WRC17 Portogallo. 2a Tappa: Portogallo sedato, in testa c’è Ogier (Ford)

WRC17 Portogallo. 2a Tappa: Portogallo sedato, in testa c’è Ogier (Ford)
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Implacabile, il ”giudice” portoghese del WRC condanna anche un altro Pilota ambizioso. Tanak dapprima assorbe le sollecitazioni di Ogier, poi “abbocca” e sbaglia. Alle spalle della Fiesta M-Sport di Ogier, le Hyundai di Neuville e Sordo
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
20 maggio 2017

Matosinhos, Porto, 20 Maggio 2017. Tanak sbatte contro il terrapieno e piega una sospensione. Fine del sogno. Succede alla fine del primo giro del sabato. L’estone non ha resistito alla tentazione di umiliare la reazione di Ogier, diventato minaccioso con il nuovo ordine di partenza e con il successo nella prima speciale, e ha sbagliato. Il risultato è avvilente, Tanak perde quel piccolo vantaggio che aveva meritato pienamente il venerdì, torna nei ranghi e consegna la seconda tappa e forse l’intero Rally del Portogallo 2017 al Campione del Mondo. È un diverso tema di sviluppo della Gara. Ogier si aggiudica la seconda tappa e va in testa, Neuville, che come Ogier e Tanak ha vinto due delle sei Speciali del giorno, è rimasto da solo a inseguire il Campione del Mondo. Infine, quando manca mezza giornata di gara alla fine, il terzo posto resta di Sordo che l’ha raccolto come un’eredità e senza quasi accorgersene. La lista delle “vittime” del Portogallo è impressionante, e continua ad allungarsi. Ognuno degli “sconfitti” ha la sua buona scusante, ma nessuno può essere completamente assolto.

Ancora colpi di scena. La crescita di prestazione dei “pacchetti” sviluppati con il nuovo regolamento ha introdotto un elemento di fragilità che sta in mezzo tra gli Equipaggi e le Macchine e la cui importanza è in funzione delle strade. È u algoritmo che richiedeva molta attenzione, ma ora che qualcuno ha iniziato ad accorgersene è troppo tardi, perché il Campionato prende la sua piega più logica.

Quando c’era Volkswagen, il migliore Pilota del Mondo difficilmente perdeva un colpo, e solo occasionalmente veniva a trovarsi in difficoltà. Se la debolezza era della Macchina subentrava il Fuoriclasse a correggere la deriva, e viceversa quando sbagliava il Marziano ci pensava la Macchina a metterci una pezza. Un incantesimo vincente, nel quale l’intelligenza tattica era nascosta della completezza del risultato quotidiano. Con il cambio di assetto e l’avvento dell’era Ogier-Ford, più che un’era un presupposto limitato nel tempo, siamo in presenza di una sfida, della scommessa tra due pezzi da novanta. Le cose sono andate meglio di quanto ci si potesse aspettare all’inizio, ma poi non così bene da dare alla storia il profilo ininterrotto. Vittorie e podi, ma anche qualche arrabbiatura e qualche dubbio. Pressione, certamente tanta. Una “buona” pressione, quella che nasce dall’impegno comune e che, tuttavia, si accompagna spesso al rischio che la situazione degeneri. È comprensibile. Ogier e Wilson hanno puntato forte e coraggiosamente su un upgrade teorico che non aveva alcuna base sicura e collaudata, garantita. Tutto questo ha umanizzato profondamente la relazione, Wilson è pronto a farsi carico di tutte le responsabilità pur di alleggerire le spalle del Pilota a cui ha dato, ovviamente, carta bianca, e Ogier è pronto alla disperazione pur di rispondere alla fiducia cieca riposta in lui. La scommessa è vinta, in ogni acso, solo con la conquista del Titolo.

Oggi l’accoppiata funziona a meraviglia. Con la seconda tappa e con un ordine di partenza “cristiano” si riesce ad apprezzarne il salto di qualità. Ogier vince subito, alla prima, e Tanak, leader dal giorno precedente, accusa il colpo. L’estone attribuisce a un momento di distrazione il calo, e reagisce male, sbagliando nella terza Speciale del giorno, la prima Amarante, e ricadendo indietro fino alla quinta posizione a oltre un minuto. Magra consolazione, quest’anno ci sono già passati in molti. Lasciando stare la “doppietta” di Neuville, in Argentina Evans e qui, in Portogallo, Tanak. Evans sembra aver capito la lezione, Tanak ci metterà un attimo a riprendersi, il danno è emotivamente meno vistoso. La resta il fatto che la lezione Ogier, chiara e quasi esplicita, l’hanno ascoltata in pochi. Neuville è uno di questi, e non a caso, tra lievi alti e bassi che non si spiegano completamente, ha trasformato la sua irruenza in un prodotto estremamente costante e redditizio.

Il Rally ha dunque preso una piega inaspettata. La maggior parte dei favoriti si è persa per strada. Meeke e Paddon continuano a girare forte, ma sono ormai trasparenti e il più apprezzabile è senza dubbio Latvala, che oltre alla sfortuna si è lasciato travolgere e sconfiggere anche dalla febbre. A Breen preme di portare in banchina una Gara utile e ben interpretata, e Tanak è diventato suo malgrado il Pilota sacrificato del giorno. Tutti i Piloti citati sono comunque lontani dal fuoco del Rally, che si concentra ora nel confronto quasi diretto tra Ogier e Neuville. Separati da dieci secondo nel risultato di tappa, e da qualcosa di più 15 nel risultato globale quando manca ormai solo la domenica di festa della leggendaria Fafe, Neuville prova a destabilizzare Ogier alzando il ritmo e cercando di mettere un po’ di pressione. È una vera e propria impresa, ma già provarci nei termini imposti dallo stile del francese è un passo avanti. Il finale diventa interessantissimo. Con i punti del Power Stage in ballo, tirarsi indietro sarebbe comunque un errore. Per Neuville sarebbe una sorta di resa, e per Ogier buttare l’occasione di opzionare il quinto Titolo.

Foto: Manrico Martella, Jorge Cunha

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