Michael Schumacher, Storia in F1: le manovre Top & Flop [video - foto]

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Compie 50 anni l'ultimo vero asso del volante nel secolo scorso del Motorsport. Ripercorriamo le sue manovre in pista più toste, riuscite o meno, con la F1 dei tempi d’oro
29 dicembre 2018

Punti chiave

Sono davvero pochi, quelli che possono realmente e precisamente dire come stia Schumi nel giorno del suo cinquantunesimo compleanno, che sarà a breve, il 3 gennaio 2020. Tutti invece ricordano quella sensazione di sei anni fa: 29 dicembre 2013, Michael che cade sulle nevi sciando e lascia un vuoto incolmabile, con traumi che pur da velocità insignificante, per uno che ha corso in F1, lo tolgono dalla scena e soprattutto dalla sua “normale” vita. Proprio uno come lui, che era sportivo maniacale e instancabile, sempre attivo, si trova invece fermo, ai box. Una scena pubblica che in pista, nel Mondiale F1, non lo vedeva certo più primo attore, ma che ricordiamo con piacere oggi, nei suoi molti passaggi “al limite”.

Chi ha una certa età non può non ricordare le passioni che Schumi ha acceso, in rosso e non solo, da pilota prima giovane e fin troppo combattivo, poi maturo, blasonato, invidiato persino e... Altrettanto combattivo. Una carriera lunga, con sette sudati titoli, dove agli infiniti e meritatissimi applausi, si sono sommate alcune critiche, specie dei rivali, per certi soprassi troppo duri, per molte partenze non rigidamente lineari tra il semaforo e la prima curva, e via dicendo. Sceso dalla mitica C11 per salire in monoposto, da subito compie grandi gesta in pista, all’ombra del semi-dio Senna (perché in Asia molti lo reputavano tale, nel vero senso del termine, ndr): un debuttante che diventa consumato e scaltro pilota titolato, in breve e che ci ha provato ancora, a oltranza, senza poter più essere vincente, a fare il suo amato mestiere dentro un abitacolo.

La prima F1 di Schumi, quella che gli diede Eddie Jordan
La prima F1 di Schumi, quella che gli diede Eddie Jordan

Ecco qui allora una breve carrellata, non una Top10 assoluta, ma fatta comunque di episodi mitici: esempi di ineguagliabile bravura ma anche molti "borderline". Sono solo alcune delle grandi gesta di Schumi in pista, certo, ma servono a ricordare quanto ci sapeva fare il tedesco al volante. Con impegno e dedizione che partivano già fuori dalle piste (es. allenamenti sopra la media dei tempi) ma anche astuzia se necessario e ovviamente, grande capacità tecnica.

Unico limite, spesso, non vederci troppo bene all’orizzonte. Per finta ovviamente, il non vedere bene quel rischio esagerato, che pur lo ha messo KO dopo qualche incidente di pista (il più grave e noto nel ’99 su Ferrari, ma ne ebbe persino in moto) ma poi sempre e ancora in abitacolo: con un motore da spremere e le emozioni da rincorrere, da superare.

Un giovane Schumi condivide il podio con quello che in qualche modo gli ha passato il testimone: Ayrton Senna
Un giovane Schumi condivide il podio con quello che in qualche modo gli ha passato il testimone: Ayrton Senna

Schumacher Top10

CAPOLAVORI&BORDERLINE. Non sono certo queste accuse, al pilota che meglio di altri suoi contemporanei ha reso più popolare, più emozionante e grande in senso generale, non solo la Ferrari e la F1, ma il Motorsport stesso. Quando le telecamere non riprendevano tutto e sempre, state certi che di episodi borderline ce ne sono stati anche per i più grandi “lord” del volante. La scaltrezza, misurata al limite, con capacità di gestire un’auto da corsa, è parte del DNA vincente di un campione. Come vogliamo ricordare è stato Schumacher.

1991. “Scatto sgradito”. Già nel suo primo GP in F1, con la verde Jordan al posto di Gachot, il tedesco compie manovre che non piacciono a tutti. Quali? Premere troppo il gas! A chi piacerebbe vedere uno che non ha mai corso in F1 qualificarsi bene, sulla pista più difficile del campionato e passare al via delle auto più prestanti? Tanto per non citare chi lo ha criticato, accusandolo subito di partenza anticipata, ricordiamo quali erano i piloti davanti a Schumi in quella sua prima griglia di partenza F1: Ayrton Senna, Alain Prost, Nigel Mansell, Gerhard Berger, Jean Alesi e Nelson Piquet.

1994. “Toccata iridata” prima della conclusione di un GP Australia, che era anche ultima gara dell'anno, con ancora in ballo il titolo tra la Williams di Damon Hill e la Benetton di Schumacher. Il tedesco tocca, dopo essere rientrato in variante con la sua Benetton danneggiata da un’uscita, l’auto inglese pronta a superarlo. Monoposto di Schumi su due ruote, poi ferma, ma soprattutto Hill che resta danneggiato anch’esso lasciando che Schumi diventi per la prima volta campione del mondo di F1.

1995. Il trionfo al Nurburgring sotto la pioggia è incredibile, Michael domina con la Benetton una gara tormentatissima e si prende persino applausi dal suo acerrimo rivale Hill, fermo a bordo pista.

1996. Quella del GP di Spagna, sotto una pesante pioggia, è ricordata come una delle migliori vittorie di Schumi sul bagnato, oltre che la sua prima in Rosso. Il tedesco aprì il capitolo più noto della sua carriera, quello di vincente in Ferrari, dando oltre due secondi a tutti in quanto a giro veloce su pista bagnata.

1997. GP Europa a Jerez. La nota ruotata, ancora per una lotta che vale il titolo mondiale, come nel 1994, ancora una volta contro una Williams. È però la monoposto del rivale, Villeneuve, a proseguire meglio la corsa e vincere il titolo questa volta.

Schumi a fine carriera, con la Mercedes, non si tira indietro battagliando per posizioni di rincalzo
Schumi a fine carriera, con la Mercedes, non si tira indietro battagliando per posizioni di rincalzo

1998. A Spa si rischia grosso quando piove, ma questa volta si rischia anche ai box, di prender pugni. Nel GP Belgio la rossa può dominare ma contro la visibilità scarsa, a pieno gas, servirebbe la vista di superman. Ostacolato in maniera spropositata dalla McLaren del "rivale" (molto più lento e nemmeno in lotta per la posizione) David Coulthard, Schumi lo tampona violentemente causa una differenza di velocità eccessiva. I nervi si scaricano dopo che entrambi abbandonano la gara, con il tedesco che, su tutte le furie, viene trattenuto a malapena dall’allora DS Ferrari, Stefano Domenicali.

2002. Al GP Austria i critici di Schumi e soprattutto chi non tifa Ferrari può sfogarsi, dopo una manovra non certo “cattiva” in senso stretto e che farebbe chiunque, anche un novizio: superare l’auto che, al comando, ti cede la vittoria poco prima dell’arrivo. Peccato che fosse il compagno in Ferrari, Barrichello, ad "alzare" il piede non causa guasto ma per fare vincere Schumi.

2003. In Austria si ricorda una dei capolavori di Schumi, durante un GP che vede il ritorno dopo anni sul tracciato di Zeltweg. Michael è tanto carico e preciso da sopravvivere a due ripartenze, poi tanto tenace da recuperare a un ritardo nel pit-stop Ferrari con persino le fiamme sulla sua rossa, vincendo.

2006. Al GP di Montecarlo, il Principato e soprattutto i box si dividono tra Schumi e Alonso. Non però in gara, non per un contatto, ma in qualifica: quando il tedesco parcheggia la sua monoposto in modo che il giro veloce di Alonso, lanciato verso una possibile pole position, resti compromesso.

2010 (x2). In quel di Monaco, sul pericoloso ma principesco kartodromo, Schumi mostra di che pasta è fatto come e più di un ragazzino affamato, sorpassando alla penultima curva la Ferrari di Alonso nel momento in cui mai lo spagnolo se lo sarebbe atteso, per ottenere il sesto posto (poi sanzionato). Al GP Ungheria Schumi battaglia con la Mercedes ancora per posizioni di rincalzo, ma è tosto come sempre e chiude in maniera molto dura, troppo per i giudici di gara, la strada alla Williams di Barrichello, che lo accuserà poi apertamente di avere corso rischi esagerati.

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