Multe a Milano: giallo all’autovelox di viale Famagosta

Multe a Milano: giallo all’autovelox di viale Famagosta
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Enrico De Vita
  • di Enrico De Vita
Un lettore chiede aiuto: lo hanno multato a 57 all’ora, ma è certo che ci sia un errore e che non superava i 50. Esaminiamo le foto e scopriamo che ha pienamente ragione. Ma non è un semplice errore, c’è dell’altro... [Enrico De Vita]
  • Enrico De Vita
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21 luglio 2015

Viale Famagosta a Milano è una di quelle strade di grande scorrimento ove a marzo 2014 sono stati installati 7 autovelox fissi. Che nei primi 19 mesi di funzionamento hanno prodotto 791.000 verbali. Poiché l’importo medio delle sanzioni è stato di 176 euro a verbale (dati ufficiali per il 2014), il “fatturato” si aggira sui 140 milioni di euro. Un vero business per le casse comunali. Un’ipocrita tassa occulta per i milanesi, anche perché, in spregio alla denominazione di strada di grande scorrimento, il limite di velocità di alcune delle strade, compreso viale Famagosta (a due carreggiate separate, ciascuna di due corsie, più quella per taxi e bus) è stato fissato a un avvilente 50 all’ora.


Ai primi di aprile ci scrive Fulvio M. (evitiamo di indicarne il cognome per non interferire con l’iter del procedimento in corso): "Ho appena ricevuto una multa per eccesso di velocità, mentre viaggiavo fra altre vetture in viale Famagosta a Milano. Io sono troppo attento a non infrangere il limite, in quel viale non supero mai i 45 km/h, anche perché sono già incappato nei rigori dell’autovelox. Come posso fare a sostenere che l'infrazione è da imputare all'auto che mi ha superato come si vede dalle foto, e non alla mia Scenic?"

Volando si può

Esaminiamo le due foto ufficiali, che Fulvio ha ricavato dal portate del comando di polizia municipale, e che mostriamo in questa pagina. In effetti si vede la sua vettura tutta sulla destra, preceduta e seguita da due vetture, e affiancata da una terza in fase di sorpasso. Gli rispondiamo che è suo diritto chiedere al comando se sono state multate anche le altre. Infatti, poiché la sua si trova in mezzo, la velocità non può essere superiore, ma analoga (quasi identica) a quella delle altre vetture. A meno che sia giunta in quella posizione volando. Se anch'esse sono state raggiunte da un verbale, bisogna vedere cosa ne è stato della vettura in fase di sorpasso, che di regola è la più veloce e probabilmente è quella che ha fatto scattare l'autovelox. Se fosse più lenta, allora le tre vetture sulla destra (inclusa quella di Fulvio) dovevano essere multate anche per sorpasso sulla destra.

prova 1 totale
Il Signor Fulvio si è recato di persona sul posto per effettuare tutti i rilevamenti del caso

Tre ore regalate alla privacy

Fulvio si reca prontamente al comando dei vigili di via Friuli a Milano per i chiarimenti. Dopo un’attesa durata tre ore, viene ricevuto: l’impiegata spiega che l’apparecchio è in grado di distinguere le infrazioni su ciascuna corsia, che è assolutamente affidabile e controllato e che per quanto riguarda eventuali multe alle altre auto e alla loro velocità, non è possibile nessuna risposta perché occorre prima conoscere le targhe. Ma come? Non c’è una circolare del ministro dell’Interno, Maroni, nell’agosto 2010, che prescrive di non sanzionare se la foto mostra più vetture nella stessa immagine? E poi come si fa a fornire le targhe delle altre auto se nella foto sono coperte?

 

Solo al comando sono in grado di saperlo, sia esaminando le altre foto sia prendendo nota dell’orario dell’infrazione, per poi ricercare nel database i verbali immediatamente precedenti o successivi, con le relative foto. Invitiamo allora il signor Fulvio a recarsi nuovamente al comando e a insistere con la richiesta. Mercoledì, 22 aprile il signor Fulvio torna in Via Friuli e rifà le stesse domande all’agente Grossi (matricola 2080), la quale risponde: “Non sono autorizzata a dare alcuna informazione relativa a verbali elevati ad altre vetture per questioni di privacy”.

Risposte alquanto disinvolte

Paradossale! Primo, perché è una risposta diversa da quella precedente, che esigeva l’indicazione delle targhe. Secondo, perché la privacy non può essere più invocata quando il documento richiesto è importante per far cadere un’imputazione. Basta chiederlo a qualche buon esperto di diritto per apprenderlo. La disinvoltura di tali risposte è pari a quella con la quale i vigili di Milano hanno interpretato a loro uso e consumo la legge che impone ai comandi di inviare i verbali entro 90 giorni da quando l’infrazione è accertata. Per Milano i 90 giorni sono solo un optional. Guardate cosa c’è scritto nella prima parte del verbale inviato al signor Fulvio (vedi immagine qui sotto):

 

“II verbalizzante CALIN CRISTINA matr. 302, in servizio presso l'Ufficio Varchi della Polizia Locale di Milano, in data 25/02/2015, dalla quale decorrono i termini di notifica del presente verbale, ha accertato che il conducente del veicolo targato EV721NE, in data 20/01/2015 alle ore 11:20 in Milano, VLE VIALE FAMAGOSTA numero civico 34,: ha commesso le seguenti violazioni”... Quindi l’agente verbalizzante ha preso in carico solo il 25 febbraio l’infrazione commessa il giorno 20 gennaio. Prevaricazione bella e buona! I 90 giorni decorrono dal giorno dopo l’infrazione: invece, in barba alla legge, il comando si è preso 35 giorni di tempo in più, che non gli spettavano. Proviamo un certo disagio nell’apprendere tali risposte. E cerchiamo una soluzione al rebus. Esaminiamo attentamente le due foto, scattate a distanza di 1 secondo, come riportato espressamente in ciascun fotogramma e facciamo una scoperta decisamente molto interessante: le foto consentono di risalire alla velocità effettiva.

Moltiplicando per 3,6 si ottiene la velocità oraria in km, che quindi è di  48,5 km/h. Quindi, 8,5 km meno dei 57 rilevati dall’autovelox

 

Infatti, le immagini sono scattate dalla stessa telecamera, quindi da un punto fisso, anche se poi le foto vengono ingrandite e tagliate da un lato. Conoscendo l’intervallo di 1 secondo fra le due foto, e misurando sul terreno lo spazio percorso si può risalire alla velocità. Ma occorre un riferimento a terra che appaia nelle due foto. E lo troviamo nelle strisce gialle (quelle che delimitano la corsia dei taxi) disegnate sull’asfalto. Per prudenza, prendiamo in considerazione tutte le strisce visibili nelle due foto e focalizziamo la posizione della ruota posteriore della Scenic. Ebbene, in 1 secondo il signor Fulvio ha percorso – come massimo - lo spazio di due strisce e mezzo, più due vuoti.

 

Andiamo in viale Famagosta, armati di una bindella e di macchina fotografica per documentare il tutto  (vedi foto sotto) e misuriamo la lunghezza di una striscia (3,04 metri, analoga a quella dei vuoti) e la distanza totale percorsa: che risulta di 13,45 metri. Moltiplicando per 3,6 si ottiene la velocità oraria in km, che quindi è di  48,5 km/h. Quindi, 8,5 km meno dei 57 rilevati dall’autovelox (ridotti poi a 52 km/h nel verbale, per tener conto degli errori di misurazione). Se anche lo spazio fosse risultato di 15 metri, la velocità reale sarebbe stata di 54 km/h, che, detratti i 5 km/h previsti dalla legge, sarebbe ancora non sanzionabile. Morale, errore macroscopico.

Foto punto1
Se la matematica non è un' opinione, la nostra ricostruzione inchioda in ogni caso il verdetto della polizia locale

Manca il movente del delitto

A questo punto il giallo è risolto, trovato il colpevole, ma manca il movente. I casi sono due:
- o l’orologio elettronico dello strumento è sballato, e allora sono fasulle tutte le misurazioni - e le multe - elevate in quel giorno, mese, anno di funzionamento, giacché è lo stesso orologio digitale che viene impiegato per ricavare il valore della velocità (ma è più facile che un orologio moderno si fermi piuttosto che indichi un secondo vistosamente errato). Se al comando contestassero la precisione dell’intervallo di 1 secondo, riportato sulle foto, si darebbero la zappa sui piedi perché cadrebbe tutta la sacralità che viene attribuita alla velocità;


- o si tratta di un errore di attribuzione, che ha portato ad addebitare alla Scenic la velocità di un’altra vettura. E allora il comando deve giustificare la superficialità, la mancanza di trasparenza e le risposte paradossali con le quali ha creduto di trattare il caso, nonostante le visite, le attese, le domande di un cittadino. E c’è anche una terza ipotesi che rigettiamo con sdegno, ma potrebbe anche essere vera. Che al comando, per non sbagliare in difetto e incassare qualche euro in più, abbiano optato per multare tutti. Tanto chi controlla?

Trasparenza e opacità

Così, con qualche nostro suggerimento, parte il ricorso al Prefetto di Milano. Si allegano le foto ufficiali, quelle delle misurazioni fatte in viale Famagosta, e si chiede di chiarire quali delle tre ipotesi formulate sopra sia vera. In verità, abbiamo poche speranze di apprenderlo, perché - per una di quelle prevaricazioni ancora radicate nell’amministrazione - non è dato al cittadino conoscere le motivazioni della sentenza: il ricorso è accolto o rigettato. Punto e basta.

 

C’è però una via d’uscita: il cittadino ha diritto di conoscere i documenti ufficiali che lo riguardano, nel bene e nel male. Così il signor Fulvio ha chiesto alla prefettura di conoscere le argomentazioni che i vigili forniranno di fronte alle prove addotte, richiesta che la prefettura è obbligata a evadere, perché prevista dalla legge sulla trasparenza degli atti amministrativi. E quando le conosceremo vi terremo informati. Il 4 luglio scorso, abbiamo narrato la vicenda dai microfoni di Radio Montecarlo, nella rubrica RMC Motori di Paolo Ciccarone. E potete riascoltare la puntata cliccando qui.

L’ultima chicca

Ma non è ancora finita. Quando ci siamo accinti a impaginare questo articolo per automoto.it, Veronica, la scrupolosa Digital Ad Trafficker della redazione ha voluto ricostruire al computer con estrema precisione la sequenza fotografica delle immagini prelevate sul portale del Comune. E ha utilizzato tre punti fissi: le due auto, lontane e ferme, sull’angolo alto a sinistra (invece l’auto più vicina fuori della sede stradale risulta in movimento); il tratto bianco e luminoso visibile in alto sul marciapiedi di sinistra; e ovviamente la retta delle strisce gialle, sempre dando per unica la posizione della telecamera.


E qui si manifesta un’altra scoperta. Lasciamo a voi il piacere di constatarla (e di adoperala nel caso vi occorra dimostrare la vostra innocenza). Basta guardare l’ immagine sotto per vedere, in automatico, come alla moviola, il movimento della Scenic nell’intervallo di 1 secondo: le strisce percorse sono una in meno di quelle ipotizzate in partenza e considerate nel ricorso al Prefetto.

 

L'animazione dimostra che in 1 secondo la Scenic ha percorso solo 2 strisce gialle e un vuotopari a meno di 10 metri.

 

Quindi la velocità reale era inferiore ai 40 km/h. Inconfutabile. Incontrovertibile. Temiamo ora che il comando dei vigili sosterrà che si è trattato di un semplice errore di attribuzione, che l’infrazione è stata commessa dall’auto in sorpasso. E no, signori, troppo comodo!

Qualcuno dovrà pur rispondere. E provvedere. Altrimenti la fiducia del cittadino nelle istituzioni crolla ai minimi termini

 

L’agente di via Friuli aveva liquidato il signor Fulvio dicendo che la telecamera riconosce la corsia ove viene superato il limite. La legge prescrive che quando sono visibili  più vetture ci si deve astenere dal sanzionare: ora come la mettiamo? La logica vuole che anche un ingenuo, visionando le foto, avrebbe escluso che la Scenic fosse la più veloce del branco. E questo è stato fatto notare ripetutamente in via Friuli. Ora come la mettiamo? Qualcuno dovrà pur rispondere. E provvedere. Altrimenti la fiducia del cittadino nelle istituzioni crolla ai minimi termini.


Un’ultima chicca, anzi l’ultima delle risposte choc che il personale del comando vigili di via Friuli a Milano fornisce al signor Fulvio, quando ha consegnato il voluminoso plico del ricorso, per la consegna al Prefetto: “Se non riceverà alcuna comunicazione entro 11 mesi, vuol dire che il ricorso è stato accolto”. Tanto per chiarire, gli 11 mesi se l’è inventati Milano, perché la norma impone alle prefetture di evadere i ricorsi entro 120 giorni da quando il comando fornisce le sue controdeduzioni. Forse che in terra lombarda le controdeduzioni vengono scritte in slow motion come succede per i verbali? 

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