Esclusiva Bruno Famin: "Vogliamo che Alpine diventi la Ferrari di Francia in F1 e WEC"

Esclusiva Bruno Famin: "Vogliamo che Alpine diventi la Ferrari di Francia in F1 e WEC"
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Paolo Ciccarone
Bruno Famin, vice presidente e team principal ad interim dell'Alpine, ha analizzato la stagione della squadra francese e parlato del progetto nel WEC
11 dicembre 2023

Non parla ancora italiano forse perché il presidente di Renault Alpine, Luca De Meo, parla perfettamente francese, di sicuro nel mondo della F.1 Bruno Famin è un nome conosciuto e solido per i suoi trascorsi ad alto livello. Uno dei capisaldi della politica industriale di Luca De Meo si chiama Renaulution, la rivoluzione della mobilità targata Renault, una rivoluzione che a fine luglio ha coinvolto anche Alpine col suo management e il licenziamento immediato del team principal Otmar Szafnauer, il direttore tecnico Pat Fry e il responsabile in pista Alan Permane, figura questa che da oltre 30 anni era un punto di riferimento della squadra fin dai tempi in cui si chiamava Benetton e poi Renault.

Una rivoluzione che Bruno Famin analizza così quando fa il bilancio della stagione: “Quello che abbiamo imparato durante l’anno è che, facendo un primo bilancio, non eravamo là dove avremmo dovuto e voluto essere per le prestazioni e la gestione della squadra. Le decisioni prese a metà stagione riguardavano il cambiamento del top management ed è quello che abbiamo fatto. Per la stagione direi che la potremmo dividere in due parti: la prima parte dove non eravamo dove avremmo dovuto essere, poi una seconda parte di campionato dove, almeno in pista, abbiamo visto un cambio di atteggiamento mentale e di clima, abbiamo migliorato le cose, lavorato sulle prestazioni della monoposto e dunque, nella seconda parte di campionato, abbiamo segnato la maggior parte dei punti rispetto alla prima. La Renaulution di De Meo è un progetto che si svolge in più anni, non abbiamo ancora finito coi cambiamenti e non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo di questo progetto. A Enstone e Viry era importante avere questo nuovo atteggiamento mentale ed è quello che abbiamo cominciato a fare”.

C’è stato un problema di comunicazione fra il team inglese, il telaista, e francese, il motorista. Bisogna cambiare delle persone o metodo di lavoro? “Io non credo a ciò, è una visione troppo semplicistica dire che c’era un problema fra i francesi e gli inglesi, non sono le nazionalità a fare la differenza anche perché ci sono persone di oltre 30 nazioni che lavorano complessivamente al progetto. Direi che è normale fra il team motorista e quello telaistico, avere discussioni e confrontarsi. Non c’era un vero problema di visione o di scopi. Bisognava arrivare a cambiare la cultura generale, la forma mentale: avere la cultura della vittoria e per questo bisogna lavorare tutti insieme, come quelli che fanno telaio e aerodinamica a Enstone o che progettano e sviluppano motore e accessori a Viry, bisogna lavorare tutti insieme. Quello che va cambiato assolutamente è la cultura di impresa e per questo dobbiamo semplificare le cose, semplificare i processi, mettere gente che si senta veramente coinvolta in questo progetto e che lavori con questo spirito, qualcosa che vale come principio a tutti i livelli e per tutte le persone”. 

Ci vorrà qualche persona in più o questo si potrà fare con lo stesso staff attuale? “Per adesso vedremo. Ci sono molte persone di talento a Enstone e a Viry, per il momento il primo obiettivo è che chiunque possa esprimersi, proporre nuove idee sui nuovi pezzi, sul modo di lavorare e quindi l’obiettivo principale è estrarre il meglio da chiunque lavori con noi. A Enstone ci sono quasi mille persone e quasi 500 a Viry e dunque abbiamo un enorme potenziale e questo vale per tutte le imprese imprenditoriali al mondo: avere gente di valore e permettere loro di esprimersi”. Arriveranno nuovi motoristi nel 2026 quindi vuol dire avere meno squadre clienti e per Alpine era importante avere un secondo team con cui condividere i propri propulsori? “Per noi non è un problema. Abbiamo la fortuna di fare tutto in casa, il motore e il telaio, non avere un team cliente non è grave perché vuol dire concentrarsi al 100 per 100 su quello che stiamo facendo noi”.

Per Alpine c’è anche il programma WEC, quindi un doppio impegno per Bruno Famin… “Direi che è un supplemento di lavoro, ma la regolamentazione tecnica limita molto le risorse dedicate al progetto. Sono due progetti molto importanti per Alpine, con l’impegno nell’endurance e nella 24 ore di Le Mans, ma abbiamo imparato molto dalla F.1 e dalla F.E per fare qualcosa nell’endurance senza coinvolgere troppe risorse, ma sappiamo che possiamo farlo bene”. Potrebbe essere più difficile vincere nel WEC perché ci sono molti costruttori rispetto ai motoristi attuali della F.1… “E’ difficile in tutti e due i settori, ci sono moltissime responsabilità cui far fronte. Noi abbiamo molta umiltà nell’affrontare queste problematiche, ma non vuol dire che non abbiamo delle grosse ambizioni sia in F.1 sia nel WEC, tutto è possibile per battersi per la vittoria assoluta e non solo per prevalere sulle altre squadre”.

Credo che tu abbia molta pressione dal presidente Luca De Meo, che vuole far diventare Alpine la Ferrari di Francia e raccogliere l’entusiasmo e il tifo della nazione attorno a questo nome… “Essere la Ferrari di Francia non è solo una questione sportiva ma un progetto globale, è importante che Luca abbia indicato molto chiaramente gli obiettivi del marchio Alpine nello sport e nel programma industriale e per questo mi sento molto coinvolto in questo progetto, che ho raggiunto con entusiasmo all’inizio del 2022. Dobbiamo sviluppare un marchio sportivo attraverso il motorsport, questo è eccezionale perché non dobbiamo comprare pubblicità sui giornali o la TV ma è l’immagine originale che ha reso grande la Ferrari, che ha costruito delle grandi GT per finanziare la presenza nello sport. E’ quello che ci muove, fare grandi vetture sportive e alimentare la conoscenza del marchio attraverso il motorsport, è questa la nostra grande sfida”.

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