Formula 1: è in corso una guerra sotterranea. E intanto gli ascolti vanno giù

Formula 1: è in corso una guerra sotterranea. E intanto gli ascolti vanno giù
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Paolo Ciccarone
Quale sarà il futuro della F1? Le previsioni sono tutt'altro che rosee visto il vertiginoso calo di ascolti, mentre le sorti del Circus rimangono ancora legate alle vicende (personali e giudiziarie) di Ecclestone | <i>P. Ciccarone</i>
2 giugno 2014

Montecarlo - Lo scenario, immutato o quasi. Le tradizioni? Sempre rispettate. Come quella di non provare con la F.1 il venerdì prima della gara. Forma di rispetto religioso perché nel Principato si correva il giorno dell’Ascensione e il venerdì era considerato di preghiera per la grande festa della domenica, celebrata fra le altre cose con una gara automobilistica. Sono passati oltre 80 anni, 72 edizioni di corse nel Principato, le strade sono rimaste identiche, non così i bolidi che ci sfrecciano. E fra le cose immutate, ci sono le chiacchiere, gli intrighi, le scelte politiche all’ombra degli yacht di lusso, fra alberghi a cinque stelle e un mondo in fermento.

A Montecarlo si fa il punto: qual è il futuro della F1?

E’ il tracciato più anacronistico al mondo, quello dove auto da 800 cavalli devono andare a 300 all’ora su strade dove già a 50 orari il cittadino normale avverte il senso della velocità. E’ la pista più difficile al mondo, quasi 5 mila cambi di marcia, uno e mezzo ogni cento metri di corsa, è la pista col tornante più lento al mondo, quello del Fairmont che si affronta a 40 orari, e la curva più veloce del mondiale, sotto al tunnel, da oltre 270 orari e cinque centimetri di via di fuga, che se appena ti scappa la mano il disastro è dietro l’angolo. Eppure proprio qua è il punto di svolta del campionato, dove si decide il futuro della F.1, sia a livello politico, sia per il mercato piloti, sponsor e altro ancora.

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Le prospettive per la Formula 1 non sembrano molto positive

 

Per la semplice ragione che Montecarlo è il luogo dove tutti convergono da tutto il mondo per decidere, comandare, obbedire. E quest’anno di cose in pentola ce ne sono tante. La prima, il futuro della F.1. In Italia, in occasione del prossimo GP, ci si attende che esploda la bomba delle inchieste della magistratura che hanno già chiuso una prima tranche e non è escluso che si parli anche di F.1. Certo, ci sarebbe il tempo per rendere pubblico tutto entro luglio, ma a ridosso del GP avrebbe più impatto mediatico e quindi c’è da aspettarsi qualche colpo di scena. In Germania, invece, Bernie Ecclestone è indagato per una questione di corruzione nella cessione dei diritti TV della F.1. Le prove a carico di Ecclestone sono in fase di discussione, ma molti temono una condanna del numero 1 della FOM.

Niki Lauda successore di Ecclestone?

Dovesse accadere, per legge tedesca, nessuna azienda germanica può avere rapporti commerciali con un condannato. Vorrebbe dire ritiro dalla F.1 per Mercedes e tutti i fornitori tedeschi, chiusura di piste, diritti TV e altro. In teoria, in pratica non succede nulla perché sono tante e varie le società coinvolte che non potrà mai capitare. Ma può capitare che Ecclestone si faccia da parte e la guerra alla successione è molto forte: «Ho sentito dire che Niki Lauda è pronto a sostituirmi – dice Ecclestone – se c’è un nome pronto io mi faccio da parte subito» ha ribadito alla TV tedesca. Fatto un nome, è come bruciarlo e Bernie ha pensato bene di far fuori anche Niki.

Eppure proprio Montecarlo è il punto di svolta del campionato, dove si decide il futuro della F.1, sia a livello politico, sia per il mercato piloti, sponsor e altro ancora

 

Il vero rivale per la gestione della F.1, però, è un altro… La FIA, col presidente Jean Todt, oltre ai diritti sportivi vorrebbe occuparsi anche della parte commerciale, una torta da 1.100 milioni di euro (esatto, oltre un miliardo) di cui 670 milioni vengono distribuiti alle squadre come diritti di immagine, ma lo statuto attuale della FIA impedisce a un ente no profit di parlare di soldi. Ostacolo aggirato con la nascita di una società apposita, che possa sostituire la FOM. Solo che per farlo occorre che Ecclestone sparisca dalla circolazione. Cosa che accadrà per via naturale o giudiziaria, ma in questo caso la FIA, oltre che avere il potere sportivo avrebbe anche quello economico.

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La F1 quest'anno soffre un vertiginoso calo di ascolti

La guerra sotterranea

Todt ci spera, il resto della F.1 no. E quindi è in corso una guerra sotterranea in cui anche la Ferrari sta giocando la propria partita. Il dietro le quinte dice, infatti, che da quando Todt ha lasciato Maranello diventando il numero 1 della FIA, per la rossa tutto è diventato più difficile, per i regolamenti, le norme e altro ancora. Ma la F.1 insegna che il nemico di oggi diventa l’alleato di domani, e viceversa, per cui i cambiamenti di fronte dipendono spesso dalla cifra con cui ci si mette d’accordo.

Briatore: «Se la F1 non cambia, muore»

E poi ci sono i regolamenti tecnici. Uno dalla vista lunga come Flavio Briatore ha fatto una analisi spietata ma reale: «La F.1 è fallita perché è un prodotto da vendere, ma se non sai a chi venderlo non lo piazzi da nessuna parte. Manca l’analisi di chi è il fruitore finale, di cosa chiede il cliente, che poi sono le TV e gli appassionati, loro vanno avanti per conto proprio, su una strada dove si parlando addosso e la gente che deve vedere le corse, le TV che devono pagare i diritti, spariscono. O cambia l’approccio commerciale e sportivo, o sono destinati a sparire e per farlo devono cambiare le regole, ridurre i costi, togliere potere agli ingegneri, rendere le corse vere e non fasulle come quelle di oggi, attirare i giovani, sfruttare nuove tecnologie per la diffusione delle immagini. Si chiama marketing, e la F.1 è vecchia. O si adegua o sparisce».

Una pizza a 18 euro è roba per pochi, anche se parcheggiano il Ferrari in divieto di sosta, tutti stanno attenti al portafogli di questi tempi

 

Lo dimostra il calo di ascolti TV di oltre il 30 per cento a livello globale, il calo delle vendite merchandising dal 30 al 50 per cento, le tribune vuote, i biglietti VIP da 650 euro per un bar e i 3.500 euro di una terrazza vista gran premio che sotto banco vengono venduti a 300 e 700 euro, i posti barca liberi (chi paga 25 mila euro per tre giorni di approdo?), i ristoranti con prezzi folli pieni solo al sabato sera. Una pizza a 18 euro è roba per pochi, anche se parcheggiano il Ferrari in divieto di sosta, tutti stanno attenti al portafogli di questi tempi. F.1 compresa. E domenica, in Canada, va in scena l’altro aspetto della vicenda: l’attenzione al mercato nordamericano, quello che rende alle Case e che da questa F.1 possono avere solo ritorsioni negative. Si parlerà anche di questo sperando che non ci sia il solito monologo Mercedes.

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