Formula 1, si corre o no? Serve un approccio più chiaro

Formula 1, si corre o no? Serve un approccio più chiaro
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Paolo Ciccarone
Ai tempi del Coronavirus, il management della Formula 1 langue nell'incertezza, lasciando la patata bollente dei rinvii agli organizzatori delle corse. Servirebbe invece un approccio più chiaro
8 aprile 2020

L'ultimo della serie, il GP del Canada, posticipato anche questo dopo il comunicato ufficiale degli organizzatori a Montreal. Ma da fonti nostre, era una decisione già presa da almeno due settimane, come è già presa la decisione sulla Francia e l'Inghilterra. Ma Liberty Media tace, aspetta la conferma ufficiale degli organizzatori. Dopo la non bella esperienza di Melbourne, dove a tutti i costi si è cercato di disputare un GP, nonostante l'epidemia stesse sviluppandosi velocemente, Liberty Media appare bloccata su posizioni attendiste che fanno a pugni con la realtà circostante.

Ad esempio, perché non dire chiaramente che fino a una certa data non si corre e pertanto squadre, sponsor e tifosi possono mettersi l'animo in pace? Perché aspettare questo stillicidio di comunicati degli organizzatori, uno a settimana, quando invece certe cose si sanno da tempo? Voi direte, facile a parlare come giornalisti. Però le nostre fonti ci dicevano di aerei e hotel cancellati per Montreal già due settimane prima che fosse annunciato. E lo stesso ci viene confermato per altre gare. Quindi la filosofia di Liberty Media è quella di lasciare agli organizzatori la patata bollente di dire rinuncio o posticipo. Salvo poi fare altra figura con Montecarlo, perché qualcuno di Liberty ufficialmente aveva detto posticipato, salvo leggere poi il comunicato di AC Monaco che parlava di cancellazione vera e propria.

Da un lato la quotazione in borsa obbliga a una certa cautela. Perché, forse, dire chiaramente che non si correrà per tutto l'anno o per buona parte del 2020, potrebbe influire negativamente sul titolo, che ha già perso oltre il 50 per cento. Dall'altro ci sono esempi di altri organizzatori del motorsport che hanno avuto più chiarezza. La MotoGP e la Superbike (che pure una gara è riuscita a disputarla in Australia) ha detto, tramite Carmelo Ezpeleta, il patron della Dorna, che fino a quando non si trova un vaccino o una cura efficiente, le gare non riprenderanno e quindi tutto il campionato è stato congelato. Stessa chiarezza anche da parte del promotor della F.E, Alejandro Agag, che ha subito bloccato tutte le gare fino a data da destinarsi.

Non solo, è pure intervenuto in maniera concreta nel supporto al personale impegnato nel campionato, con una tantum sui contratti a scopo di compensazione spese. Cosa che Liberty non ha fatto, anzi dal loro comunicato della settimana scorsa, si parla proprio di licenziamenti e disdette di contratti e cassa integrazione nei casi ove si possa applicare. Ecco, con sponsor che non pagheranno per intero i contratti, con aziende che dovranno rivedere i budget e le TV che non pagheranno per qualcosa che non si disputa e tutta una serie di altre problematiche, Liberty attende di capire quando partire. E nell'attesa prende atto che la chiusura dei team F.1 è prolungata di altri giorni oltre ai 21 già stabiliti dalla FIA. Questa indecisione fa male a tutti, e in attesa di sapere quale sarà il prossimo GP posticipato (sembra quasi l'attesa per la nuova autocertificazione del nostro governo...) gli altri sport hanno fatto chiarezza (basket e rugby cancellate le stagioni) e la F.1 langue nell'incertezza.

Un approccio più chiaro, deciso e senza indugi, sarebbe davvero meglio che questa incertezza da corro o non corro, con la margherita che ormai è stata spogliata fino al petalo...

Anche se tutti speriamo che si possa tornare a correre quanto prima, segno che il peggio è passato, la realtà ci dice che non esiste un andamento unico nella pandemia, per cui se in Italia ne usciremo a maggio (ad esempio) non è detto che in Francia prima di luglio sia in ordine e via di questo passo. Lo scenario di cambiare il format di gare (si parla di sabato prove e domenica gara oppure venerdì prove e sabato gara 1 con gara 2 la domenica sulla stessa pista) se farle a porte chiuse o meno, se accogliere la stampa o se ridurre gli accessi, usare o meno le mascherine (immaginate i meccanici al lavoro con le distanze di sicurezza impossibili da mantenere), tutto è nel limbo. Come tutto il resto del mondo. Ma visto che la priorità è la salute, poi il lavoro, la F.1 non rientra certo fra queste due per cui un approccio più chiaro, deciso e senza indugi, sarebbe davvero meglio che questa incertezza da corro o non corro, con la margherita che ormai è stata spogliata fino al petalo...

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