Viaggio nel tempo, De Vita nel '96: «Aboliamo il PRA, è inutile». Ma oggi nulla è cambiato, anzi...

Viaggio nel tempo, De Vita nel '96: «Aboliamo il PRA, è inutile». Ma oggi nulla è cambiato, anzi...
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
E' il 1996 ed Enrico De Vita spiega in radio perché il PRA è un ente inutile e parassita. Colpiscono le argomentazioni a favore della sua abolizione, tutte ancora estremamente valide ed attuali, ma intanto la situazione è solo peggiorata
  • Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
28 aprile 2014

Bisogna abolire il PRA perché è un ente inutile, caratterizzato da un'inspiegabile sovrapposizione di competenze con la Motorizzazione. Starete senz'altro pensando che siamo tornati a parlare di un argomento di grande attualità oggi, dopo le promesse ventilate dal governo Renzi.


E invece no, siamo nell'ormai lontano 1996, all'epoca del referendum che proponeva la cancellazione del PRA per porre fine agli evidenti sprechi di denaro pubblico ed ai giochi di poteri “da prima Repubblica” legati a questo ente. Più precisamente siamo all'interno di una puntata di “Diritto Civile”, andata in onda su Radio Radicale, che ha come ospite il nostro editorialista Enrico De Vita, promotore del referendum per l'abolizione del pubblico registro.

Quello che colpisce è ascoltare quanto siano attuali i contenuti e soprattutto le argomentazioni emersi durante la trasmissione, nonostante siano passati 18 anni. Un periodo lunghissimo, in cui la situazione, in termini di sprechi e costi per la collettività, è addirittura peggiorata. La puntata andata in onda su Radio Radicale rappresenta in definitiva una testimonianza diretta di come in questi anni non sia cambiato niente, tanto che oggi siamo ancora al punto di partenza, impegnati a chiederci se sia davvero arrivata la volta buona per l'abolizione del PRA. 

 

Di seguito riportiamo i punti salienti della puntata radiofonica, che potete ascoltare qui in maniera integrale*:

Il PRA, quel registro voluto da Mussolini nel '27 e regalato all'ACI

«Abolire il Regio Decreto che ha istituito il PRA nel lontano 1927, per volere di Mussolini, non crea nessun problema o vuoto di potere perché tutti i veicoli sono già oggi registrati dalla Motorizzazione Civile. Il quesito referendario per l'abolizione del PRA è stato l'ultimo ad essere inserito ma è quello che ha subito raggiunto il maggior numero di firme (676.000). Questo perché siamo andati a toccare un dente dolente per i cittadini».

aci
IL PRA, gestito dall'ACI, oggi, come nel lontano 1996, continua a rappresentare un ente inutile e soprattutto costoso in termini di spesa pubblica per lo Stato


«È sempre stato Mussolini a consegnare la gestione del PRA all'ACI, che oggi (siamo sempre nel 1996, ndr) ricava centinaia di miliardi di compensi provenienti dalla tasche sia degli automobilisti che dello Stato. L'ACI infatti ha una percentuale dello 0,75% sulle imposte di registro pagate allo stato dai cittadini».

I tanti errori del PRA, ricaduti sulle spalle (e le tasche) dei cittadini

«Fino al 1987-1988 le trascrizione sui registri del PRA avvenivano a mano, con una semplice penna. Spesso quindi si sono verificati errori, come per esempio vetture rottamate ma non cancellate correttamente dagli elenchi oppure trascritte in maniera scorretta dopo un passaggio di proprietà. Di conseguenza ai vecchi proprietari continuava a venir richiesto il pagamento della tassa di proprietà, anche se in realtà non erano più in possesso dell'auto, oppure arrivano al proprietario originale multe elevate a quello nuovo. Gli errori del PRA sono stati davvero tantissimi e sono venuti a galla con l'informatizzazione del Pubblico Registro, iniziata nel 1992».

Allo Stato ed ai cittadini italiani il PRA costa 400 miliardi di lire (oggi, nel 2014, circa 190 milioni di euro), mentre l'ACI muove altri denari, incassando per conto dello Stato, proprio come se fosse un'esattoria, 7.000 miliardi di lire provenienti dai bolli


«Nel 1986, qualche anno dopo il passaggio da bollo a tassa di proprietà, l'ACI ha iniziato il controllo dei mancati i bolli per via informatica, che prometteva di cancellare l'evasione del pagamento di questa tassa. Nel primo anno furono individuati 2,1 milioni di mancati bolli, oggi (siamo sempre nel 1996, ndr), a più di 10 anni di distanza dovremmo avere un'evasione ridotta a zero grazie al controllo informatizzato, invece abbiamo ancora 4 milioni di bolli non pagati. I casi a questo punto sono due. O gli Italiani sono stupidi e non hanno ancora capito che al controllo del computer non si sfugge, oppure il sistema non funziona come dovrebbe. Io penso che questo sistema, oltre a far credere erroneamente di aver scovato 4 milioni di evasori - che in realtà sono finti, perché in molti casi sono soltanto auto non registrate correttamente dal PRA – ha creato innumerevoli disagi ai cittadini».

pra motorizzazione(hp)
I dipendenti del PRA non devono temere per il proprio posto di lavoro. Verrebbero integrati con nuove mansioni per esempio all'interno della Motorizzazione, oggi sotto organico

Il PRA costa 400 miliardi di lire, intanto l'ACI incassa

«Allo Stato ed ai cittadini italiani il PRA costa 400 miliardi di lire (oggi, nel 2014, circa 190 milioni di euro), mentre l'ACI muove altri denari, incassando per conto dello Stato, proprio come se fosse un'esattoria, 7.000 miliardi di lire provenienti dai bolli. Un'esattoria di questo tipo, all'alba dell'anno 2000 è davvero anacronistica, soprattutto perché per riscuotere questi 7.000 miliardi di bolli, l'ACI costa allo Stato italiano 1.000 miliardi. Nemmeno una banca privata pretenderebbe così tanto per riscuotere dei soldi. Inoltre per una convenzione siglata nel 1986 all'ACI spetta un compenso forfettario dell'1% degli incassi del bollo, ovvero circa 70 miliardi di lire all'anno».

Per recuperare 180 miliardi di evasione, ACI e Ministero ne spendono più di 200

«Per recuperare quei 4 milioni di bolli presunti evasi, inizialmente si muove l'ACI, poi se non ci riesce passa la palla al Ministero. L'anno scorso (1995, ndr) tutti e due, ACI e Ministero, sanzioni comprese, sono riusciti a recuperare meno di 180 miliardi di lire, circa 90 miliardi a testa. Siccome le sanzioni alzano del 240% l'importo evaso, e tali percentuali sono comprese in queste cifre, l'importo evaso realmente recuperato - escluse cioè le sanzioni – è di circa 70 miliardi. Per recuperare queste modeste somme, ACI e Ministero sono costati allo Stato e quindi ai cittadini più di 200 miliardi di lire. Al Ministero delle Finanze vengono occupati la bellezza di 9.000 dipendenti per lavorare a tempo pieno al recupero di questi crediti. Lo si evince da una comunicazione interna del Ministero, top secret, della quale sono entrato in possesso. Un operazione elefantiaca di recupero, ma totalmente improduttiva. E lo stipendio di questi 9.000 dipendenti statali si aggira intorno ai 600 miliardi di lire all'anno, mentre se ne recuperano di fatto soltanto 70!»

L'Italia ha bisogno di professioni che producano ricchezza e prodotto interno lordo e che non siano parassitarie

Le conseguenze dell'abolizione: solo vantaggi per i cittadini

«L'abolizione del PRA comporta soltanto vantaggi per l'automobilista. Dal punto di vista sociale c'è da pensare ai 600 impiegati del PRA (oggi, nonostante i computer, sono oltre 2.000!, ndr), a cui va trovata una sistemazione lavorativa. L'Italia ha bisogno di professioni che producano ricchezza e prodotto interno lordo e che non siano parassitarie. È vero, bisogna creare occupazione, ma occupazione produttiva, altrimenti diamo vita a parassiti. E il PRA è un tipico esempio di ufficio parassita perché svolge una mansione che si sovrappone di fatto a quella della Motorizzazione. Questi impiegati potrebbero essere integrati nella Motorizzazione con incarichi relativi al controllo delle revisioni, oppure in attività a favore della sicurezza e dell'educazione stradale. Lavorare per la sicurezza stradale è certamente produttivo perché salva vite umane o ogni vita umana persa o caricata di invalidità è una danno economico oltre che morale».

inquinamento traffico 400
Le argomentazioni del 1996 a favore dell'abolizione del PRA sono ancora oggi incredibilmente attuali ed efficaci. E' il segno che in 18 nulla è cambiato


Se non avessimo scritto che la trasmissione è andata in onda nel 1996 forse si sarebbero accorti in pochi che si trattava di una puntata di 18 anni fa. Le argomentazioni sono ancora valide, le cifre, trasformate in euro, sono ancora oggi paragonabili o in alcuni casi peggiorate. Nel frattempo i dipendenti del PRA sono aumentati in maniera vertiginosa, ma la sovrapposizione di competenze è rimasta intatta, così come gli sprechi di denaro pubblico e le perdite di tempo a cui sono costretti i cittadini dal PRA ad ogni passaggio di proprietà.

 

ASCOLTA LA PUNTATA INTEGRALE DEL 1996 SU RADIO RADICALE*

 

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