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Il presidente Donald Trump ha ufficialmente rilanciato la sua strategia commerciale aggressiva imponendo, dal 3 aprile, un dazio del 25% su tutte le automobili costruite al di fuori degli Stati Uniti. A partire dal 3 maggio, anche componenti chiave come motori, trasmissioni, parti del powertrain e impianti elettrici sono soggetti a nuove tariffe.
Parallelamente, dal 2 aprile, sono entrati in vigore dazi reciproci di almeno il 10% nei confronti della maggior parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, con l’obiettivo dichiarato di incentivare la produzione nazionale. Tuttavia, secondo molti operatori del settore, rilocalizzare la produzione sul suolo americano richiede anni, e nel frattempo le case automobilistiche e i fornitori stanno correndo ai ripari per mitigare le interruzioni delle forniture.
In questo contesto, il 8 maggio, Trump ha annunciato insieme al primo ministro britannico Keir Starmer un nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito. L’intesa prevede che le case automobilistiche britanniche possano esportare fino a 100.000 veicoli all’anno verso gli USA con un dazio ridotto al 10%. Si tratta comunque di una tariffa quattro volte superiore rispetto al precedente 2,5% in vigore prima del 3 aprile, ma viene vista come un sollievo rispetto alla tariffa piena del 25%.
L'accordo lascia inoltre in vigore un dazio del 10% sulle altre merci britanniche, mentre Londra ha ridotto le proprie tariffe sulle merci statunitensi dall’attuale 5,1% all’1,8%, promettendo anche maggior accesso ai prodotti americani. Gli Stati Uniti hanno inoltre eliminato i dazi sull’acciaio britannico, precedentemente fissati al 25%.
La notizia è stata ben accolta dai principali attori dell’automotive britannico: Jaguar Land Rover, che aveva interrotto temporaneamente le spedizioni verso gli USA, ha elogiato l’accordo, definendolo "una conquista che porta maggiore certezza a un settore fondamentale per l’economia e le comunità locali". Inoltre, anche i titoli in borsa ne hanno beneficiato: Aston Martin ha visto un balzo del 10% subito dopo l’annuncio.
Tuttavia, l’American Automotive Policy Council, che rappresenta Ford, GM e Stellantis, ha attaccato l’intesa, sottolineando come ora “sia più economico importare un veicolo britannico con pochissimi componenti americani rispetto a uno costruito in Canada o Messico, ma conforme all’accordo USMCA”. Secondo il presidente dell’associazione, Matt Blunt, questa mossa “danneggia i produttori e lavoratori americani e rischia di creare un pericoloso precedente”.
Il nuovo round di dazi ha riacceso la tensione nei mercati globali, con gli investitori che temono ripercussioni inflazionistiche e una nuova fase di instabilità commerciale. L'amministrazione Trump, nel frattempo, ha avviato un'intensa attività diplomatica per cercare di contenere gli effetti delle sue stesse politiche: il 10 maggio sono previsti colloqui con la Cina in Svizzera, mentre restano in vigore dazi anche oltre il 100% su numerosi beni provenienti dal Paese asiatico.
Infine, resta da vedere quando entrerà in vigore l’accordo con Londra, poiché entrambi i governi hanno dichiarato che serviranno ancora diversi mesi per definire i dettagli tecnici dell’intesa.