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Di fronte alla prospettiva di dover pagare una sanzione fino a 2,5 miliardi di euro per il mancato rispetto dei limiti di emissione imposti dall’Unione Europea, Stellantis ha dichiarato che la chiusura di alcune fabbriche europee è uno scenario reale e concreto.
A lanciare il messaggio più duro è stato Jean-Philippe Imparato, responsabile per il mercato europeo del gruppo: "Ho due opzioni: o raddoppio le vendite di auto elettriche, oppure elimino i veicoli a combustione interna e, quindi, chiudo stabilimenti". Una posizione che riflette l’attuale impasse dell’industria automobilistica europea: stretta tra obiettivi ambientali sempre più stringenti e un mercato dell’elettrico che non decolla come previsto.
Negli anni della guida di Carlos Tavares, Stellantis ha puntato con decisione sull’elettrico. Ma quella scelta, oggi, mostra segni di squilibrio. Le vendite delle auto a batteria crescono, ma molto più lentamente rispetto alle previsioni, costringendo alcuni marchi del gruppo – come Fiat – a rivedere in corsa i propri piani industriali.
L’Unione Europea ha recentemente concesso una proroga di tre anni all’entrata in vigore dei limiti più severi sulle emissioni. Ma per Stellantis, secondo Imparato, non basta. I target rimangono irraggiungibili nel breve termine, soprattutto per un gruppo che, con oltre una dozzina di marchi nel portafoglio, deve bilanciare una presenza globale con le specificità di ciascun mercato.
L’impatto delle normative non si limita ai prodotti: interessa l’intera filiera, dalla produzione alla vendita. Ecco perché Stellantis valuta un’opzione drammatica ma efficace per abbattere la propria impronta di carbonio: chiudere stabilimenti. A rischio sarebbero soprattutto le fabbriche meno produttive o con modelli a combustione, e in particolare quelle italiane, già più volte finite nel mirino delle ristrutturazioni del gruppo.
Per ora, sembrano più sicuri gli impianti di Vigo e Saragozza, in Spagna: la fabbrica aragonese, in particolare, si prepara a ospitare un nuovo sito per la produzione di batterie in collaborazione con CATL, a partire dal prossimo anno.
Secondo i dati dell’ACEA, l’associazione europea dei costruttori, l’effetto delle multe sulle emissioni potrebbe superare i 15 miliardi di euro complessivi per il comparto automotive europeo. Con oltre il 10% del PIL del continente legato al settore, il rischio di un effetto domino sull’economia reale è tutt’altro che trascurabile.
Alla guida del gruppo c’è da pochi mesi Antonio Filosa, nuovo CEO di Stellantis, chiamato a gestire la ristrutturazione più delicata dalla nascita del gruppo nel 2021. Filosa e il team dirigenziale dovranno trovare un equilibrio tra obiettivi ambientali, sostenibilità economica e salvaguardia dell’occupazione. La sfida è enorme: se l’elettrico non decolla e le politiche europee restano rigide, l’industria rischia una crisi strutturale.