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Lando Norris si è preso la testa del mondiale piloti nel momento in cui la sua, di testa, ha finalmente cominciato a dargli tregua. Nel weekend di gara del Gran Premio del Messico 2025 di Formula 1 non ha sbagliato nulla, a cominciare dallo splendido giro in Q3 per continuare con la partenza, quando è riuscito ad avere ragione di avversari agguerriti ingarbugliati in un caos pazzesco. Dalla sua aveva un’arma potentissima, la McLaren MCL39, che ha fatto di Città del Messico il terreno di caccia ideale per diversi motivi.
Il primo è indubbiamente la capacità di garantire un raffreddamento adeguato per i componenti vitali della monoposto anche su una pista che, vista la rarefazione dell’aria, complica questo compito. Gli altri erano in pista con ampie branchie per non far soffocare la power unit, mentre in McLaren si sono concessi il lusso di una maggiore efficienza aerodinamica tenendo quasi sigillata la MCL39. Il secondo riguarda la gestione delle gomme, resa ancora più facile da due fattori che riguardano direttamente Norris.
Lando si è preso il diritto di viaggiare in aria pulita con una partenza convincente. E la sua guida efficace in condizioni di scarso grip ha fatto sì che il posteriore della sua MCL39 non scivolasse troppo, finendo per surriscaldare le gomme, con tutte le conseguenze del caso. Quanto sia importante avere strada libera davanti lo dimostra anche il poderoso stint di Max Verstappen con le rosse. Dopo un purgatorio fatto di lift and coast con le medie, il campione del mondo in carica si è potuto produrre in un inseguimento su Charles Leclerc che avrebbe molto probabilmente sortito l’effetto sperato se Carlos Sainz non avesse causato una Virtual Safety Car nelle fasi finali della corsa.
A Verstappen va dato il merito di aver creduto fino in fondo alla possibilità di incrementare il bottino in un weekend difficile, sfruttando la strategia a una sosta che ha premiato i primi tre classificati. Leclerc, dal canto suo, è stato indubbiamente aiutato dalla Virtual Safety Car nel mantenere la seconda posizione, ma ha sfruttato efficacemente la SF-25 in un fine settimana di gara in cui l’asfalto liscio ha lenito i problemi di controllo della piattaforma della monoposto, consentendo al team di sfruttarla in modo efficace, pur con il lift and coast del caso.
Non può invece dirsi soddisfatto Lewis Hamilton, le cui speranze di cogliere un podio sono state strozzate sul nascere da una penalità salata. I 10 secondi comminati al sette volte campione del mondo per non aver seguito la corretta procedura di attraversamento della via di fuga sembrano maiuscoli se si considera la mano leggera avuta per gli altri episodi al limite. Ma in questo caso non c’era solamente il problema di aver guadagnato un vantaggio, ma anche di essere stato protagonista di una manovra potenzialmente pericolosa.
Ben più pericoloso di quello che ha combinato Hamilton, comunque, è un episodio non trasmesso in diretta durante il GP che ha visto protagonista Liam Lawson. Il neozelandese della Racing Bulls ha incontrato sul suo cammino due commissari di pista che stavano attraversando il tracciato. Si è sfiorata una tragedia indicibile per una leggerezza clamorosa, passata sottotraccia in una gara vivace, ricca di episodi da raccontare e ravvivata da scelte strategiche diverse, con molti piloti orientatisi su una strategia a due soste. Il primo classificato di questi è Ollie Bearman, autore di una prestazione maiuscola con la sua Haas. Non ha mai perso il controllo della situazione, nonostante fosse tallonato da piloti con una monoposto più efficace della sua.
Tutt’altro che ottimale è stata invece la strategia di casa Mercedes. Un George Russell ai limiti dell’isteria ha ripetutamente chiesto un avvicendamento con Andrea Kimi Antonelli, nella convinzione, poi rivelatasi errata, che avesse un ritmo nettamente migliore rispetto al compagno di squadra. Era solo un’illusione dovuta all’effetto del DRS, come spesso capita in questo ciclo tecnico. E così, invece di andare a prendere Bearman, la Mercedes ha perso la posizione su Piastri. È stata apprezzabile l’assertività di Antonelli nel pretendere lo scambio di posizione nel momento in cui le tesi di Russell si sono sgretolate di fronte alla realtà dei fatti.
Piastri si è lasciato scivolare la leadership del mondiale dalle mani così come ha lasciato scivolare il posteriore di una monoposto che in condizioni di grip basso non riesce proprio a guidare in maniera efficace. La MCL39 lo ha aiutato, consentendogli di tallonare gli avversari senza avere problemi di surriscaldamento, né un degrado spiccato delle gomme. Ma il suo passo, anche tenendo conto del fatto di girare nell’aria sporca degli avversari, è stato insufficiente. È una debolezza, quella mostrata da Piastri, che gli ha presentato un conto molto salato.
Ora al comando del mondiale c’è Lando Norris. Il punto di vantaggio nei confronti di Piastri è tutto e niente, in un momento in cui è ancora davvero tutto possibile. Ma ora lo scenario per Lando cambia. Prima aveva tutto da guadagnare, visto il vantaggio di Piastri. Ora ha tutto da perdere, e rischia di sentire il peso della concreta possibilità di vincere il mondiale per la prima volta in carriera. Ha detto di aver lavorato su sé stesso, sulle sue fragilità. E in una situazione attivante come questa, deve dimostrare di poter essere sempre il pilota calmo ed efficace che è stato in Messico.