WRC16 Sardegna Italia, Marziani in Paradiso. Dedicato a Neuville (e a Hyundai)

WRC16 Sardegna Italia, Marziani in Paradiso. Dedicato a Neuville (e a Hyundai)
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  • di Piero Batini - Manrico Martella
Il belga torna alla vittoria, la seconda, dopo quella ottenuta in Germania nel 2014. La grande efficienza della i20 consente al Pilota di dare un colpo di spugna ad una incredibile serie negativa e di rimettere sui binari giusti la carriera
  • di Piero Batini - Manrico Martella
12 giugno 2016

Alghero, 12 giugno. Io non mi fiderei delle apparenze! Nell’epilogo del 13° Rally Sardegna Italia c’è… molto di più di quello che si è visto all’ombra dei bastioni di Alghero, sul podio e sulle strade della sesta prova del Mondiale World Rally Car. La vittoria assoluta, i nove successi parziali su altrettante prove speciali, la leadership del Rally assaporata venerdì mattina, restituita per un attimo a Latvala e ripresa il primo pomeriggio per essere mantenuta fino alla fine del massacrante evento sardo, sono solo “dettagli”, “apparenze” che ancora non fissano l’inestimabile valore dell’impresa di Thierry Neuville, 28enne di Saint Vith e dal 2014 Pilota ufficiale Hyundai. C’è molto di più, e prima di tutto la cancellazione di quell’ombra calata sul fuoriclasse belga dopo 22 mesi e 22 appuntamenti mondiali costellati di ritiri, sfortune e prove sconcertanti, in un clima esacerbato da quella cattiva sensazione che è l’ipotesi di un “tradimento”, della disillusione e del rigetto delle aspettative, proprio perché troppo lungamente disattese. Il Neuville vincitore del Sardegna 2016 ha cancellato, grazie a una vittoria nettissima e straordinariamente convincente, di colpo tutti i cattivi pensieri

Per mettere ordine nelle carte c’era bisogno di una vittoria limpida, bellissima e con il valore aggiunto del dominio assoluto. Per l’esattezza, quella ottenuta e sigillata al termine dell’ultima Prova Speciale, la Power Stage nello stupendo scenario dell’Argentiera. Il successo è chiarissimo, al di là del favore iniziale dell’ordine di partenza, unico vantaggio acquisito dal binomio Neuville-Hyundai su Ogier già a “tavolino”, alla vigilia del Rally italiano, e del fatto che l’Italia, è un dato, gli aveva già regalato due podi in tre stagioni.

Appena tagliato il traguardo dell’Argentiera, per prima cosa Neuville ha ringraziato il suo navigatore, Nicolas Gilsoul. Un pacato atto di cortesia, all’apparenza quasi formale che, però, in quel momento magico suonava più forte di un grido liberatorio. E poi ha ringraziato tutti, la Squadra, i Meccanici, la Macchina e, guarda un po’, l’avversario-amico Jari-Matti Latvala, “Uno che non si arrende mai!” Perché il duello con Latvala, come in Germania nel 2013, è la chiave tattica che, opportunamente sviluppata, ci restituisce il migliore Neuville al termine del bellissimo, ma anche per questo interminabile, week end del Mondiale in Sardegna.

Ora succederà che l’avranno detto tutti. Ma noi abbiamo effettivamente sempre difeso Neuville a spada tratta, anche e semplicemente perché il Pilota fatto conoscere al Mondo proprio dal Sardegna, e che in quella occasione ci aveva “stregato”, non poteva essere sparito così, dissolto nel nulla di una stagione difficile. Non poteva essere stato divorato dall’ombra del pur duro lavoro di sviluppo di una Macchina, che è sempre, o molto spesso, un cammino lungo e tormentato. Per questo il Rally ci è sembrato interminabile, emotivamente “tiratissimo”, fragile. Non fai in tempo ad arrivare e, ops, Neuville si è già fatto vedere, con un secondo posto sull’inedita Tula che ci risveglia da una specie di torpore. C’è anche Latvala, ma quello ce lo aspettiamo, il finlandese è il Pilota che può infiammare qualsiasi appassionato e qualsiasi appuntamento Mondiale e che, da sempre e per sempre irriducibile, scatena il proprio temperamento senza badare alla convenienza (e forse per questo è il Pilota non-campione-del-mondo con il maggior numero di successi). Con Ogier irrimediabilmente sacrificato dall’ordine di partenza, il duello tra Latvala e Neuville si profila immediatamente come il tema fondamentale del Rally, la sua colonna sonora, e che possa essere il belga a vincerlo lo suggerisce il successivo, primo passaggio sulla Castelsardo, vinto da Neuville proprio su Latvala. Ci siamo?

Ma è quel genere di sensazioni “pericolose”, cui si ha paura di affidare il timone, perché gli ottimismi eccessivi possono in un attimo trasformarsi in contraddizioni. Lo ripetiamo, per chiarire il concetto, anche Scandola ci aveva “fatto sognare” con il settimo assoluto e primo WRC2 al termine della prima tappa, ma poi è bastato un guasto ridicolo e irriconoscibile per spegnere la prospettiva e trasformarla in una cocente, immeritata delusione. Così come ci avevano già “delusi” il fuoristrada di Paddon, la “botta” tremenda di Bertelli e Scattolin, l’impotenza indotta di Ogier.

La tappa di sabato, vinta di nuovo, e ancora con un margine contenuto, aveva pulito l’orizzonte, ma non ancora sgombrato delle ultime nubi. Aveva vinto ancora Neuville, cinque secondi più veloce, sui 177 micidiali chilometri di speciali, di Latvala. Entrambi avevano “tenuto” alla rissosa durezza del Rally sardo, encomiabili attori protagonisti di un evento eccezionale, ma non era finita. Anzi, quei sedici secondi di differenza potevano stare tutti in un errore, anche piccolo, caratteristico quando l’occasione è troppo ghiotta per entrambi i duellanti.

Per questo ringrazio ancora una volta Tiziano Siviero, il designer, lo stilista del Rally Sardegna Italia. Per aver immaginato l’epilogo forse più incerto dell’intera stagione in uno scenario da togliere il respiro, il teatro naturale magnifico, evocativo e simbolico del mare dell’Argentiera.

La “prova” finale, a mio avviso, è la prima Sassari-Argentiera, i sei virgola zero sette chilometri della scaramantica, diciassettesima PS del Rally e prova generale del successivo, programmato Power Stage finale. Che Ogier veda nei tre punti in palio il pretesto per dimostrare che se il regolamento fosse più umano sarebbe ancora un marziano a vincere, è un fatto che ci viene ricordato, ormai, a ogni appuntamento mondiale, e non c’è scampo, o quasi. Il primo passaggio sulla prova invece, è quello che pone fine alla sfida, che cancella anche gli ultimi dubbi e le ultime paure. Sin lì la gara è ancora aperta, sospesa. Neuville ha appena vinto la prima Cala Flumini, altri tre secondi che vengono aggiunti alla dote del “miracolato” sardo, e la Argentiera è anche un simbolo. Neuville e Latvala corrono a fondo, senza risparmiarsi, per l’ultima volta in questo Rally ancora disposti a rischiare un errore. Vince il sempre più sorprendente Camilli, opera omnia del Signor “M”, Neuville e Latvala finiscono distanziati di due decimi ma nell’ordine, che diventa anche… il ritrovato ordine naturale delle cose.

È a quel punto che Jari-Matti Latvala si arrende. O, meglio, che si decide a onorare l’avversario in un atto che vale l’inchino del guerriero di valore al termine di un confronto da pelle d’oca. Nella vittoria di Thierry Neuville c’è, infatti, anche l’apoteosi del duello con il finlandese.

La vittoria di Neuville è anche la vittoria di Hyundai e della i20 New Generation. Ma non è soltanto una faccenda di meccaniche veloci. È anche, e vorrei dire soprattutto, la vittoria di una politica di scelte e di evoluzione che all’inizio, non nego, mi è apparsa un tantino strana. Qualche tempo fa, infatti, era la fine di una stagione almeno discutibile, Neuville era stato di fatto “declassato”, privato di qualsiasi ruolo di responsabilità, e affidato a un limbo senza pressione “per ritrovarsi”. Deh, se a uno qualsiasi di noi vengono a dire “Scusa, fatti un momento da parte che così puoi capire meglio quello che succede”, e intanto ci vengono a firmare un contratto di tre anni con Paddon, tutto ci possono aggiungere ma non che così possiamo “ritrovarci”, senza pressione. Come minimo a noi ci girano le scatole. Ora, a qualche mese da quella decisione, e al termine di un Rally in cui, tanto per cambiare, a Neuville avevano tolto anche il compito di andare a caccia di punti mondiali, visto il risultato ci viene da pensare che le scelte di Michel Nandan fossero non solo “oneste” e prive di secondi fini, ma meravigliosamente giuste, sensate e formidabilmente efficaci. Il risultato, frutto di una “strategia” quantomeno insolita, è evidente, e solo domani, ovvero nel futuro prossimo, potremo sapere se avrà un effetto globale ancor più marcato, oppure se, proprio perché inconsueta e non universalmente capita e accettata, possa avere dei risvolti impensati. Oggi, tuttavia, è sacrosanto godersi un successo che è magico e taumaturgico, e che esalta il fronte larghissimo che va dal Rally al Pilota, passando appunto per la Marca.

Ci siamo un po’ dimenticati, deliberatamente lo ammettiamo, di Ogier, terzo, e delle Volkswagen, seconde e terze. Piloti e Macchine ancora le entità da battere, ma effettivamente oggi battute e per un week end meno al centro della scena. Non cambia nulla, e seppure l’ambiente abbia potuto sentire una leggera scossa, la leadership di entrambi si incrementa nei numeri e nel vantaggio sui diretti avversari, e semmai il risultato accende la curiosità per i termini della “inevitabile” riscossa della Squadra del “mitico” Jost Capito. Ci siamo dimenticati anche delle dignitosissime prestazioni di Sordo e Tanak, quarto e quinto e in modi diversi attori non protagonisti, così come del disilluso e sfortunato Ostberg, del sempre più convincente e concreto Cammili o delle sempre più “invadenti” R5, la prima qui in Sardegna è la Fabia di Suninen, ottavo assoluto. E ci siamo “dimenticati” di Paddon, che dopo la vittoria argentina è costato una macchina per ogni appuntamento successivo del Mondiale, o dello stesso, stupendo Rally Italia Sardegna. Quanti temi su cui ritornare!

Ci sembrava giusto “sfogare” lo stress di un così combattuto e lungo duello, centrando il fuoco e dedicando tutta la nostra emozione al grandioso successo di Thierry Neuville.

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