Vi racconto Schumacher, prima puntata: Willi Weber

Vi racconto Schumacher, prima puntata: Willi Weber
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Paolo Ciccarone
In questa miniserie firmata dal nostro inviato in Formula 1 Paolo Ciccarone ripercorriamo i retroscena della carriera di Michael Schumacher nelle parole dei personaggi che più gli sono stati vicini dopo i suoi familiari. Parla il suo manager storico: Willi Weber
3 gennaio 2019

Se non fosse stato per lui e la sua testardaggine, Michael Schumacher oggi sarebbe solo uno dei tanti ragazzi appassionati di macchine della zona di Kerpen. Invece grazie all’investimento di Willi Weber, che gli pagò la prima stagione in F.3, e alla tenacia di questo sessantenne tedesco Michael Schumacher è diventato quello che è: il campionissimo della F.1. Un campione oggi in difficoltà eppure ancora amatissimo a cinque anni dalla sua uscita di scena che vi raccontiamo attraverso le testimonianze di alcuni dei personaggi che gli sono stati più vicini nella sua carriera. 

«Devo dire che quando ho conosciuto Michael avevo qualche anno di meno – scherza oggi Willi Weber – e da allora siamo cresciuti insieme. Abbiamo fatto esperienze, imparato molto strada facendo. Quando lo conobbi era un ragazzino, oggi è un uomo completo, un professionista affermato, unico nel suo genere. Fino al 1991, quando debuttò in F.1, la nostra vita era normale. Poi, da quel momento in poi la nostra vita ha subito una accelerazione tale che solo la F.1 può dare. Non nascondo che si sia formato un rapporto speciale, da manager a pilota iniziale, oggi è un rapporto di amicizia molto stretto, la relazione con lui è unica. Stare vicino a Michael non è difficile, è un ragazzo diretto, determinato e concentrato in quello che fa. Non nascondo che anche la mia vita sia cambiata, ma soprattutto dal punto di vista umano. Michael è uno che ti coinvolge. Lavorare con lui ti mantiene giovane, ti dà ritmo».

L’umorismo non difetta a Willi Weber, ma proprio perché ha imparato a fare il manager insieme a Michael Schumacher, non nasconde di aver commesso degli errori: quale è stato lo sbaglio maggiore commesso durante la carriera di Schumacher? «Di sicuro ho sbagliato a non fare pagare di più Flavio Briatore… A pensarci oggi credo che avremmo dovuto chiedergli più soldi! Scherzi a parte, alla Benetton e con Briatore abbiamo passato cinque anni meravigliosi e irripetibili. E’ stato lì che abbiamo gettato le basi per il Michael Schumacher di oggi».

Essere il manager di Michael Schumacher significa occuparsi della logistica, del management, organizzare gli appuntamenti, stipulare i contratti, essere intermediario fra Michael e gli sponsor, tra il team e Michael. E’ una discreta mole di lavoro, ma anche una posizione di enorme potere dato che è proprio lui, Wilheim Weber, detto Willi per gli amici, ad assumere le decisioni fondamentali per il funzionamento dell’impresa che ruota attorno al nome e all’immagine del pilota tedesco.

Il contratto che legava le fortune di Schumacher a quelle del suo manager durava dieci anni (è scaduto quindi nel 2006, data fatidica nei rapporti di Schumi con la Ferrari). L’accordo prevedeva per Weber una percentuale del 20 per cento sui guadagni. E quando il manager tedesco lo dice, sottolinea la parola “solo” del 20 per cento. Se gli si fa notare che l’avverbio “solo” potrebbe anche apparire poco appropriato, soprattutto alla luce delle cifre che girano attorno a Michael Schumacher, superiori ai 50 milioni di Euro all’anno, Willi Weber dissente con garbo: «Perché normalmente le percentuali pretese dai manager si aggirano mediamente su valori superiori, sul 30-35 per cento sono la normalità in F.1. E poi c’è da considerare il rischio… ».

Schumacher "a colloquio" con Gianni Agnelli. Foto: Filippo Di Mario
Schumacher "a colloquio" con Gianni Agnelli. Foto: Filippo Di Mario

Il rischio fa parte della vita di Weber. Ha accumulato una piccola fortuna esercitando il “rischio di impresa” nella gestione di una catena di locali pubblici in Germania. Secondo le malelingue si tratterebbe di locali a luci rosse e una leggenda metropolitana, fatta circolare nei box, voleva anche Willi Weber come protagonista di alcuni film hardcore. Poco male e beato lui, si potrebbe dire. Fatto sta che il capitale accumulato nelle attività di gestione di locali pubblici in Germania è stato investito in un piccolo team di F.3, il WTS.

Willi Weber può vantare anche dei piccoli trascorsi da pilota, ma se oggi nel mondo dell’automobilismo è conosciuto, lo si deve alla sua attività di manager. Da quando Weber ha messo sotto contratto Michael Schumacher, nel 1989, si è occupato di tutte le attività del pilota tedesco: «C’è da dire che tra noi il rapporto è stato di completa fiducia. E’ rarissimo che io coinvolga Michael in qualche problema commerciale. Normalmente sono in grado di interpretare perfettamente lo stile Michael Schumacher. Michael è un ragazzo giovane, entusiasta, capace di lavorare ventiquattro ore al giorno, un vincente di natura… questo è il carattere che cerco di trasferire in ogni prodotto commercializzato nella sua linea».

La gestione Weber non conosceva confini: responsabile delle pubbliche relazioni, dei rapporti con la squadra, del settore commerciale, dei legami con gli sponsor. Weber aveva sotto contratto "solo" due piloti di F.1: «Sì, erano solo due ma uno si chiamava Michael Schumacher, il pilota più grande della storia della F.1. L’altro era suo fratello Ralf, che rappresentava per me il miglior pilota del futuro». Come dire che l’avvenire di Willi Weber è assicurato. Al venti per cento, ovviamente…

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