F1, GP Australia 2017: Ferrari, il risultato parla da sé

F1, GP Australia 2017: Ferrari, il risultato parla da sé
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Paolo Ciccarone
La Ferrari, grazie ad una monoposto affidabile e veloce, la migliore vista in Australia, ha confermato le premesse della vigilia
26 marzo 2017

Il risultato parla da solo: vincere un Gran Premio con dieci secondi di vantaggio sul primo inseguitore è il sintomo che si è stati superiori. E con questo le premesse della vigilia della Ferrari sono state confermate in pista. Il ritorno alla vittoria di Vettel davanti ad Hamilton nel giorno del nuovo regolamento tecnico della F.1 ha di colpo smentito le voci della vigilia.

Le presunte difficoltà dello staff di Maranello sulle nuove regole, le difficoltà nel capire se era meglio una macchina passo lungo o corto, la tradizione che voleva una Ferrari in crisi con il cambio di regole (Alain Prost, 22 febbraio Londra: "non ci hanno mai preso"), l'avere uno staff tecnico fatto di giovani senza esperienza (vedi ingegner Cardile dalle GT alla F.1 per l'aerodinamica) e via di questo passo. Tutte storie. A Maranello hanno fatto di necessità virtù e quindi l'azzardo di fare con quello che si aveva in casa ha pagato.

La macchina del 2017 è nata orfana, infatti James Allison, il DT, era andato via a luglio, ovvero quando le basi era già state fatte, lo staff tecnico ha dovuto intervenire là dove poteva. E lo hanno fatto portando idee nuove (vedi fiancate) o vecchie ma valide (vedi passo corto). "Ci sono orfani che poi crescono bene se sono adottati come si deve" aveva dichiarato Piero Ferrari a luglio dell'anno scorso. Ci aveva visto giusto.

E quindi il silenzio stampa, criticato da molti (ma se non avevano nulla da dire cosa dovevano parlare a fare?) le voci di malumori provenienti dall'interno (più che altro sembrava fosse un voler mettere le mani avanti per evitare delusioni poi) la sfida di partire con gente senza esperienza con una struttura trasversale, quasi da progrom comunista, aveva fatto storcere il naso a molti. Bene, tutti smentiti dalla prova di forza vista in pista. Al via Vettel è partito bene, ma anche Hamilton.

Anche se il resto della stagione non sarà esaltante come questo avvio, è bastato per far tirare un sospiro di sollievo e dire semplicemente bravi ai ragazzi della rossa: da Binotto in giù, e come dice Arrivabene, testa bassa e lavorare

La differenza nello sfruttare le gomme ulrasoft si è vista quando Lewis con la Mercedes è tornato ai box 5 giri prima della Ferrari, tempo sufficiente a Vettel per guadagnare quel minimo indispensabile per uscire davanti all'inglese dopo il pit stop. E qui si è vista la reazione stizzita di Toto Wolff che ha tirato due pugni sul tavolo. Eh sì, perché con le regole nuove, stare dietro a una macchina, anche se sei più veloce, non ti permette di passare. L'esempio? Verstappen che con la Red Bull era davanti ad Hamilton (più veloce) con l'inglese che non riusciva a trovare il modo di passare. Risultato, in tre giri (prima che l'olandese si fermasse ai box per il cambio gomme) Hamilton si è preso 6 secondi da Vettel.

E qui scatta la seconda parte della gara. Perché se i 6 secondi accumulati dalla Mercedes erano giustificati dal tappo Red Bull, gli altri 4 Hamilton li ha presi perché la Ferrari era superiore. Di due o tre decimi al giro, ma sufficienti per stare davanti. Quindi la Ferrari ha vinto perché ha messo in pista la macchina migliore, affidabile e veloce, ha indovinato la strategia, ha lavorato meglio e Vettel, nelle condizioni ideali quelle che piacciono a lui, ha ritrovato lo smalto perso. Per cui buona notizia per la Ferrari che l'anno scorso sul tedesco non ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Punto e basta.

E ora, anche se il resto della stagione non sarà esaltante come questo avvio, è bastato per far tirare un sospiro di sollievo e dire semplicemente bravi ai ragazzi della rossa: da Binotto in giù, e come dice Arrivabene, testa bassa e lavorare. La Ferrari "comunista" ha avuto ragione.

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