Vi racconto Schumacher, terza puntata: Heiner Buchinger

Vi racconto Schumacher, terza puntata: Heiner Buchinger
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Paolo Ciccarone
In questa miniserie firmata dal nostro inviato in Formula 1 Paolo Ciccarone ripercorriamo i retroscena della carriera di Michael Schumacher nelle parole dei personaggi che più gli sono stati vicini dopo i suoi familiari. Parla il suo primo addetto stampa: Heiner Buchinger
3 gennaio 2019

Fra i piloti moderni Schumacher è stato il primo a enfatizzare la figura di un addetto stampa. Prima di lui solo Ayrton Senna aveva una sorta di portavoce, Betice Asumpcao, diventata poi la moglie di Patrick Head dopo la tragedia di Imola del 1994. A differenza di Senna, però, Schumacher delegava quasi tutto ai propri addetti stampa. Mentre il brasiliano parlava con tutti in portoghese, inglese, francese e italiano e a seconda della nazione della stampa sottolineava alcuni punti (per esempio con gli inglesi polemizzava con la McLaren, con i francesi dava delle stoccate a Prost, con gli italiani sottolineava la Ferrari), Schumacher parlava solo inglese e tedesco.

L'italiano lo ha imparato ai tempi della Ferrari per capire cosa dicevano i meccanici, coi quali ha legato molto. E paradosso assoluto, quando è tornato in F.1 con la Mercedes parlava più italiano nelle interviste di quanto non lo avesse fatto ai tempi della Ferrari. All'epoca quello che diceva veniva registrato e poi ripreso e divulgato da Sabine Kehm, ma in precedenza, ovvero dal 1995 e fino alla fine del '99, era un giornalista tedesco come Heiner Buchinger a farsi carico dei pensieri e delle parole di Michael. L’accordo fu sciolto dopo le polemiche della stagione '99, quella in cui Schumacher si fratturò la gamba a Silverstone.

Per non creare contrasti con la Ferrari, Michael fu costretto a fare a meno di Heiner, che peraltro andò a lavorare col fratello Ralf alla Williams. Buchinger, però, è stato il prototipo del giornalista del futuro. Nessuno ha mai svolto prima di lui il compito di interfaccia fra il pilota e la stampa. 

1999: Schumi attorniato dai cronisti. La pressione dei media è stata una costante della sua carriera, ma secondo Buchinger non lo ha mai messo in crisi
1999: Schumi attorniato dai cronisti. La pressione dei media è stata una costante della sua carriera, ma secondo Buchinger non lo ha mai messo in crisi

Dal febbraio 1995 Buchinger ha rappresentato l’alter ego di Michael Schumacher, un alias cui ricorrere quando si cerchi un legame col pilota tedesco, tutti i giorni, più volte al giorno. Il rapporto con la stampa è fondamentale per l’impresa commerciale rappresentata da Michael Schumacher. E’ la sua immagine quella che si vende e che fa vendere. I mass media costituiscono il veicolo più efficace per diffondere questa immagine. Per questo lato commerciale della carriera di Schumacher, è stato il manager Willi Weber a consigliare Schumi di assumere un giornalista specializzato come addetto stampa. La pressione dei media su Schumacher è infatti enorme e macina tutto. 

Un esempio? Nel GP del Brasile del '96 Corinna adottò un cagnolino. Racconta Heiner: «La stampa tedesca dedicò più righe al cane che all’altro pilota tedesco di F.1, Heinz Harald Frentzen. Spero che Heinz non si offenda, ma questo è il sintomo di quale sia l’interesse con cui i giornali trattano ogni persona, ogni animale o cosa che sia in relazione a Michael Schumacher », racconta.

Tanta pressione potrebbe far saltare i nervi al pilota, ma Heiner, che lo ha seguito all’inizio, sfata questa impressione: «Michael è uno molto controllato, solo una volta, con la stampa inglese, andammo vicino alla rottura. Gli avevano dato del topo di fogna, poi ci fu un chiarimento». 

Quali furono le prime parole che le disse Schumacher quando l’assunse come addetto stampa? «Nessuna, pensò che essendo un giornalista sarei stato capace di trattare con dei colleghi». L’avventura poi finì, perché? «Ci furono delle diverse interpretazioni su alcune dichiarazioni di Michael nella stagione '99. La Ferrari chiese ed ottenne il mio licenziamento perché non in sintonia con il loro ufficio stampa. Michael mi disse che gli dispiaceva, ma doveva troncare il nostro rapporto perché a Maranello non volevano. Sono cose che succedono, capisco perfettamente le difficoltà di un certo lavoro».

Heiner è stato però reintegrato da Willi Weber come addetto stampa di Ralf Schumacher, che correva con la Williams BMW. Dal nuovo ruolo Heiner ha tratto giovamento, ma parlando con alcuni colleghi, ogni tanto, poteva sottolineare alcune cosette non proprio lineari che accadevano alla Ferrari. D’altronde, non gli mancavano le fonti…

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