Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Pisa, 25 Settembre. Non è qui che si decide, in Toscana. Qui si cerca almeno di ragionare. Promoter, ACI, FIA e le “istituzioni locali” hanno deciso: il Rally Italia è Sardegna nel 2026 e Roma dal 2027.
Antefatto. Il calendario WRC 2026. Monte-Carlo, 22 - 25 gennaio; Svezia, 12 - 15 febbraio; Kenya, 12 - 15 marzo; Croazia, 9 - 12 aprile; Isole Canarie, 23 - 26 aprile; Portogallo, 7 - 10 maggio; Giappone, 28 - 31 maggio; Grecia, 25 - 28 giugno; Estonia, 16 - 19 luglio; Finlandia, 30 luglio - 2 agosto; Paraguay, 27 - 30 agosto; Cile, 10 - 13 settembre; Italia, 1 - 4 ottobre; Arabia Saudita, 11 - 14 novembre.
Date e Nazioni host, non le denominazioni e le città epicentro. Niente di strano. Per uscire con largo anticipo si è quasi obbligati a essere largamente imprecisi. Le informazioni poi si sommano nel tempo, fanno lievitare l'attesa e il quadro diventa definitivo.
Però. Saltavano subito all’occhio lo spostamento della data italiana, da giugno a ottobre, e il fatto che si dicesse Italia. Italia e basta. Non era un’imprecisione. Era un’approssimazione che suonava astuta poiché si sapeva benissimo che c’era bagarre tra Sardegna e Roma per l'assegnazione del Rally Italia… Da una parte la Sardegna che da 22 edizioni ospita il Rally diventato un’icona di riferimento, dall’altra un evento rampante che si è dato un gran da fare per emergere agli occhi degli appassionati. Con una prova su asfalto, non il genere più gradito, e un contesto economico e di impegno mediatico promettente.
Ufficiosamente (ma non troppo) Simon Larkin, Senior Director di WRC Promoter GmbH, si era lasciato scappare che l’”Italia” di quest’anno sarebbe comunque stato un Rally su terra, dichiarazione che ora sa di polpetta avvelenata. Si capisce che il Promoter di oggi propendeva per la garanzia di un evento spettacolare e di grande richiamo di pubblico, ma anche che lasciava al successorr il trasferimento dalla Sardegna a Roma. Difatti oggi dice: “Siamo certi che questo accordo rappresenti la migliore linea d'azione per il futuro del rallysmo di alto livello in Italia…”
Così ora lo sappiamo, è Sardegna 2026 e Roma dal 2027. Piano a lungo termine. Strano, il promoter è in liquidazione e non si capisce che senso abbia un accordo di 5 anni da lasciare più come vincolo che come favore al subentrante promotore. È un pacchetto di 5 anni che si vende bene ma si compra a credito, con garanzie di persone che firmano oggi ma domani possono anche non esserci. Insomma, all’Isola si lavorava per ripetersi sulla falsariga di un Rally migliore di sé stesso ogni anno, e a Roma si combatteva come gladiatori per farselo aggiudicare a tavolino, o meglio in poltrona.
È un metodo anche questo, una strategia non certo nuova, quella cioè di ricorrere alla politica, e quindi alle aderenze, per bypassare il confronto sul terreno. Che poi è un modo per trasferire la competenza su un livello di matrice squisitamente relazionale. Quale è il rischio? Che la decisione sia lontana dalla realtà di gradimento degli appassionati, ovvero impopolare ma chi se ne frega, gli affari sono affari, e che poggi su una piattaforma economica tutt’altro che granitica (la roccia dell’Isola presa a caso, ma non troppo). Io sono di parte, lo ammetto chiaramente, come lo sarei per l’Acropolis se fossi greco, per Naivasha se fossi keniano, per Fafe se fossi portoghese. Un tifoso. Mi piace il bello, e il Sardegna è meraviglioso. Non dico che non c’è confronto tra un Italia Sardegna e un Italia Roma, dico semplicemente che non c’è alternativa confrontabile tra il Rally in Sardegna e la stragrande maggioranza dei rally degli ultimi 20 calendari del Mondiale. E questo è un fatto.
Roma ha la sua attrattiva, nessun dubbio, e il riferimento a icona nazionale ha un senso. Non per questo, tuttavia, il Rally in Cile è Santiago, in Giappone Tokio, in Spagna Madrid, In Kenya Nairobi e così via. Nella storia del WRC i luoghi più disparati dimostrano di aver saputo mettere degnamente in vetrina la nazione pur non essendone la capitale. Paradossalmente l’unico Rally che porta il nome di una capitale è il Montecarlo che si fa a 200 chilometri, a Gap. Il Roma Capitale di oggi si svolge tra Fiuggi e Frosinone e la… Capitale la sfiora una sera e via. Questo argomento a sostegno del “trasferimento” è, dunque, debolissimo.
Un esempio di altro ambiente, e piuttosto indicativo del possibile stato delle cose, viene dalla Coppa America. Il Defender mette praticamente all’asta l’assegnazione del sito delle regate di Coppa. Quest’anno ha “vinto” l’Italia, la 38ma edizione si farà a Napoli e a suggellare l’accordo c’è l’immagine di Grant Dalton e di Giorgia Meloni. Il che fa pensare che certe decisioni passano dalla politica spinte da buoni venti economici. Beninteso, Napoli è un paradiso per la Coppa e tutti noi italiani siamo dalla parte della scelta. Sportivamente, s’intende. D’altra parte a noi piace l’idea di un bel Rally, epico, in vent’anni leggendario, come il Sardegna, e semmai prima di Roma e per gli stessi motivi il Sanremo, per esempio.
Insomma, la procedura mi pare un tantino viziata e, tra l’altro, priva di un’idea di soluzioni realmente accordate tra le (varie) parti nell'interesse di questo Sport. Tutto sommato preferivo il “protocollo” Angelo Sticchi Damiani, che di fronte a una situazione ingarbugliata e difficile non ci pensava due volte e portava agli appassionati italiani due GP di F1 e due WRC.
Non c'è più niente più da fare? Decisione definitiva o provocazione? Boh. In fondo al comunicato c'è un asterisco: “*Soggetto all'approvazione finale della FIA e del promotore WRC, in base alla sede dell'evento, alle prove speciali e alla struttura organizzativa”.
© Immagini. Toyota TGR-DAM, Red Bull Content Pool