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Una casa automobilistica che inizia a sviluppare razzi da inviare nello Spazio: è forse fantascienza? Sì, se lo avessimo scritto una ventina di anni fa, forse anche meno, lo sarebbe stato. Oggi, invece, i tempi sono maturi per un esperimento del genere. Anche per Honda, uno dei più importanti player giapponesi dell'automotive che sta cercando di uscire da una situazione economica particolarmente complicata. Honda Motor si è infatti avvicinata al suo obiettivo di effettuare un volo spaziale suborbitale entro il 2029. L'azienda di Tokyo ha lanciato e fatto atterrare con successo il suo piccolo razzo riutilizzabile. Il prototipo, come ha scritto Nikkei Asian Review, era lungo 6,3 metri. Nel corso di un test andato in scena a Taiki, una cittadina situata sulla costa pacifica di Hokkaido, il mezzo ha raggiunto un'altitudine di 300 metri prima di scendere e atterrare vicino al suo obiettivo. Risultato: il razzo potrebbe raggiungere le velocità di discesa superiori a 20 metri al secondo richieste per i lanciatori riutilizzabili. Honda intende entrare nello Spazio suborbitale descrivendo il raggiungimento di tale distanza – circa 100 chilometri sopra la Terra – come il "primo passo" nello sviluppo del suo stesso razzo.
Lo step successivo, ovvero raggiungere un'orbita in cui operano i satelliti – a circa 200 chilometri dal suolo – rimane una sfida molto più ardua. Richiede un'accelerazione maggiore, una schermatura termica avanzata e una maggiore resilienza durante il rientro atmosferico, alzando quindi significativamente l'asticella tecnica. Honda ha in ogni caso l'obiettivo a lungo termine di competere nel crescente mercato dei lanci commerciali. “Entro il 2040 o il 2050, questo sarà un business fondamentale per Honda”, dichiarava l'amministratore delegato dell'azienda, Toshihiro Mibe, nel 2021. A livello globale il mercato dei lanci è dominato, come tutti sanno, da SpaceX di Elon Musk. Nel 2024, la società statunitense ha effettuato per la prima volta oltre la metà dei 254 lanci orbitali nel mondo. Il suo vantaggio risiede nella riduzione dei costi e nell'aumento della frequenza dei lanci grazie al riutilizzo dell'hardware chiave. SpaceX ha iniziato con un modesto prototipo a decollo e atterraggio verticale: il "Grasshopper". Dopo diversi test, ha raggiunto la stessa altezza di 300 metri che Honda ha ora superato, prima di spingersi fino a un chilometro con il suo veicolo di nuova generazione.
Dopo la svolta di SpaceX, i razzi riutilizzabili sono diventati una tendenza globale. Negli Stati Uniti, Blue Origin, l'azienda spaziale fondata dal miliardario Jeff Bezos, sta sviluppando il razzo per carichi pesanti New Glenn (dal nome dell'astronauta John Glenn, il primo uomo ad orbitare attorno alla Terra), con l'intenzione di riutilizzarne il primo stadio. L'agenzia spaziale giapponese, nota come JAXA, sta collaborando con Francia e Germania a un piccolo razzo riutilizzabile chiamato Callisto. In ambito privato, la startup Space One con sede a Tokyo sta sviluppando un proprio veicolo di lancio per portare in orbita i satelliti (ma non ha ancora portato a termine il volo con successo). E poi c'è Honda, il cui razzo funziona a biometano. Una scelta del genere riflette l'impegno dell'azienda a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 (includendo i lanci a zero emissioni). L'iniziativa è inoltre in linea con lo spirito del fondatore, Soichiro Honda, che promuoveva “l'innovazione audace”. L'azienda ha da tempo applicato la sua abilità ingegneristica ai cieli, in particolare con l'HondaJet, un jet privato a lungo raggio. Avere a che fare con i razzi, e soprattutto rendere questa attività redditizia, non sarà affatto un gioco da ragazzi. Curiosità: con l'inizio dell'avventura spaziale Honda diventa il primo e per ora unico costruttore al mondo a mettere il proprio logo in pratica su ogni tipo di veicolo o utility con un motore: auto, moto, furgoni, aerei, tosaerba, motori marini, generatori, bici elettriche, robot.