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Max Verstappen negli ultimi giri del Gran Premio del Brasile 2025 di Formula 1 sembrava uno squalo che sente odore di sangue, mentre cercava in tutti i modi di avere ragione di Andrea Kimi Antonelli per strappargli il secondo posto. Sarebbe stato difficile preventivare un approdo di Verstappen in zona podio quando ieri ha subito l’onta di una dolorosa eliminazione alla Q1, una condanna per il mondiale. Non è finita finché non è finita, però. E Max con la Red Bull ha giocato una carta più che sensata. Pagando dazio partendo dalla pitlane, si è liberato di un assetto catastrofico e ha montato un motore fresco.
Un conto, però, è provare a prodursi in una rimonta verso la gloria, un altro è riuscirci. Dopo tante strade sbagliate a livello di assetto, oggi la Red Bull ha imboccato quella giusta, scarica quanto basta, e il resto lo ha fatto Verstappen. Viene da chiedersi cosa avrebbe potuto ottenere se non fosse incappato in una foratura dopo pochi giri con la hard, una mescola che, però, non era assolutamente competitiva. Avrebbe avuto più scelta a fine corsa a livello di mescola, ma difficilmente avrebbe potuto vincere una gara in cui ha dimostrato le sue qualità incredibili. Non lo otterrà, questo mondiale, ma la F1 è ancora il suo regno.
Ma qualcuno oggi è stato in grado di tenergli testa. Kimi Antonelli non si è sciolto come neve al sole quando si è ritrovato negli specchietti Verstappen. Il suo ingegnere di pista, Peter Bonnington, lo ha lasciato concentrarsi senza parlargli. E lui, mantenendo la calma dei forti, non si è lasciato intimorire da Max in un momento in cui il campione del mondo in carica, da vecchio volpone qual è, ha cercato in tutti i modi di indurlo all’errore. Ma non è riuscito nel suo intento. È la degna conclusione della miglior gara di Antonelli in F1 fino ad ora, corsa su una pista con cui ha trovato subito feeling.
È un risultato carico di significato, quello di Antonelli in Brasile, non solo perché è stato colto su un tracciato legato a doppio filo alla memoria del suo idolo Ayrton Senna, ma anche perché Kimi ha surclassato George Russell per tutto il weekend. Con una W16 efficace e stabile anche con il vento di ieri, Kimi ha tenuto duro su Max mentre George si è visto passare brutalmente dall’olandese, che aveva però una gomma più fresca rispetto a quando ha affrontato il nostro connazionale. E chissà che Las Vegas non porti altre soddisfazioni, favorevole come dovrebbe essere alla Mercedes.
Se Antonelli ha mostrato la tenuta del professionista consumato, non si può dire lo stesso di Oscar Piastri. L’errore commesso alla ripartenza dopo il regime di Safety Car causato dallo schianto di Gabriel Bortoleto è da penna blu, come giustamente hanno ritenuto i commissari comminandogli una penalità di dieci secondi. Questo mondiale Piastri lo sta perdendo sul campo, con una serie di sbavature che sono così lontane dalla qualità che Oscar ha mostrato nei primi due terzi di questo mondiale. E dire che con una MLC39 fatta apposta per brillare sulle curve medio-lente di Interlagos avrebbe potuto fare molto di più.
A proposito di sbagli di guida, non possiamo non sottolineare l’errore di valutazione di Lewis Hamilton quando ha tamponato Franco Colapinto nelle primissime fasi della corsa, devastando il muso della sua SF-25 e le speranze di una già complessa rimonta dalla tredicesima posizione. Sono sbagli non degni di un sette volte campione del mondo, soprattutto nel contesto di una stagione in cui ha faticato moltissimo. Si percepisce una distrazione di fondo da parte di Hamilton, come se si perdesse dei dettagli rilevanti per il rumore di fondo di una monoposto che ora comprende meglio, ma che non sente sua.
È andata pure peggio a Charles Leclerc, finito invischiato nell’incidente tra Piastri e Antonelli. È stato lui la vera vittima di questo episodio, totalmente incolpevole com’era. La sua unica pecca è quella di essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. È stata foratura, con la sua gomma Pirelli che è persino volata via, e Charles si è dovuto arrendere al ritiro. È un bilancio pesantissimo quello di Interlagos per la Ferrari, con un doppio zero che la vede scivolare addirittura al quarto posto del mondiale costruttori. Invece che massimizzare il risultato, lo si è minimizzato per una combinazione tra sfortuna lato Leclerc e pasticci lato Hamilton.
Interlagos ha regalato nuovamente una gara vivace, come la sua personalità da pista storica. Un solo pilota ha corso indisturbato, dosando il ritmo in modo giusto. È Lando Norris, ormai imperturbabile. Qualcosa è cambiato in lui. Lo si vede dalla calma che trasmette nei team radio e anche fuori dall’abitacolo. Finalmente ha capito che ha tutto quello che gli serve per vincere il mondiale, e nessuno sembra poterlo fermare. Nemmeno quel Max Verstappen che le ha provate tutte per essere più forte della sorte, in una F1 che, in condizioni così mutevoli dal punto di vista tecnico, alla fine premia chi ha manico e coraggio. A patto di saperli dosare.