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Il segretario generale nazionale, Ferdinando Uliano, durante il Consiglio generale regionale del sindacato – riunitosi a Potenza nella sede dedicata al dirigente lucano Vittorio Verrascina – ha sottolineato come la situazione degli stabilimenti italiani di Stellantis stia peggiorando rispetto alle previsioni illustrate dal gruppo solo pochi mesi fa.
Uliano è stato chiaro: “Stiamo pretendendo un incontro con l’amministratore delegato di Stellantis, Filosa. Pretendiamo un aggiornamento del piano industriale, perché rispetto a quello presentato all’inizio dell’anno la situazione è in peggioramento”.
Il sindacato chiede garanzie precise per gli stabilimenti italiani:
Melfi, dove si attende l’assegnazione di una nuova vettura;
Cassino e Pomigliano d’Arco, che necessitano di certezze sui volumi futuri;
Termoli, strategico per la produzione di batterie che dovrà garantire continuità anche agli altri siti produttivi.
Particolare attenzione è rivolta allo stabilimento di Melfi, oggi in forte difficoltà. Nei primi sei mesi del 2025 la produzione si è fermata a 19.000 unità, contro le oltre 150.000 vetture annue dei periodi più floridi.
Il lancio della nuova Jeep Compass, prevista in versione ibrida ed elettrica, rappresenta quindi un passaggio decisivo: “C’è grande aspettativa – ha detto Uliano – perché i volumi sono molto bassi e serve riportare Melfi a essere lo stabilimento capace di garantire occupazione diretta e indotto”.
Attualmente gli occupati a Melfi sono scesi da 7.000 a circa 4.600, con un indotto in forte sofferenza. Per questo la Fim sollecita interventi non solo da Stellantis ma anche da Regione Basilicata e Mimit, affinché “si prendano in carico queste importanti realtà produttive”.
Sul fronte contrattuale, Uliano ha ricordato che “con Stellantis la partita è chiusa”, mentre resta aperto il confronto con Federmeccanica. Dopo due incontri nelle ultime settimane, il terzo è già in programma: l’obiettivo è chiudere entro il 2025 il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, il settore con il maggior numero di dipendenti coinvolti.
“È chiaro – ha aggiunto Uliano – che la contrattazione va di pari passo con la questione industriale. Senza un piano di rilancio credibile per gli stabilimenti, ogni trattativa rischia di non avere basi solide”.