Dakar 2014, Tappa 2. Vincono Sunderland (Honda) e Peterhansel (Mini All4). Barreda e “Monsieur Dakar” i leader

Dakar 2014, Tappa 2. Vincono Sunderland (Honda) e Peterhansel (Mini All4). Barreda e “Monsieur Dakar” i leader
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Al britannico la vittoria della seconda tappa e a Barreda la leadership, perfetta giornata Honda. Botturi nei guai. Tra i Quad vittoria e leadership per Marcos Pattronelli. Sousa fermo, Peterhansel vince e passa al comando | <i>P. Batini</i>
  • Piero Batini
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6 gennaio 2014

San Rafael, 6 Gennaio - Seconda tappa, altri ottocento chilometri, quasi “equamente” suddivisi tra i quasi 400 di trasferimento e gli oltre 400 di Prova Speciale (360 per i motociclisti, su un totale di poco più di 700). Una prima parte scorrevole, a tratti velocissima su lunghissimi rettilinei sterrati, a tratti più lenta e guidata su terreni non di rado accidentati e “inzuppati” dalle piogge dei giorni scorsi, e un finale sulle dune grigie dell’Arenal di Nihuil, primo “test” significativo di questa Dakar appena al secondo giorno. Le “Dune Grigie” non sono un’insidia inedita, ma non per questo si possono superare “a memoria”. Tutt’altro. È un avvertimento che soprattutto gli apripista, Joan Barreda con la nuova Honda ufficiale e Carlos Sousa con la curiosa, ma efficace Haval, cinese di “ispirazione” BMW, hanno trascritto con il pennarello rosso durante la preparazione del road book. E, ancora, la tappa è lunghissima.

La tappa diventa delicata

Barreda apre con autorità la speciale, con un ritmo elevato. Alle sue spalle le strategie sono diverse. Marc Coma e Francisco Lopez mantengono un’andatura sostenuta, Cyril Desres preferisce rimandare ogni tentativo di aggancio. Alain Duclos è ben presto riassorbito, ma si riprenderà nel finale, e rinvengono l’australiano Ben Grabham e il britannico Sam Sunderland.  Alessandro Botturi mantiene la posizione. La tappa diventa delicata, come annunciato, sulle dune di Nihuil. Non “succedono cose che voi umani non potete neanche immaginare”, ma qualche colpo di scena contribuisce a riconfigurare queste primissime battute del Rally, e ad allargare la prospettiva. O a restringerla.

Botturi, tanta, troppa sfortuna! Forza campione! 

Alessandro Botturi, partito più a Nord della pista giusta, si ferma con un problema meccanico, probabilmente frizione, riesce a ripartire ma poco più avanti il guasto al motore si fa più importante. È ancora in pista, sappiamo che il Gigante di Lumezzane cercherà con tutti i mezzi di ripartire, ma per ora è un altro sogno che scivola prematuramente via come i granelli di sabbia tra le dita. Marc Coma accusa il passaggio delle dune, non per la sabbia ma per una pietra che s’incastra tra la leva del cambio e il motore, e perde cinque minuti, Cyril Despres cade e batte la testa, forte, e decide di tenersi fuori dalla mischia e di farsi consigliare dal medico personale. Gli “anziani”, insomma, si chiamano per il momento fuori.

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I top driver di auto e moto hanno adottato strategie diverse. Peterhansel ha già sferrato l'attacco, Despres sembra un più cauto stratega


Barreda arriva solitario alla metà, anche oggi dopo un piccolo incidente, questa volta la rottura del comando del road book nello scontro con una… mucca, seguito nella polvere da Francisco Lopez, che quindi ottiene un tempo più basso. Ma a vincere la tappa è Sunderland, che offre all’Inghilterra un successo che mancava dal 1998 e che fu ottenuto dallo scomparso John Deacon. “Summersand” non è una sorpresa, basta ricordare che solo per una stupida infrazione, punita in modo intransigente e forse ingiusto, non ha vinto la prova di apertura del Mondiale 2013, disputata negli emirati, dove l’inglese ufficiale Honda risiede. È una giornata decisamente eccellente per la Squadra HRC. Sunderland vince la tappa e sale al terzo posto, Barreda mantiene, e consolida un poco, la leadership. È anche un frangente in cui due tra i grandi favoriti segnano il passo. Forse è un caso, ma Coma e Despres chiudono rispettivamente al nono e decimo posto. Domani si attacca la prima parte della prima tappa marathon, tra San Rafael e San Juan, che si concluderà a Chilecito, e la tappa di oggi dei “Senatori” potrebbe trasformarsi nel segnale di una strategia imminente. O forse, semplicemente, Barreda è diventato il più forte. Insomma, nel risultato di oggi c’è un po’ di tutto, dalla “birra” di Sunderland alla conferma del talento di Barreda, se ce n’era bisogno, da un nuovo modo di intendere la Dakar, di forza giorno per giorno, a quello antologico basato su tattiche a più lunga gittata. In ogni caso c’è una sola parola per definirla: avvincente.

Se parliamo di strategie, diametralmente all’opposto appare quella adottata da Stephane Peterhansel, che ha individuato già nella seconda tappa la circostanza adatta per sferrare l’attacco

Peterhansel è già all'attacco

Se parliamo di strategie, diametralmente all’opposto appare quella adottata da Stephane Peterhansel, che ha individuato già nella seconda tappa la circostanza adatta per sferrare l’attacco. Momentaneamente fuori gioco Carlos Sousa, il vincitore della prima tappa, e in ritardo Nasser Al-Attiyah, “piantati” in pista con un problemi di motore (turbo) al 33° chilometro, e di forature, molte e sui sassi della pista, il fuoriclasse francese sale in cattedra, vince la tappa e si installa al comando del Rally. Sulla pista non è riuscito a raggiungere Carlos Sainz, che partiva davanti a lui, e i due assi hanno tagliato il traguardo distanziati di meno di un minuto. Il confronto tra i due miti del motorismo, ancor più vicini in classifica generale, e tra la “vecchia”, veloce e affidabile Mini All4 Racing e il nuovo Buggy SMG, è apertissimo e potrebbe essere davvero appassionante.

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La seconda tappa ha già fatto capire ai piloti quanto sarà dura la Dakar 2014


Terzo posto per il sudafricano Giniel de Villiers, vincitore con la Volkswagen nel 2009 e ora alla guida di una Toyota, e quarto per Joan Roma, con un’altra delle tantissime Mini. Anche lo spagnolo ha rischiato a metà della tappa circa, per un piccolo problema di motore per fortuna poi sparito, ma con un ritardo più evidente. Nuovi problemi, invece, per Robby Gordon e la sua HST Gordini, che hanno perso dal primo giorno la possibilità di vincere la Dakar, ma l’americano non sembra comunque avere la “pazienza” necessaria per gestire due settimane con un obiettivo totale nel mirino. È un Pilota bravo, simpatico e irruente, ma forse un po’ troppo. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che ogni anno, al di là dell’”effetto” che ottiene, Gordon decida collaudare sospensioni e carcassa della sua vettura saltando sul podio di partenza della Dakar. In ogni caso la sua Dakar è diventata nuovamente una corsa alla giornata e da questo punto di vista, per gli appassionati, lo spettacolo è assicurato.

 

Scopri le classifiche aggiornate della Tappa 2 di auto e moto

 

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