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Un divieto di accesso alle interviste, nessun contatto con il team e una lista nera che fa rumore. Ralf Schumacher, ex pilota di Formula 1 e attuale opinionista per Sky Deutschland, è stato formalmente escluso da Aston Martin durante il weekend del Gran Premio d’Ungheria. Insieme a lui, anche il collega commentatore Peter Hardenacke. Il motivo? Le critiche – anche piuttosto dirette – rivolte a Lance Stroll dopo le sue dichiarazioni al vetriolo sul comportamento della monoposto britannica.
Tutto è iniziato dopo il GP di Gran Bretagna, quando Stroll ha definito la sua vettura “la peggior macchina da corsa che abbia mai guidato”. Una frase pesante, pronunciata in un momento di evidente frustrazione. Ma Ralf Schumacher, senza troppi giri di parole, l’ha definita “inaccettabile” e “segno di cattiva educazione”. Poi l’affondo: “Alla festa in fabbrica non c’era molto da festeggiare. Quando uno rovina la gara in quel modo e poi parla così, serve che il padre lo prenda da parte e gli dica: ‘Siediti, figliolo, e chiedi scusa al team’”.
Parole forti, certamente, ma in linea con lo stile schietto che Schumacher ha sempre adottato come opinionista. E qui nasce la polemica: può un team di F1 “punire” una voce critica mettendola alla porta, solo per aver detto ciò che molti altri pensano – magari con meno coraggio?
Aston Martin, dal canto suo, ha reagito duramente. Secondo fonti interne, i vertici della squadra sarebbero esasperati non solo dai commenti su Stroll, ma anche dal “limitato interesse” mostrato da Sky Deutschland nei confronti delle attività mediatiche del team. Una frizione che, di fatto, ha portato a un blocco totale delle richieste d’intervista, incluso al team principal Mike Krack.
Lo stesso Schumacher ha confermato la situazione ai microfoni tedeschi: “Sappiamo che non ci concedono più interviste perché non ci stanno apprezzando molto in questo momento”. E Sky ha deciso di non nascondere nulla, informando in diretta gli spettatori del trattamento ricevuto.
È evidente che si tratti di un caso che va oltre il semplice battibecco tra opinionista e scuderia. In un mondo – quello della Formula 1 – sempre più attento all’immagine e ai rapporti con i media, la vicenda solleva dubbi su quanto sia davvero libera l’informazione nel paddock. Se le critiche costano l’accesso, il rischio è che i commentatori si trasformino in semplici portavoce, perdendo quella funzione critica e analitica che dovrebbe essere alla base del loro ruolo.
Ralf Schumacher, in questo senso, ha solo fatto ciò che ci si aspetta da un commentatore con esperienza diretta in pista: dire quello che pensa. E forse, più che un problema da mettere a tacere, è un’opportunità per aprire una riflessione su come la F1 gestisce il dissenso. Anche quando tocca un cognome pesante come “Stroll”.