Ayrton Senna: la McLaren del GP del Brasile 1991 all’asta

Ayrton Senna: la McLaren del GP del Brasile 1991 all’asta
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Ci sono poche auto così iconiche da poter catalizzare l’attenzione di intere generazioni. Senna, con questa MP4/6, ha fatto impazzire il Brasile e conquistato il mondo
5 novembre 2025

Non capita spesso di poter raccontare di aste così: la McLaren MP4/6 con cui Ayrton Senna vinse il Gran Premio del Brasile 1991 finisce all’incanto. Non una McLaren qualunque, ma proprio quella con cui, a Interlagos, riuscì finalmente a vincere davanti al suo pubblico. RM Sotheby’s la mette in vendita con una stima che gira tra i 12 e i 15 milioni di euro. E la cifra, per quanto alta, non suona fuori luogo: è uno di quei rari casi in cui non si può acquistare un momento preciso della storia della Formula 1.

Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1991, Formula 1 ancora “dura e pura” nell’immaginario di tanti: motori che urlano, elettronica quel tanto che basta, piloti riconoscibili anche dal casco e non solo dal numero, e squadre che sembravano uscite da un manuale di ingegneria e da un film allo stesso tempo. La McLaren MP4/6 era una delle regine del periodo: telaio in carbonio, aerodinamica pulita, e soprattutto il V12 Honda 3.5 litri che è rimasto nel cuore di molti per il modo in cui saliva di giri. Non era una macchina bella solo da guardare: era efficace. Con quella monoposto Senna vinse il Mondiale.

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Il GP del Brasile, però, era una faccenda personale. Senna in casa non era mai riuscito a chiudere il cerchio. Quella domenica, invece, sì. La gara la conosciamo: condizioni toste, Interlagos pieno, e a un certo punto il cambio che inizia a fare i capricci. Non era la sceneggiatura perfetta, era la realtà di una F1 che ogni tanto ti metteva alla prova. Senna non cercò alibi: tenne lì la macchina e la portò al traguardo.

Perché allora oggi questa McLaren vale così tanto? Perché è una di quelle rare volte in cui la tecnica e il racconto si sono allineati. Da una parte c’è una monoposto importante dal punto di vista ingegneristico, espressione di un’epoca in cui Honda investiva forte e McLaren vinceva. Dall’altra c’è un pilota che ha conquistato il cuore di generazioni. Senna era amato da chi seguiva la F1 ogni domenica, ma piaceva anche a chi la F1 la vedeva una volta ogni tanto. Aveva carisma, un modo suo di stare davanti alle telecamere, un rapporto fortissimo con il Brasile.

Ecco perché questa non è un’asta solo “per addetti ai lavori” ma è una di quelle notizie che possono interessare anche chi oggi guarda le gare da Instagram. Perché quella McLaren è una specie di ponte: appartiene al mondo dei collezionisti, certo, ma racconta un momento che abbiamo visto tutti almeno una volta nelle clip, nei documentari, nei post celebrativi del 1° maggio. È l’epoca con i colori giusti, le grafiche giuste, i caschi giusti. L’epoca che oggi viene ripescata di continuo, perché visivamente funziona ancora.

Dal punto di vista puramente tecnico, chi se la porterà a casa si troverà davanti a una monoposto che è un manuale vivente di F1 primi anni ’90: monoscocca in composito, sospensioni push-rod, motore V12 longitudinale posteriore, gestione ancora “umana” delle funzioni di bordo. È un oggetto che puoi guardare mezz’ora di fila solo per il modo in cui sono disposti i componenti. Ma il punto è che non è “solo” questo: è la macchina con cui Senna ha finalmente vinto in Brasile. E questa cosa, piaccia o no, ne raddoppia o triplica il fascino.

Chiaro, non è un oggetto che finirà a fare il track day di domenica, è una macchina da tenere come si tiene un’opera d’arte. Ma è un’opera d’arte che racconta una storia chiara: un pilota al massimo della carriera, una squadra al top, un Paese che aspettava quella vittoria e una Formula 1 che aveva ancora quel sapore un po’ fisico, pericoloso e immensamente romantico.

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