Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Dopo anni di critiche rivolte soprattutto ai motori a benzina PureTech, il gruppo Stellantis si trova ora a dover gestire una nuova grana tecnica che riguarda una delle sue motorizzazioni diesel più diffuse: il 1.5 BlueHDi. Sotto accusa è la catena di distribuzione, un componente che in teoria dovrebbe durare per tutta la vita utile del motore, ma che in questo caso si deteriora rapidamente, fino a rompersi.
Il problema è emerso da tempo, ma è stato riconosciuto ufficialmente da Stellantis circa un mese fa, con l’avvio di campagne di compensazione per i clienti colpiti. Più recentemente Peugeot ha annunciato un maxi richiamo che coinvolge circa 250.000 veicoli, tra cui non solo berline e SUV, ma anche mezzi commerciali come il Peugeot Partner o il Citroën Berlingo. Il motore 1.5 BlueHDi è infatti montato su numerosi modelli di Peugeot, Citroën, Opel e DS Automobiles, venduti in tutta Europa.
A differenza della più economica e meno durevole cinghia, la catena di distribuzione è solitamente considerata un componente robusto e affidabile. Non è questo il caso. Il difetto principale del 1.5 BlueHDi è proprio la dimensione ridotta della catena: appena 7 mm di larghezza, contro gli 8-10 mm tipici di altri motori diesel a quattro cilindri. Una misura insufficiente, che rende la catena vulnerabile a usura e stiramento precoce, con il rischio di rottura improvvisa.
Ma non è tutto. Il design stesso del motore, pensato per massimizzare efficienza ed emissioni ridotte, comprende un elevato rapporto di compressione, spazi molto contenuti nel vano motore e l’uso di materiali meno resistenti, probabilmente per contenere i costi. Tutti fattori che aumentano lo stress meccanico sulla catena.
Gli esperti segnalano un altro problema aggravante: la diluizione dell’olio motore. Chi utilizza l’auto spesso su tragitti brevi o percorre lunghi tratti con il motore ancora freddo contribuisce a peggiorare la situazione. L’olio perde viscosità, e la lubrificazione della catena diventa insufficiente, accentuandone l’usura.
Il risultato? Un aumento del gioco nella catena, rumori metallici all’avviamento (tipico “traqueteo” o ticchettio) e, nei casi più gravi, la rottura completa con potenziali danni catastrofici al motore.
Il gruppo ha avviato campagne di richiamo e riparazione, oltre a misure di compensazione economica per gli automobilisti coinvolti. Tuttavia, resta il fatto che un motore progettato per essere efficiente e moderno — con tecnologia AdBlue e omologazione Euro 6 — si ritrova con un difetto meccanico tanto grave quanto imbarazzante.