tedeschi, in questi giorni, mi hanno terribilmente deluso. Perché i Tedeschi la legalità la conoscono meglio degli altri. Come lo so? Il Kindergarten di mia figlia. […] Lei ha un senso della legalità che i suoi coetanei italiani non manifestano, rispetta le regole”. […]

Qui in Volkswagen abbiamo disimparato negli ultimi anni a dire: «Non ce la faccio. Non posso. Mi dispiace»

“Ai bambini tedeschi s’insegna la legalità all’asilo e le loro strade saranno sempre pulite... […] E chi insegna la legalità agli adulti? Beh oggi, grazie al Dieselgate, la legalità qui a Wolfsburg si respira attraverso la paura e la censura: anni e anni di lavoro passati a rendere i motori più puliti e più efficienti buttati al vento, nessuno parla, nessuno vuole aver avuto a che fare con questa brutta storia, nessuno dice quello che sa per paura di perdere il lavoro e di non poter più provvedere alla propria famiglia. Silenzio stampa. No comment. Allora, io questa paura la capisco e la condivido, questa paura è segno di responsabilità e il senso di responsabilità è l’assicurazione sulla vita dell’umanità. Ma se io, ingegnere Volkswagen, dicessi: «Mi dispiace. Era una truffa. I diretti interessati lo sapevano, ma non sapevamo di fare del male a nessuno, ci dispiace. Sì, era una truffa, ma una truffa senza conseguenze. E abbiamo lavorato senza sosta per migliorare i nostri prodotti e oggi non abbiamo più bisogno della furbata, e tutte le altre vetture che abbiamo venduto nel mondo sono pulite, e quelle non pulite le metteremo apposto, promesso. Perdonateci.»”. 

Alla VW erano disposti a fare di tutto pur di stare nei tempi previsti
Alla VW erano disposti a fare di tutto pur di stare nei tempi previsti

Dobbiamo imparare di nuovo a dire "Non sono capace"

“Lei mi licenzierebbe? Tu, mondo, mi linceresti? Perché io sono sicura che se il cervellone che dieci anni fa ha avuto questa brillante idea avesse saputo che a causa sua questa notte 600.000 famiglie, più altrettante famiglie di lavoratori dipendenti dal settore automobilistico avrebbero dormito male, perché hanno paura che l’anno prossimo sia diverso da questo, ci avrebbe pensato due volte”.

“Non tutte le persone sono uguali. Non tutte le persone sono brava gente, ma io ne conosco tante. E la brava gente, a volte, vuole solo essere lodata ed è disposta per questo a copiare. Un mio ex-collega mi ha detto proprio l’anno scorso: «Ema, se ti mostri debole una volta sola ti tagliano fuori». Lo posso confermare. L’ho imparato sulla mia pelle. Qui in Volkswagen abbiamo disimparato negli ultimi anni a dire: «Non ce la faccio. Non posso. Mi dispiace». E questo è quello a cui penso io quando sento il termine «rivoluzione culturale», che Lei ci ha promesso. Questa è la rivoluzione culturale che mi auguro di cuore. Per la Volkswagen e per il futuro di mia figlia. Sehr geehrter Herr Müller”.

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