Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Stellantis ha annunciato un piano di investimento record da 13 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per aumentare del 50% la produzione negli Stati Uniti e creare oltre 5.000 nuovi posti di lavoro tra Illinois, Ohio, Michigan e Indiana. Si tratta della più grande operazione nella storia centenaria del gruppo nato come Chrysler Corp., e rappresenta una svolta strategica per il nuovo CEO Antonio Filosa, che ha posto la crescita nel mercato americano come priorità assoluta.
Il piano prevede cinque nuovi modelli, un motore inedito e il rilancio dello stabilimento di Belvidere, Illinois, chiuso nel 2023, che tornerà operativo nel 2027 per costruire le nuove Jeep Compass e Cherokee. Filosa ha dichiarato che la scelta di riportare la produzione negli USA risponde a un chiaro obiettivo: “Crediamo fortemente nelle persone, nei nostri concessionari e nella manifattura americana.”
Oltre al ritorno della Compass e della Cherokee, il piano include investimenti mirati per rafforzare i marchi più redditizi del gruppo. In Ohio, Stellantis destinerà 400 milioni di dollari alla produzione di un nuovo pick-up di medie dimensioni Ram, che sarà assemblato a Toledo a partire dal 2028, creando 900 posti di lavoro.
In Michigan, lo stabilimento di Warren Truck Assembly produrrà un nuovo SUV di grandi dimensioni, disponibile in versione ibrida range-extended o a benzina, mentre a Detroit verrà realizzata la prossima generazione della Dodge Durango, prevista per il 2029.
A Kokomo, Indiana, verrà prodotto un nuovo motore a quattro cilindri dal 2026, grazie a un investimento di 130 milioni di dollari. Tutti questi progetti fanno parte di una strategia più ampia che prevede 19 aggiornamenti di prodotto entro il 2029, confermando la volontà del gruppo di mantenere una forte presenza industriale negli Stati Uniti.
Se gli Stati Uniti festeggiano, il Canada perde terreno. Con il ritorno della Compass e della Cherokee negli stabilimenti americani, Stellantis ha cancellato i piani di produzione a Brampton, Ontario, suscitando la reazione dura del sindacato Unifor. La presidente Lana Payne ha accusato l’azienda di “sacrificare i posti di lavoro canadesi sull’altare di Trump”, chiedendo l’intervento del governo per salvare la fabbrica.
Stellantis, però, ha rassicurato sul futuro canadese: verrà aggiunto un terzo turno alla fabbrica di Windsor per aumentare la produzione del Chrysler Pacifica e della nuova Dodge Charger Sixpack, ma il riassetto produttivo segna comunque un ridimensionamento del ruolo industriale del Canada nel piano nordamericano. Il presidente del sindacato americano UAW, Shawn Fain, ha definito la decisione “una vittoria per i lavoratori USA e la dimostrazione che i dazi mirati possono riportare a casa migliaia di posti di lavoro”.
Dopo anni di calo delle vendite negli Stati Uniti, Stellantis cambia passo. Il nuovo CEO Antonio Filosa ha imposto una visione chiara: “Crescere significa ascoltare i clienti, lanciare i prodotti giusti con i marchi giusti e motorizzazioni adeguate.” La strategia “America First” di Stellantis segue l’esempio di General Motors, che pochi mesi fa ha annunciato un piano da 4 miliardi per rilanciare la produzione interna.
Con questo investimento da record, Stellantis vuole non solo rafforzare il proprio network industriale, ma anche ridefinire il suo ruolo nel panorama automotive americano, con un equilibrio tra elettrificazione, nuove motorizzazioni e rilancio dell’occupazione. Una mossa che segna il ritorno deciso del gruppo nel cuore della manifattura americana, mentre si ridisegna la mappa produttiva del Nord America.