Dakar 2018. Goleadors: Doppietta Yamaha e Tripletta Peugeot

Dakar 2018. Goleadors: Doppietta Yamaha e Tripletta Peugeot
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Adrien Beveren davanti a Xavier de Soultrait, il Campione del Touquet va in testa. Prima stagionale di Loeb davanti a Sainz e Peterhansel, tre Peugeot ai primi tre posti della Generale, primo “Peter”. Fuori Sunderland (KTM)
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
10 gennaio 2018

San Juan de Marcona, 9 Gennaio. Sempre più interessante la Gara delle Moto, perché ogni giorno c’è una nuova proposta, un colpo di scena o una variante avvincente di una precedente dinamica. Sempre più interessante la Gara delle auto, perché ogni giorno c’è da stare con il fiato sospeso, ogni giorno un avversario vede spuntare le sue frecce e ogni giorno il tridente Peugeot piega un tentativo di sabotaggio. L’azione della frecce tricolori di Velizy assomiglia molto a un atto di controterrorismo. Anche oggi, come ogni oggi, abbiamo potuto assistere a un tentativo di destabilizzazione dell’establishment, ma infilare un cuneo nella corazza dei “Leoni” è un’esperienza frustrante. Sino ad ora, beninteso. Ogni volta Peugeot risponde come una pianta carnivora, anzi macchinivora. Fagocita gli avversari e dalla digestione degli assalti trae linfa vitale, alimento per la propria energia distruttiva. Diciamo subito e chiaramente che anche questa edizione è di chiarissima matrice Peugeot. E diciamo subito che c’è una ragione di fondo importante per cui questa Dakar è davvero ogni giorno più interessante. La ragione è da collegare strettamente all’inversione di tendenza che l’Organizzazione, sotto la guida di Marc Coma, ha impresso all’Evento, restituendolo, è questione di questi giorni, alla sua leggenda. Questa, per dirla tutta e ad oggi, cosicché i transalpini non si montino la testa e possano sedersi di nuovo sugli allori, è una vera Dakar!

Liquidata la sviolinata agli organizzatori, alla svelta anche se se lo meritano, andiamo agli argomenti davvero interessanti di un’altra giornata di transizione della Dakar 2018, la quarta da Lima, Perù.

Incredibilmente, anche la Gara delle Moto, già di per sé interessante come non accadeva da anni, accondiscende alle regole del colpo di scena. Alla fine della terza Tappa ci aveva provato, riuscendoci parzialmente, Joan Barreda. Ricorderete, una svista a un bivio cruciale a pochi chilometri dalla fine della Speciale. Oggi, a Sam Sunderland, è andata peggio. In testa alla corsa e vincitore della terza Tappa, l’inglese di stanza negli Emirati e Campione in carica, esce di scena e deve rinunciare alla difesa del Titolo. È successo davanti a una voragine a circa cento chilometri dalla fine della Prova, il Pilota si è accorto del pericolo ma non ha potuto evitare una compressione violenta, e si è procurato immediatamente un forte dolore alla schiena. Ripartito, Sunderland si è reso conto pochi chilometri dopo che non sarebbe riuscito ad andare avanti, si è fermato e, soccorso dai medici, è stato trasportato a Lima per gli accertamenti del caso. Sta bene, ma la sua Gara è finita, quando era in testa.

Le sorprese non mancano. La partenza in linea dalla spiaggia a Sud di San Juan de Marcona è spettacolare e sintetizza a vista i valori in campo. Uno di questi esce allo scoperto e si propone di inaugurare una serie importante. De Soultrait e Van Beveren prendono il volo e, al termine di una Tappa rocambolesca, quest’ultimo, già specialista del Touquet, vince la Tappa e si insedia al comando del Rally. Tutto da rifare, Quintanilla e Benavides salgono sul podio, Price e Walkner assumono la difesa di KTM, Barreda deve rimandare il suo recupero, e l’ordine di partenza potrà dargli una mano nell’ultima Tappa interamente, o quasi, di sabbia peruviana. Gli italiani, anche quelli più attesi, giocano… d’attesa. Botturi e Cerutti stanno a guardare, evidentemente non si fidano della circostanza peruviana che solo a grandi linee poteva essere prevista.

Le Peugeot si pigiano in cima alla classifica Generale e si guardano attorno: lo scenario è sostanzialmente diverso rispetto alle Dakar degli ultimi due anni, ma la prospettiva del risultato finale di Cordoba assomiglia sempre di più a quanto già visto nelle ultime due edizioni

Quell’evidenza della partenza in linea è ancora più impietosa quando si tratta del lancio delle Auto, anche se non suscita particolare meraviglia che un’auto nata dalla sabbia e fatta per le dune, stiamo parlando della Peugeot 3008 DKR, sia così evidentemente più performante, in questa circostanza, quando è nel suo elemento. Al Attiyah piomba nuovamente in una Tappa non buona, si fa sfilare e si pianta tra le dune e il suo ritardo, invece di decrescere, assume valori che i “negativi” iniziano a considerare definitivi. Non è la giornata di Despres, a significare che non ci si deve fidare mai di alcuna circostanza della Dakar, neanche di quella apparentemente più innocua che si presenta su un altopiano sassoso. Via ruota e sospensione, e dentro la lunga attesa del Camion di Assistenza. Peccato, ora vi posso dire che avrei scommesso volentieri sul 5 volte vincitore della Dakar in Moto. Ma non ho scommesso. Non ha senso alla Dakar, perché tanto vale comprare un biglietto della lotteria.

Con la disfatta dell’Armata Mini, ormai ridotta ai… Mini-mi termini con le sole forze del prezioso Ten Brinke e dell’eventualmente ritrovato Mikko Hirvonen (ma per altre, meno sostanziali ragioni), e con la “magra” delle Toyota, le Peugeot si pigiano in cima alla classifica Generale e si guardano attorno: lo scenario è sostanzialmente diverso rispetto alle Dakar degli ultimi due anni, ma la prospettiva del risultato finale di Cordoba assomiglia sempre di più a quanto già visto nelle ultime due edizioni. “Peter” in testa, Loeb secondo, Sainz (bella Gara) terzo.

Questa volta, e che sospiro di sollievo, la Gara delle Auto degli Italiani vive la sua prima giornata che potremmo definire esaltante. La prima da non so più quanto tempo - Biasion in Egitto? – nella quale un nostro Pilota se la gioca e ottiene un risultato che dal sensazionale. Intanto per l’esperienza, che è specificamente molto ridotta, poi, per il tipo di partecipazione, una buona Macchina ma datata.

Il quinto posto ottenuto da Eugenio Amos, in coppia con il Navigatore francese Sébastien Delaunay, e ancora di più il sesto assoluto dopo quattro tappe, hanno dell’incredibile, come una favola ma più bello di qualsiasi favola

Dunque è una questione di talento. Ancora più intrigante, perché un buon lavoro porta lontano ma più o meno si può immaginare dove, mentre il frutto del talento applicato con un minimo di circospezione può essere lontanissimo oltre l’orizzonte. Il quinto posto ottenuto da Eugenio Amos, in coppia con il Navigatore francese Sébastien Delaunay, e ancora di più il sesto assoluto dopo quattro tappe, hanno dell’incredibile, come una favola ma più bello di qualsiasi favola. Calma ragazzi, ora è il momento di amministrare, almeno fino a La Paz. Poi, magari…

Sogni ad occhi aperti. Immaginatevi la quinta Tappa. Ancora il deserto di Ica, ancora una mare di dune stupende. Immaginate lo scenario del Pacifico per l’ultima volta, in questa edizione che non sembra essere l’ultima con il Perù protagonista, e pensate a un altro tappone per oltre la sua metà disseminato di trappole di sabbia.

No, questa Dakar non ha un difetto. È dura, e originale. È molto difficile, e fantasiosa. Stressante, e magica. Come non mai imprevedibile e insidiosa. Ovvero molto bella.

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