Commissione UE: Italia deferita alla Corte di Giustizia per livelli NO2

Commissione UE: Italia deferita alla Corte di Giustizia per livelli NO2
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Livello di biossido di azoto nell'aria troppo alto da quasi dieci anni
7 marzo 2019

L'Italia è stata deferita dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per aver ripetutamente sforato i limiti comunitari sulle concentrazioni nell'aria di biossido di azoto. Si tratta del primo passo dell'iter che, in mancanza di correttivi, può portare a sanzioni economiche.

La Commissione ha invitato l'Italia a rispettare i valori limite sulla qualità dell'aria e ad adottare misure adeguate per ridurre i livelli di inquinamento «in dieci agglomerati in cui risiedono circa 7 milioni di persone», si legge in una nota. I valori limite di NO2 stabiliti dalla legislazione dell'UE in materia di qualità dell'aria ambiente con la direttiva 2008/50/CE avrebbero dovuto essere rispettati già nel 2010.

Azioni analoghe adottate nei confronti di Francia, Germania e Regno Unito nel maggio 2018 per mancato rispetto dei valori limite di NO2 e per aver omesso di prendere misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. Ad oggi sono aperte 14 cause d'infrazione nei confronti di Stati membri per superamento dei limiti di NO2: Austria, Belgio, Repubblica ceca, Germania, Grecia Danimarca, Francia, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito.

Nel maggio del 2018 il nostro Paese era stato deferito alla Corte per il costante superamento dei limiti di PM10.

C'è anche un secondo caso di infrazione, che riguarda l'inquinamento delle acque. L'Italia non ha provveduto affinché tutti gli agglomerati con più di 2.000 abitanti siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane e non garantisce che le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, a un trattamento adeguato come richiesto dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio).

La Commissione ritiene che 620 agglomerati in 16 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto) violino le norme dell'UE in materia di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane.

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