F1, Gp Stati Uniti 2015: un anno riassunto in una corsa

F1, Gp Stati Uniti 2015: un anno riassunto in una corsa
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Paolo Ciccarone
La corsa di Austin può essere vista come un riassunto della stagione che si avvia alla conclusione: Hamilton ha la meglio su Rosberg, Vettel è determinato, e Raikkonen sbaglia | <i>P.Ciccarone, Austin</i>
25 ottobre 2015

Un anno in una corsa. E’ quanto è successo ad Austin dove in 56 giri è successo tutto quello che si era visto, in ordine sparso, durante la stagione. Hamilton vincente: non ha sbagliato un colpo e quando è partito dietro il compagno di squadra, ha sempre trovato lo spunto e la cattiveria per superarlo.

 

In USA, ma anche in Giappone e in altre occasione. Magari giocando sporco, dando la ruotata e portandolo fuori. Duro, spietato e senza spiragli. E poi la classe, sul bagnato ha sempre umiliato Nico che a tratti ha mostrato le sue qualità. E parlando di Rosberg, da quando si è tornati al sistema manuale di partenza, dal GP del Belgio, non ne ha azzeccata più nemmeno una.

 

Segno che fra regolazioni da trovare, cattiveria da mettere in campo, gli è mancato qualcosa. Anche un pizzico di fortuna, vedi le safety car al momento meno opportuno o il cambio che si blocca e altro ancora. Certo, dal punto di vista umano ha pesato anche la gravidanza difficile della moglie, la nascita della figlia e un certo appagamento inconscio.

 

In fondo, mentre lui spingeva e andava oltre i limiti, Hamilton rispondeva a tono e ne aveva di più. Uno si è plafonato, Rosberg, l’altro no. E’ qui la differenza fra i due. Ma la gara americana ha mostrato ancora una volta il divario in Ferrari fra Vettel e Raikkonen.

 

Il finlandese ha sbagliato ancora una volta, lo hanno fatto anche altri (vedi Kvyat, Hulkenberg, lo stesso Ricciardo) ma Kimi, dopo un avvio grintoso, è rimasto dietro a Verstappen, un ragazzino che non ha la stessa esperienza del finlandese e non ha la stessa Ferrari.

F1 2015 Stati Uniti sab (28)
Raikkonen oggi è incappato in un errore che gli è costato caro

 

Per contro Vettel ha mostrato ancora una volta quanto è opportunista, determinato e preciso. Non ha sbagliato nulla, assecondato da un team quasi perfetto nei tempi e nelle strategie, è mancata la macchina che però è cresciuta e per il prossimo anno le speranze ci sono tutte. “Vinceranno il mondiale” il parere di Ecclestone. Se lo dice lui…

 

Ma resta il dubbio: come mai Vettel sfrutta tutto il potenziale a disposizione e Kimi no? Anche qui una paternità improvvisa che cambia l’approccio mentale (Vettel seconda figlia ma va come prima, in questo sembra Schumacher) ma soprattutto la mancanza di concentrazione nei momenti determinanti.

 

Per grinta, voglia di lottare, Raikkonen era nel posto giusto al momento giusto. Salvo sprecare tutto con l’errore nel momento meno indicato, appena uscito dai box con gomme fredde. Le stesse gomme che avevano gli altri, nello stesso punto in cui gli altri non sono usciti di strada. Ritrovare la concentrazione, il ritmo ma soprattutto la mentalità giusta, non è facile. Lo sa lui, dovrebbero saperlo anche alla Ferrari, ma ormai è fatta.

 

Come è fatta alla Red Bull. Era la grande occasione, sprecata, per i due piloti. Kvyat ha passato più tempo per prati che in pista, ci ha messo la grinta, la voglia (e va bene) ma occorre anche il cervello per capire quando non ce ne è e accontentarsi. Ricciardo ci aveva provato, pure in testa, ma non è l’anno della Red Bull, in condizioni normali, e forse manca l’elemento che non perde un colpo, come era Vettel.

Bisogna togliere aerodinamica e ammennicoli vari, rimettere tutti sullo stesso piano con macchine più semplici, al massimo più potenti per renderle più difficili. Solo così si sono visti i piloti migliori, vedi Alonso risalito fino al quinto posto o un Sainz che da ultimo finisce sesto

Quindi, piloti veloci, ma quanto affidabili? E quanto la crisi della macchina è anche crisi di conoscenza di chi le guida? E infine le regole: stupide, assurde, complicate. Poi in Texas il successo è arrivato dalla mancanza di aderenza.

 

Gomme consumate, pista scivolosa, macchine livellate, mentre si parla di aumentare l’aerodinamica e l’aderenza, lo spettacolo lo ha dato il contrario, ovvero bisogna togliere aerodinamica e ammennicoli vari, rimettere tutti sullo stesso piano con macchine più semplici, al massimo più potenti per renderle più difficili. Solo così si sono visti i piloti migliori, vedi Alonso risalito fino al quinto posto o un Sainz che da ultimo finisce sesto. E’ un elemento di riflessione, e tutto in una gara che è valsa un anno di corse.

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