CIR 2014. 37° Rally del Ciocco, lo Shakedown

CIR 2014. 37° Rally del Ciocco, lo Shakedown
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Un giorno prima del Rally le macchine provano su una mini-prova. È la vigilia concitata della gara, ma essendo anche la prima dell’anno… | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
15 marzo 2014

Lo chiamano “shakedown”. Vuol dire “assestamento”, ma anche “giaciglio” o addirittura “perquisizione”. Onestamente, per me, vuol dire tutto e niente. È l’ultimo periodo di test prima che un mezzo meccanico possa essere ritenuto idoneo per l’utilizzo per cui è stato costruito. Ma è anche, se vogliamo, l’ultima chance per mettere a posto qualcosa che non andava bene e che in qualche modo, è il caso delle gare, deve comunque andare.

La prima tappa

Ma dietro all’”esotismo” anglofono c’è, forse per questo si chiama così, un concentrato di concitazione. E uno “shakwedown” intenso, teso e concitato come quello di Massarosa alla vigilia della prima del CIR 2014, non lo si vedeva da tempo. I motivi sono abbastanza ovvi. È la prima gara dell’anno, ma è anche il primo Rally del Campionato con una serie così nutrita di novità e di attese da far pensare che effettivamente l’Italiano “c’è”.


Al Rally del Ciocco e della Valle del Serchio (scriviamolo tutto, per intero, sennò sicuro che qualcuno s’incavola) gli iscritti sono più di ottanta (più dello scorso anno), e al CIR sì che gli iscritti, quindi all’intero Campionato, sono aumentati. Per bontà del circuito, per i risultati ottenuti o per concentrazione di eventi fortuiti, non è dato sapere con certezza, ma il fatto resta ed è quanto mai di buon auspicio. Lasciamo perdere di commentare le positività del CIR nei termini generalisti di fine crisi, sarebbe fuori luogo, ma è davvero interessante provare a respirare un’atmosfera di maggiore ottimismo, corroborante. Ne avevamo quasi scordata la sensazione.

Insomma, un bel sole, un sacco di iscritti, soprattutto una messe di interessantissime novità. Quanto basta per garantire che sarà un bellissimo Rally del Ciocco, e se vogliamo almeno un bel CIR.

Attese e novità son legate dal filo sottilissimo delle incognite. Cambiate molte carte in tavole, il Campionato può mostrare finalmente la sua faccia migliore allineando sulla griglia di partenza proposte davvero concrete

Le incognite

Attese e novità son legate dal filo sottilissimo delle incognite. Cambiate molte carte in tavole, il Campionato può mostrare finalmente la sua faccia migliore allineando sulla griglia di partenza proposte davvero concrete. E sono quasi tutte da verificare, cosicché l’attesa dei primi responsi cronometrici diventa quasi insopportabile. Speravamo nello “shakedown”, ma niente da fare. I tempi ufficiali non ci sono e, si sa, su quelli ufficiosi è meglio non contare. È come fidarsi di quello che commenta un calciatore negli spogliatoi. Basta partire piano, o due secondi dopo, o rallentare alla fine, per “mascherare” una buona prestazione per non darla a vedere, o mandare giù la prova della vita, o la va o la spacca, e anche una buona performance non vale come finestra sulla gara.

Chiedere, poi, significa catalogare un en plein di soddisfazioni, o tutt’al più registrare la solita serie dei “c’è ancora da lavorare”, e di equivoche interpretazioni di un altro termine inglese di cui si fa largo uso: “feeling”. Non c’è niente di più impossibile da misurare della quantità di “feeling”.

Lo spettacolo dell'incertezza

Resta l’impressione. Quella sensazione che deriva da un sorriso al meccanico, o al contrario da un’imprecazione, da una pacca sulla spalla o uno scuotimento di testa. I Piloti del CIR, in questo gioco, sono bravissimi, non lasciano trasparire una virgola di emozione.
Dallo “shakedown” della prima prova dell’Italiano Rally non sono emersi fatti travolgenti, in una sorta di omogeneità che è l’arma migliore per lo spettacolo del Rally, l’estrema incertezza. Tutti hanno “girato” come matti, talvolta costringendo i tecnici dei team ad una specie di brusco risveglio dopo la “sedentaria” parentesi invernale. Le due più due ore di prove sulla strada del Monte Pitoro sono state sfruttate in pieno, fino all’ultimo minuto. Le macchine girano che un piacere, ma non c’è un solo verdetto. Colpa delle novità.

Se da un lato il Campione in carica, Umberto Scandola, è infatti uno dei pochi che non ha cambiato quasi niente, e il “quasi “ si ridicolizza quando si pensa che c’è stato un cambio di marca di pneumatici, dall’altro ci sono i grandi cambiamenti che tengono col fiato sospeso. Paolo Andreucci ha già spremuto la sua nuova Peugeot 208 T16 e i suoi tecnici sono stati per tutto il giorno impegnati in cambi di particolari e di regolazioni. A vederla, la macchina va forte. Quanto? Non lo so. Per Giandomenico Basso, la sfida BRC della Ford R5 alimentata a GPL è una sfida quasi epica.

Se da un lato il Campione in carica, Umberto Scandola, è infatti uno dei pochi che non ha cambiato quasi niente, e il “quasi “ si ridicolizza quando si pensa che c’è stato un cambio di marca di pneumatici, dall’altro ci sono i grandi cambiamenti che tengono col fiato sospeso


Il tipo di carburante, una delle R5 più collaudate, l’intero Campionato nel programma. Anche la Fiesta suona bene. È “accordata” perfettamente? Non lo so. Alessandro Perico resta per il momento con la Peugeot Super 2000 che conosce bene, così come conosce il Ciocco, il che vuol dire che la musica che potremmo attendere è un acuto, ma è un altro caso di ansie solo rimandate, poiché il bergamasco è uno di quei Piloti in fila per una nuova R5, così come lo sono Andrea Nucita, il cui sorriso sincero è riferito al fatto che il siciliano è riuscito a mettere insieme le condizioni per disputare una stagione ad altissimo livello, o Rudy Michelini che torna al Rally di casa da outsider di lusso.

Tra R5 e Super 2000

Intanto, in attesa delle R5 Peugeot, Ford e Citroen, vanno avanti tutti con una Super 2000, così da porsi come alternativa, o termine di paragone con le R5, all’attenzione del pubblico toscano, appassionato come pochi e competente, che ha già iniziato a sciamare alla ricerca di risposte. Le stesse che vorremmo, ma non possiamo, dare a voi. È un difetto dell’ansia da attesa.

C’era da aspettarsi un sorriso dai contendenti della sfida dell’Italiano Junior e, in effetti, il loro campionato sarà assai interessante, ma lo “shakedown” anche in questo caso non ha detto se il 2014 sarà l’anno di Stefano Albertini, ora ufficiale Peugeot, o di Andrea Carella, o di Gabriele Cogni che pure potevano ambire ad un ruolo ufficiale. Di buono, intanto, c’è che i giovani sorridono meglio degli anziani, perché devono ancora imparare, e hanno quindi tutto da guadagnare.

E come i giovani, sorridiamo anche noi per la conferma dei Trofei Monomarca, che sono una indubbia ventata di ottimismo. Renault, con i Clio e Twingo, Citroen, Peugeot, Suzuki. Insomma, lo “shakedown” del Ciocco non ha emesso alcun verdetto, logicamente, in una forma di straordinaria reticenza che è il miglior invito a seguire ancor più da vicino il Rally del Ciocco e il Campionato Italiano.

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