Formula 1, Hamilton: «Il futuro? Ora penso a vincere»

Formula 1, Hamilton: «Il futuro? Ora penso a vincere»
Pubblicità
Paolo Ciccarone
Il campione del mondo in carica di Formula 1, Lewis Hamilton, racconta le sfide del presente, con un occhio al futuro, magari in Rosso...
26 marzo 2018

Quattro titoli mondiali alle spalle e il quinto nel mirino. Per Lewis Hamilton è questo l'obiettivo della stagione 2018, al di là di come si è conclusa la prima gara di campionato, in cui ha patito una cocente delusione da parte di Vettel e della sua Ferrari. Reduce dai test invernali, Hamilton ha fatto prima una scappata a Torino, dove nel centro Petronas di Santena ha inaugurato il nuovo polo di ricerca PLI, costato 60 milioni di euro di investimento e che darà lavoro a 200 persone dal prossimo aprile. E allora, l'occasione è ghiotta per fare il punto non solo del campionato, ma sulla sua presenza in pista.

Dopo 12 stagioni di F.1 e 4 titoli Lewis Hamilton non è ancora stanco di girare in tondo, come diceva Lauda, e pensare di prendersi una pausa? "Assolutamente no. Quando finisce una stagione sei sempre molto stanco, vuoi tornare a casa dalla famiglia, gli amici e goderti una vita normale. Poi passa l'inverno e ricominci da capo. Sei stanco, pensi che fatichi a riprendere gli allenamenti, ti fa male dappertutto, soffri e ti chiedi chi te lo fa fare. Poi vai in officina, vedi la nuova macchina che prende forma, pezzo per pezzo e cominci a chiederti come sarà guidarla. Vedi i meccanici, i tecnici, i vecchi amici e la sofferenza dell'allenamento si trasforma nella voglia matta di ricominciare. Da dove trovo le motivazioni? Davvero non lo so, mi viene spontaneo fare così e non mi chiedo se dopo 4 mondiali vale la pena ricominciare. Lo faccio e basta...".

Dopo una sua apparizione a Rai 3 molti tifosi della Ferrari si sono stupiti perché ha mostrato un lato umano che le era sconosciuto. E la cosa è piaciuta, insomma non è il rompiscatole arrogante che vediamo nei box e che non saluta mai..."Intanto mi scuso se ho dato questa impressione, ma quando sono in pista sono molto concentrato, non lo faccio apposta a non salutare e a scappare via. Mostrarmi umano? Negli ultimi tempi mi viene abbastanza facile, spontaneo. Poi lì eravamo fuori contesto agonistico ed è stato facile. Mi ha divertito andare via con la Prinz, peccato non me l'abbiano regalata! Scherzi a parte, chi mi è vicino sa che sono molto sensibile e forse nascondo troppo questo aspetto".

Ha già pensato a cosa farà quando smetterà di correre in auto?

"Per niente! La vedo come una cosa talmente lontana, che non ci penso assolutamente. Di sicuro vorrei dedicarmi a chi è meno fortunato di me. Io vengo dalle periferie, la gente che corre in auto di solito è ricca, la mia storia è diversa, arrivo dal basso e conosco le difficoltà della gente, dei sacrifici come hanno fatto mio padre e mia padre per farmi correre. Mio padre faceva anche tre lavori per pagarmi le corse coi kart e la prima cosa che ho fatto è stata comprare una casa per loro. Ecco, forse potrei aprire una fondazione, fare qualcosa per chi ha bisogno, perché anche i piccoli gesti sono utili. Se ad esempio usassimo meno cannucce per le bibite, ce ne sarebbero di meno in mare e non inquineremmo di più. Un piccolo gesto, un grande risultato. Ho capito tante cose negli ultimi tempi, la fortuna di aver fatto quello che amavo, di non aver problemi economici, l'aver cambiato la dieta diventando vegetariano per rispetto della vita animale, io adoro gli animali ho due cani che accudisco anche in pista, ecco sono cose che per me hanno un grosso valore. Ho tante cose in mente e magari fra qualche mese vedrete qualcosa".

La rossa è un mito, unico, davvero incredibile per storia e per quello che rappresenta. Se poi mi fischiano è perché guido una Mercedes e quindi se vinco sono il rivale numero uno della Ferrari, ma poi vengono a festeggiarmi e a chiedermi sempre: quando vieni alla Ferrari?

Magari potrebbe finalmente dedicarsi alla musica, visto che suona...

"No affatto, amo la musica mi piace suonare il piano e la chitarra, ma farlo diventare un lavoro proprio no! Ho ancora tanti sogni nel cassetto da realizzare, tante cose da fare e che voglio affrontare, come ad esempio scalare l'Everest. Sono stato a Machu Picchu, una emozione incredibile, c'è un mondo da scoprire ancora".

L'essere diventato ...più umano le porterà più simpatie in Italia?

"L'Italia è una nazione che adoro, i tifosi della Ferrari sono unici. Se penso a quando ho debuttato in F.1 ad ora e come è cambiato il loro atteggiamento nei miei confronti, la cosa mi fa enorme piacere. Quando mi vedono fanno festa, mi chiedono autografi e poi mi chiedono sempre: quando vieni alla Ferrari (lo dice in italiano, ndr). La rossa è un mito, unico, davvero incredibile per storia e per quello che rappresenta. Se poi mi fischiano è perché guido una Mercedes e quindi se vinco sono il rivale numero uno della Ferrari, ma poi vengono a festeggiarmi e a chiedermi sempre: quando vieni alla Ferrari?".

Ecco, appunto, quando viene alla Ferrari?

"Intanto sto discutendo il rinnovo del contratto per due anni con la Mercedes, poi mi chiedo come sarò fra due anni, avrò ancora voglia di correre, sarò ancora competitivo? Il futuro non lo possiamo certo ipotecare, adesso ho una stagione in cui dovrò vedermela con il mio compagno Bottas, con Verstappen e Ricciardo, visto come vanno le Red Bull..."

Gli avversari li voglio battere sul campo nel pieno della loro attività e prestazione, non c'è onore nel battere un avversario indebolito. La mia guerra psicologica è arrivare in pista al mio meglio, pronto a "uccidere" gli avversari, facendo capire che so fare quello che faccio

Non ha nominato Vettel e la Ferrari, eppure domenica le hanno fatto una brutta sorpresa: è una guerra psicologica che sta mettendo in atto visto che nel paddock dicono tutti che lei è uno molto forte sotto questo aspetto?

"Nessuna guerra psicologica. Gli avversari li voglio battere sul campo nel pieno della loro attività e prestazione, non c'è onore nel battere un avversario indebolito. La mia guerra psicologica è arrivare in pista al mio meglio, pronto a "uccidere" gli avversari, facendo capire che so fare quello che faccio: questa è la mia guerra psicologica. Credi davvero che Usain Bolt o un’atleta di punta di un altro sport voglia mettere fuori gioco un rivale con la guerra psicologica? Al contrario, vogliono esibirsi contro gli avversari al loro meglio, batterli, e dimostrare così che sono meglio di loro, perché battere qualcuno quando è debole non determina che sei il migliore. Anche io voglio battere i miei avversari al loro meglio, quando sono fisicamente nella migliore forma, è questo ciò che amo fare".

Nel 2018 Vettel e lei potreste vincere il quinto titolo ed eguagliare Fangio: sarebbe deluso se ci riuscisse prima il tedesco della Ferrari?

"Non lo so dire, so che corro per vincere e non è una questione di titoli e di numeri, è la natura dei piloti, quindi prima pensare a vincere, poi si vedrà".

Pubblicità