CIR 2013. Rally di Sanremo. L’Intervista al vincitore, Giandomenico Basso

CIR 2013. Rally di Sanremo. L’Intervista al vincitore, Giandomenico Basso
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Insieme a Mitia Dotta ha vinto il 55° Rally di Sanremo. È il terzo successo, un record, fortemente voluto e inseguito con la massima concentrazione. Ma con Basso è estremamente piacevole parlare anche di altre questioni…
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 ottobre 2013

Sanremo, Rally speciale per te…
«Siamo felicissimi di aver vinto la 55ma edizione. Ci tenevamo a esserci, siamo venuti per vincere ma, sinceramente, non ce l’aspettavamo, soprattutto quando mi sono accorto che non avevamo un gran feeling con la macchina, a causa probabilmente di una mia scelta errata. È chiaro che siamo a dir poco contenti di come è andata. Siamo felicissimi. Sì, il Sanremo è speciale, è una gara bellissima e sempre molto ben organizzata. Mi dispiace solo che non si sia disputata l’intera ronde di 55 chilometri, perché è una prova lunghissima ma fantastica, affascinante. Capisco, d’altra parte, i motivi di sicurezza che hanno imposto la sua modificazione. Spero che il prossimo anno il Sanremo di rifaccia su questi livelli, perché strade così ce ne sono poche, non solo in Italia. Speriamo che ritorni con l’Italiano e con l’Europeo, perché il torneo continentale ha bisogno di una gara così bella».

 

Eppure per buona parte del Rally hai detto di non sentirti in perfetto feeling con la macchina. Puoi spiegare di cosa si tratta?
«In definitiva non sono riuscito ad accoppiare il set up della vettura con le nuove gomme. Non riuscivamo a farle lavorare, tant’è che l’usura ci dimostrava che i nostri colleghi lo facevano meglio di noi. Le consumavano di più, il che vuol dire che riuscivano a farle “tenere” di più. Noi arrivavamo con i penumatici più belli degli altri, e dovevamo quindi cercare di farli lavorare di più. Il nostro assetto non era ottimale per questo compito».

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Giandomenico Bassa ha chiuso la stagione 2013 del CIR con una splendida vittoria al Rally di Sanremo

 

Ciò non ostante, hai interpretato la gara nel modo migliore, cioè limitando al massimo i rischi ma rimanendo sempre “agganciato” alla testa della corsa.
«Siamo rimasti sempre molto concentrati e abbiamo sempre dato il massimo. La difficoltà maggiore probabilmente l’abbiamo incontrata la mattina del secondo giorno, durante il primo giro, nel quale abbiamo faticato molto e abbiamo visto in pericolo il primo posto. Abbiamo perciò lavorato insieme alla Squadra e cercato altre soluzioni di set up. Nella ripetizione della Langan abbiamo spinto al massimo e abbiamo vinto, e lì abbiamo capito che il lavoro aveva dato i suoi frutti e che potevamo vincere il Rally. Le sensazioni erano decisamente migliori e anche le gomme iniziavano a lavorare a dovere».

 

Sei adesso uno dei primatisti del Sanremo. Ti è particolarmente adatto o lo senti in particolar modo?
«Ci sono Rally, come questo o il Targa, ed alcuni all’estero, nei quali andiamo particolarmente bene, forte. Diciamo che ce la caviamo anche negli altri, ma in questo ci sentiamo a nostro agio. Un successo al Sanremo, poi, è molto prestigioso, ci premeva molto».

Siamo felicissimi di aver vinto la 55ma edizione. Ci tenevamo a esserci, siamo venuti per vincere ma, sinceramente, non ce l’aspettavamo

 

A proposito, hai vinto la prima e l’ultima del Campionato. Il resto della stagione hai dovuto affrontarlo gara per gara. Ne esce comunque un possibile bilancio dell’Italiano?
«Noi non siamo partiti per disputare l’intero Campionato Italiano, ma ci siamo iscritti comunque perché pensavamo di partecipare ad alcune gare. Vinta la prima, ci siamo impegnati anche per disputare quelle successive. Il problema è che non è così semplice affrontare Rally così importanti con poca preparazione. A volte ci ho messo un po’ troppo del mio, quando non ero a “postissimo” con tutto il pacchetto, e a volte sono stato indotto in errori, per colpa mia non essendo al 100%. Non volevo tirarmi indietro e qualche errore l’ho fatto».

giandomenico basso cir 2013
Basso sostiene che bisogna puntare sui giovani piloti con programmi strutturati di almeno due o tre anni se si vuole tornare a vedere un italiano nel Mondiale 

 

Cosa significa il Sanremo per il futuro e per la prossima stagione?
«Ci stiamo già lavorando, ma certamente è presto per dire come sarà l’anno prossimo. Questo risultato certamente ci aiuta, ma penso che i nostri risultati e il nostro modo di guidare non sia mai stato messo in discussione. Anzi, Michelin per esempio mi ha sempre appoggiato non ostante qualche mio piccolo errore».

 

La cosa più importante. Hai già dimostrato di essere forte, e lo hai dimostrato una volta di più a Sanremo, in un Rally di casa, rivelando una volta di più che gli italiani possono competere su un livello più alto.
«Io l’ho sempre pensato, indipendentemente da me. Anzi, togliamo me. Secondo me abbiamo dei giovani che dovrebbero essere seguiti maggiormente e, fammi dire, portati di più per mano. Invece si trovano un po’ soli, e non è sicuramente facile per loro, soprattutto in questo periodo, fare quello che stanno facendo. Io sono sempre disposto, se c’è la possibilità, ad aiutare qualcuno, e spero che si possa fare qualcosa per vedere un italiano nel Mondiale. A me, onestamente, preme di più vedere un giovane italiano nel Mondiale che avere una gara del Mondiale in Italia».

Il Rally è fatto di esperienza. È importantissimo fare esperienza, guidare e correre. Dobbiamo cercare di dare soprattutto continuità ai giovani, e seguirli

 

Questo significa che non solo hai un atteggiamento bellissimo, ma che ci pensi o che ci hai pensato: quale dovrebbe essere, dunque, la ricetta giusta per aiutare i giovani?
«Il Rally è fatto di esperienza. È importantissimo fare esperienza, guidare e correre. Dobbiamo cercare di dare soprattutto continuità ai giovani, e seguirli. Ma non solo per un anno o un’occasione, però, dobbiamo riuscire a impostare dei programmi di due/tre anni almeno, nei quali far fare loro esperienza nell’Europeo o nel Mondiale. L’Italiano avrà sempre i suoi protagonisti, ma se vogliamo averne anche nel Mondiale dobbiamo riuscire a mandarli “fuori” a competere, senza la pressione di dover dimostrare subito quanto valgono, senza lasciarli a casa al primo anno o dopo una gara no. Non è così che funziona».

 

Vogliamo fare dei nomi?
«No, preferisco di no. I nomi li possiamo e li potete vedere anche voi, a Sanremo o in altri Rally, e li avete visti per tutto l’anno. Diciamo che è piuttosto un concetto generale, una filosofia che deve trovare il suo spazio».

 

Se possibile andrai a fare l’ultima dell’Europeo?
«Ma, sì. Diciamo che la mia priorità era riuscire a fare il Sanremo. Adesso vedremo nei prossimi giorni se c’è la possibilità con la Squadra di fare il Rallye du Valais in Svizzera, altrimenti ci penseremo per il prossimo anno, o andrò un po’, in vacanza».

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