Spyker story. Passato, presente e futuro del prestigioso costruttore olandese.

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Passato, presente e futuro del prestigioso costruttore olandese.
16 dicembre 2006

Da qualche tempo c’è un nuovo protagonista nell’elitario mondo delle supercar, ma non si tratta di un nuovo arrivato, bensì di un grande ritorno: il marchio Spyker, infatti, nasce agli inizi del secolo scorso imponendosi subito all’attenzione del pubblico per le qualità tecniche e stilistiche dei suoi modelli.

Un po’ di storia
In fondo ciò che distingue le Spyker rispetto a tanti altri marchi specializzati nella produzione di supercar in piccola serie è proprio il prestigioso passato del marchio olandese, prima ancora che il design inconfondibile delle sue recenti realizzazioni. Così, per capire il presente e il futuro di questa giovane azienda bisogna fare un bel salto indietro nel tempo, fino al 1900, quando i fratelli olandesi Jacobus e Henndrik Spijker costruiscono la loro prima automobile, spinta da un propulsore a 2 cilindri. Nel 1903 invece danno vita ad una fabbrica dalla quale ben presto vengono prodotte automobili all’avanguardia, come la 60/80 HP 6 cilindri o la Spkyker 14 del 1907, che si classifica seconda al mitico raid Parigi-Pekino di quello stesso anno.
Del resto le capacità progettuali e le idee non mancano ai fondatori, che già nel 1903 realizzano una vettura da gara a quattro ruote motrici, con motore a 6 cilindri e freni sulle quattro ruote, progettata dal belga Laviolette. In seguito costruiscono una serie limitata di auto da turismo a quattro ruote motrici, con motori da 40 CV, una 2 cilindri da 16 CV e una 4 cilindri da 20/24 CV. Nel 1094 presentano il telaio “Dustless” (“senza polvere”), dotato di una schermatura nella parte inferiore per ridurre al minimo la polvere che inevitabilmente si alzava percorrendo le strade non asfaltate dell’epoca.
E le innovazioni continuano: è del 1909, ad esempio, l’adozione su tutti i modelli di alberi a camme trasversali con trasmissione a vite senza fine, che permettevano un’andatura più scorrevole.

Nemmeno la capacità inventiva dei fratelli Spijker, però, può fermare l’avvento della Prima Guerra Mondiale, che mette in crisi il mercato delle vetture di lusso, aprendo però nuove opportunità commerciali.

 

L’azienda olandese, come molte altre in tempo di guerra, diversifica quindi la produzione: sotto il marchio della Duch Aircraft Factory N.V. vengono prodotti motori aeronautici e aerei da combattimento. Nasce proprio in questo periodo il logo a forma di elica che caratterizza ancora oggi le Spyker, così come lo slogan “Nulla tenace invia est via” (“nulla è impossibile alla tenacità del genio”).

Dopo la guerra il rilancio della Spyker nel settore delle auto da corsa si concretizza con la produzione della famosa C4, messa a punto dall’ingegnere tedesco Wilhelm Maybach. Nel 1921 una vettura Spyker batte il record di durata percorrendo 30 mila chilometri in 36 giorni e un anno più tardi un’altra realizzazione dei fratelli olandesi stabilisce il nuovo record di velocità toccando i 199 km/h.

La fine e la rinascita
In questo stesso periodo però l’Europa vive una situazione economica difficile: sembra non esserci più spazio per le splendide creazioni dei fratelli Spijker, rivolte a un pubblico piuttosto elitario, amante delle innovazioni tecnologiche non meno che della cura realizzativa e delle prestazioni. L’azienda chiude così i battenti nel 1925 e per moltissimo tempo scompare dal panorama dell’automobilismo, finchè un giovane designer olandese, Martin De Bruij, affascinato dalla storia dei fratelli Spyker e dalla notorietà dei loro prodotti, decide di riportare in vita il prestigioso marchio.
A sostenerlo nell’impresa è Victor R Muller, facoltoso uomo d’affari oggi Amministratore Delegato della casa olandese.

Da questa collaborazione in pochi anni nasce una nuova famiglia di supercar prodotte in serie limitatissima e caratterizzate non solo da prestazioni di primissimo piano, ma anche e soprattutto da un design molto particolare, unito alla massima possibilità di personalizzazione e ad una cura maniacale nella realizzazione di ogni particolare.
Le Spyker C8 Spyder, la C8 Laviolette, la C8 12 R e Supercharged e la Spyder T incontrano ben presto il favore di una clientela non solo molto facoltosa, ma soprattutto raffinata, alla ricerca di un’auto realmente esclusiva.

Fino alla Formula 1
Una scommessa, questa, già vista molte volte nel mondo delle supercar, sul quale si affacciano con una certa frequenza sognatori e avventurieri, ma la Spyker si è dimostrata un sogno tremendamente concreto: le vetture sono seducenti e realizzate in modo impeccabile e gli ordini iniziano ad arrivare da ogni parte del mondo, complice anche la promozione delle corse. Negli ultimi anni infatti la casa olandese si è impegnata nel mondiale FIA GT e nella 24 Ore di Les Mans e da quest’anno è arrivata addirittura in F1, rilevando la scuderia Midland.

In pista la F1 è la nuova, grande sfida che attende la Spyker, mentre su strada la nuova scommessa si chiama D12 Peking to Paris, il nuovo spettacolare SUV con potenza fino a oltre 650 CV presentato al Salone di Ginevra di quest’anno, per il quale sono già stati raccolti i primi ordini, nonostante il prezzo di circa 400 mila euro. Se invece avete un debole per la coupè C8 Laviolette sappiate che dovrete staccare un assegno di almeno 308 mila euro, come si conviene ad una realizzazione tanto esclusiva.

Spyker in Italia
Un segnale importante sulla maturità raggiunta dalla rinata casa olandese viene anche da potenziamento della rete commerciale, che ha portato tra le altre cose all’apertura di un’esclusivo showroom permanente presso l’Autodromo di Franciacorta. Per informazioni vi consigliamo di visitare il sito ufficiale dell’importatore italiano.

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