Strisce blu: parcheggio gratis anche per disabili senza patente

Strisce blu: parcheggio gratis anche per disabili senza patente
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La Cassazione stabilisce che il diritto alla sosta gratuita va esteso anche a chi ha bisogno di essere accompagnato non solo per le cure
8 ottobre 2019

Anche le persone disabili che non hanno la patente e un'auto propria hanno diritto a parcheggiare gratuitamente l'automobile di chi li accompagna in centro negli stalli contrassegnati dalle strisce blu, quando gli spazi di sosta riservati a chi ha un handicap sono occupati.

Lo ha deciso la Corte di Cassazione con la sentenza 24936 accogliendo il ricorso della onlus Utim (Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva) contro il Comune di Torino, che nel 2016 aveva approvato un regolamento che prevede per i disabili con patente e autoveicolo il diritto a posteggiare gratis sulle strisce blu, escludendo però dall’agevolazione i disabili non muniti di patente e autoveicolo salvo che non dimostrino di dover andare nel centro cittadino almeno dieci volte nel mese per esigenze di lavoro o di cura.

Per gli ermellini il regolamento è stato giudicato « discriminatorio», diversamente da quanto stabilito dalla Corte di Appello di Torino nel 2017 che adesso dovrà rimuovere gli effetti della delibera del 2016 e dovrà anche riesaminare le domande di risarcimento danni presentate dai disabili discriminati.

«L'Amministrazione comunale torinese, in quanto verosimilmente conscia che gli appositi spazi riservati al parcheggio esclusivo degli invalidi sono normalmente insufficienti – hanno scritto i supremi giudici nella sentenza -, ha rilasciato ai disabili muniti di patente e proprietari di veicolo uno speciale permesso gratuito per il parcheggio sulle strisce blu del centro cittadino».

«Tuttavia nel far ciò - prosegue il verdetto -, il Comune ha contestualmente posto in essere una condotta discriminatoria indiretta di danni dei disabili (presumibilmente affetti da una patologia più grave) non muniti di patente e non proprietari di un autoveicolo, che necessitano per i loro spostamenti del necessario ausilio di un familiare, i quali possono fruire dello stesso permesso solo se in grado di documentare accessi frequenti nel centro cittadino per lo svolgimento di attività lavorative, di assistenza e cura».

Secondo la Suprema Corte «non vi è dubbio che una tale previsione si configuri come discriminatoria ai danni di quest'ultima categoria di disabili», in quanto non reputa «meritevole di tutela l'accesso gratuito del disabile al centro cittadino per motivi di mero svago e di relazione sociale (come invece consentito ai disabili con patente ed autoveicolo)».

Aggiungono i giudici che il motivo della diversità di trattamento prevista dal Comune «risiede nell'intento di prevenire abusi nell'utilizzo del permesso speciale da parte degli stessi familiari», ma «se è pur vero che tale rischio esiste non può certo essere risolto negando un diritto», semmai occorre predisporre «un adeguato, e anche severo, sistema di controlli e sanzioni».

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