Anche il viceministro Pichetto contro la transizione troppo rapida fissata per l'auto

Anche il viceministro Pichetto contro la transizione troppo rapida fissata per l'auto
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Il Viceministro allo Sviluppo Economico, Pichetto conferma per l’automotive un ruolo importante e strategico per il Paese. Qualche dubbio sui tempi dettati da Fit for 55
27 ottobre 2021

Dopo il lungo e apprezzato intervento del ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, alla prima parte di #FORUMAutoMotive, la seconda giornata è stata conclusa da un’intervista a Gilberto Pichetto, curata da Pierluigi Bonora. Una prima rassicurazione Pichetto l’ha fornita in materia di legge di bilancio, che “lascerà spazio all’automotive, perché è un settore strategico, con una quota importante di lavoratori interessati. Dobbiamo assolutamente accompagnare il cambiamento. Abbiamo previsto un investimento per mantenere gli incentivi con uno stanziamento di un miliardo, in linea con quanto fatto nel 2021. A fianco degli incentivi ordinari è indispensabile un fondo di transizione, accompagnato da un piano decennale per la trasformazione del sistema”.

“Oltre al tavolo per gli incentivi, c’è quello per il mercato, e un terzo tavolo da condividere, che riguarderà la distribuzione. Non riguarda solo il mio dicastero, ma i tre direttamente interessati, che devono collaborare. E la volontà per farlo c’è, perché tutti vogliono contribuire a risolvere il problema”.

Non è mancata una precisazione sulla scarsa durata degli aiuti: “Il caos degli ultimi tempi è stato causate da stime effettuate sugli anni precedenti falsati dalla pandemia, che hanno determinato mancate coperture. Non abbiamo dimenticato il bonus ricambio dedicato all’acquisto di auto usate, nato dalla necessità di svecchiare il parco, che in prospettiva di cambiamento deve passare il più rapidamente da Euro 0 e 1 a Euro 5 e 6”.

Sul programma Fit for 55, che fissa proposte legislative per il raggiungimento del green deal Picchetto dice che “Il termine fissato è troppo stretto, rischia di portare un cambiamento violento che potrebbe causare danni sociali pesanti. Bisogna stabilire un calendario tenendo conto che l’Europa rappresenta solo l’8 per cento delle emissioni mondiali, il resto arriva da altre regioni, che peraltro stanno crescendo. Il cambiamento di pelle in tempi stretti richiede un accompagnamento, tutte le “espulsioni” devono essere compensate con una riconversione produttiva, questa è la vera sfida. Per farlo è necessario un fondo per la transizione dedicato, che non può essere costituito dagli strumenti ordinari che abbiamo a disposizione. Dobbiamo, inoltre, tenere presente che non è detto che nascano altre forme di alimentazione nei prossimi 14 anni”.

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