Stellantis: già pronto il rimborso del prestito da 6,3 miliardi!

Stellantis: già pronto il rimborso del prestito da 6,3 miliardi!
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Con oltre un anno di anticipo sulla scadenza prevista
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
28 gennaio 2022

Le agenzie internazionali Bloomberg e Reuters anticipano la notizia dell'ormai imminente rimborso, da parte del Gruppo Stellantis, della linea di credito da 6,3 miliardi di euro concessa da Intesa Sanpaolo meno di due anni fa (si era nella primavera del 2020), coperta per l'80% dell'importo totale dalle garanzie statali assicurate dalla Sace, la società per azioni del gruppo italiano a partecipazione pubblica Cassa Depositi e Prestiti.

Parliamo di solo un paio d'anni fa, ma sembrano secoli: Stellantis non c'era ancora, ed infatti il prestito fu concesso ad FCA e da questa portato, in dote forse poco gradita, alle nozze con i transalpini; al posto di Carlos Tavares era John Elkann a guidare l'azienda e quelle di una fusione con il gruppo francese erano solo ipotesi... il resto è storia nota.

Stando alle indiscrezioni dalle agenzie, il rimborso è definito “imminente”, quindi potrebbe avvenire entro pochi giorni, magari entro la fine del mese di gennaio.

La scelta del Gruppo franco-italiano di procedere alla restituzione del prestito in largo anticipo rispetto alla scadenza originale, prevista a marzo 2023, viene interpretata come uno strumento non solo per eliminare i costi d'interesse legati al finanziamento, ma soprattutto come la condizione necessaria a svincolare Stellantis dall’obbligo di rispettare le condizioni legate alla concessione delle garanzie statali, prima tra tutte la salvaguardia dei posti di lavoro, oltre al pagamento tempestivo dei fornitori ed alla conferma dei piani di investimento sul territorio italiano.

Come suol dirsi, a pensar male si fa peccato, ma spesso s'indovina: si potrebbe quindi trattare anche di una manovra per avere le mani libere, da parte del management del Gruppo, in vista di ormnai prossime scelte industriali che potrebbero risultare poco piacevoli per le aziende di produzione allocate sul territorio nazionale, possibilità questa che ha fatto di colpo salire la fibrillazione in ambito sindacale.

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