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Brusca frenata per Mercedes-Benz, che nel terzo trimestre del 2025 ha visto l’utile operativo crollare del 70%, fermandosi a 750 milioni di euro rispetto ai 2,5 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. A pesare sono stati soprattutto i costi per i licenziamenti e la ristrutturazione interna, con un esborso di oltre 1,3 miliardi di euro legato al programma di uscite volontarie avviato in Germania. Senza queste voci straordinarie, la flessione sarebbe stata più contenuta (-17%), ma il dato resta un campanello d’allarme per il gruppo guidato da Ola Källenius.
Mercedes conferma la guidance annuale, ma avverte di un contesto “dinamico” e di un futuro ancora incerto. L’obiettivo resta quello di tagliare 5 miliardi di euro di costi entro il 2027, in un piano di efficienza che punta a salvaguardare i margini messi a dura prova dalla transizione elettrica e dalla concorrenza sempre più aggressiva. Negli Stati Uniti pesano i dazi e la pressione sui prezzi, mentre in Europa le normative sulle emissioni costringono a investire in modelli elettrici meno redditizi. Ma è in Cina che la situazione si fa più critica: la guerra dei prezzi lanciata dai costruttori locali ha colpito duramente il segmento premium, portando le vendite Mercedes a crollare del 27% nel trimestre. Un segnale chiaro che anche un marchio storico come la Stella di Stoccarda deve ripensare il proprio ruolo in un mercato globale sempre più competitivo e imprevedibile.