Le Formula 1 più strane di sempre
Ogni stagione o quasi ha avuto il suo “brutto anatroccolo”. Ecco le monoposto più singolari della storia del Circus

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Vi sembra brutta la Formula 1 del 2021 anticipata dalla FIA? Bene, sappiate che nella storia del Circus c'è stato di ben peggio dal punto di vista estetico. Il buon gusto però non sempre va di pari passo con le prestazioni, visto che una macchina da corsa è fatta per andare il più forte possibile, non certo per piacere.
Andando a ritroso fino agli anni '70, epoca d'oro delle soluzioni ardite, una delle monoposto più controverse a detta di chiunque è la celeberrima Tyrrell P34 a sei ruote del 1976 e 1977 opera del progettista Derek Gardner. Pilotata da Jody Scheckter, Ronnie Peterson e Patrick Depailler, ottenne una vittoria (Svezia '76), 14 podi complessivi, 1 pole e 3 giri veloci.
Qualche anno prima aveva fattto scalpore la March 711 del 1971, vettura davvero particolare per la sua ala anteriore soprannominata “Spitfire” (dal nome del caccia della RAF) o “vassoio da the”. Non vinse ma consentì a Ronnie Peterson di piazzarsi secondo al termine della stagione. Fu la prima vettura di F.1 guidata da Niki Lauda. Fu condotta tra gli altri anche da Andrea de Adamich.
Meno fortunata nel 1979 fu la Ensign N179, che si distingueva dalla massa per i suoi tre radiatori che occupavano completamente il muso. L'intento era chiaramente quello di migliorare il raffreddamento. Due le controindicazioni che portarono all'accantonamento di questa soluzione: l'aerodinamicità mediocre e le temperature raggiunte nell'abitacolo, che facevano soffrire il pilota.
Fu brutta ma vincente la Brabham BT46B, detta “fan car” per via del ventilatore sul posteriore che a norma di regolamento doveva servire a migliorare il raffreddamento, ma che nella pratica fungeva da estrattore per creare l'effetto suolo. La soluzione era ispirata dalla Chaparral 2J della Can-Am del 1970 e funzionò fin troppo bene: Lauda stravince il GP di Svezia del 1978 al debutto della monoposto tra le proteste degli avversari che porteranno la Brabham col ventilatore ad essere bandita dopo appena un Gran Premio.
I primi Gran Premi della stagione 1976 vedono in pista una monoposto davvero singolare: è la Ligier JS5, soprannominata “la teiera” per via del gigantesco air box sulla testa del pilota Jacques Laffite. Il regolamento tecnico fu cambiato in corsa inserendo fra le norme l'altezza massima delle monoposto. Così la “teiera” venne accantonata.
Nelle retrovie della stagione 1972 si aggira una monoposto che si fa notare: è la Eifelland E21 di Rolf Stommelen, chiamata “la balena”. Il suo soprannome è dovuto alle sue forme non proprio aggraziate e al cosiddetto “periscopio”, un pilone davanti la testa del pilota che sorreggeva un unico specchietto posteriore.
Nel 1983 il regolamento ha vietato l'effetto suolo ma permette un escamotage: moltiplicare gli alettoni. All'alettone supplementare sopra il motore ricorrono diverse scuderie. Una di queste nella griglia del 1983 è la Toleman TG183B, passata alla storia come la prima monoposto di Ayrton Senna.
La Tyrrell Benetton 012 “Boomerang” dello stesso anno fu l'(infelice) intuizione della scuderia dii Ockham per cercare di massimizzare l'effetto downforce. Sul design degno di un bombardiere Stealth dominava l'ala posteriore detta a boomerang. In teoria l'andamento negativo del profilo serviva per ottenere l'effetto di un'ala più larga, nella pratica si tradusse in una complicazione inutile. Fu infatti impiegato solo nelle prove libere.
Il GP di Monaco, con le sue basse velocità che costringono i tecnici alla ricerca della massima deportanza, può avere effetti sorprendenti. Arrows si presenta all'edizione 2001 con una vistosa ala supplementare posizionata in corrispondenza dell'asse anteriore della Arrows A22. La soluzione non è totalmente inedita. A fine anni '60 la utilizzano alcune monoposto, ma viene abbandonata per la sua pericolosità in caso di distacco. Verstappen e Bernoldi si piazzano rispettivamente ottavo e nono, ma senza l'alettoncino supplementare, giudicato pericoloso e dunque rimosso prima del semaforo verde.
La Williams FW26 si guadagnò il soprannome di “tricheco” per via del doppio pilone deputato a sostenere l'ala anteriore. La vettura disputò la stagione 2004 con Juan Pablo Montoya e Ralf Schumacher, sostituito da Antonio Pizzonia e Marc Gené per 6 GP causa infortunio. A partire dal GP d'Ungheria la monoposto riceverà un muso più convenzionale.
Tutte le Formula 1 della stagione 2008 sono un tripudio di flicks, ali, alettoncini, winglet e chi più ne ha più ne metta. A guardarle oggi, tutte caratterizzate dalla tipica ala anteriore “a cucchiaio”, sembrano più moderne delle odierne, ma certamente molto meno aggraziate. Nel 2009 il regolamento sarà cambiato nell'ottica di semplificare la parte aerodinamica. Nella foto la Ferrari F2008.
Non meno brutte sono le monoposto della stagione 2014: la quasi totalità è accomunata dal “nasone” o “proboscide” che permette di rientrare nelle misure regolamentari. Molti team la adottano, mentre Ferrari e Mercedes riescono con un doppio supporto a mostrarsi più armoniose. Il record di bruttezza di quell'anno è senza dubbio della Caterham CT05, soprattutto nella configurazione ad alto carico.
Da citare ed approfondire nell’articolo, almeno queste F1.
In ordine di apparizione:
Bugatti 251, 8 cilindri in linea trasversale
Honda RA202, raffreddamento ad aria e magnesio
Lotus 63, 4 ruote motrici
Lotus 56, il cuneo deportante incidente spinto dalla turbina
March 2-4-0, lo dicono i numeri
Ferrari 312 B3 Spazzaneve, dalla B alle T
Lotus 80, i semitubi Venturi e le minigonne rastremati
Lotus 88, il doppio telaio mobile
Williams FW08B, la tre assi con semitubi Venturi prolungati a diffusore
Arrow A2, semitubi Venturi al cockpit e cambio inclinato
Brabham BT55, skate car
Avevo almeno una decina di modellini di varie scale.
Anche la Ferrari a metà anni 70 sperimentò, sulla T2 o T3, le sei ruote.
A differenza della Tyrrel erano gemellate al posteriore.
Non so proprio cosa i progettisti pensavano di ottenere ma, come ha scritto Roby, almeno quella volta c'era la possibilità di sperimentare soluzioni alternative, magari non sempre vincenti o competitive, ma che indubbiamente caratterizzavano le vetture sulla griglia di partenza a differenza di quanto accade adesso.
Comunque la Chapparal era veramente oscena!