Datsun 240Z: 600 CV e stile da vendere in salsa retrò

Pubblicità
Umberto Mongiardini
  • di Umberto Mongiardini
Un bolide realizzato per un cliente appassionato del marchio giapponese, con interventi di tuning radicali
  • Umberto Mongiardini
  • di Umberto Mongiardini
9 dicembre 2019

Quest’anno la Nissan Fairlady Z e la Datsun 240Z hanno festeggiato i primi 50 anni della propria storia, superando in maniera più che egregia la prova del tempo. Il modello era stato inizialmente presentato da Nissan, che dal 1934 era proprietaria di Datsun, per offrire un’alternativa più economica alle supercar europee, senza però dover rinunciare a un’estetica sportiva e a delle buone prestazioni.

Sotto al cofano, infatti, trovava spazio un sei cilindri in linea da 2,4 litri, capace di erogare 150 CV e di far raggiungere all’auto una velocità di punta superiore ai 200 km/h, cifre di tutto rispetto per il 1969.

Quest’auto, oggi, è ricercata dai collezionisti ma anche da chi, non soddisfatto delle prestazioni offerte dal modello di serie, vuole portare l’iconica giapponese allo step successivo. Nasce così in Estonia, dalla volontà di un estroso collezionista di auto d’epoca, la Fairlady Z realizzata appositamente da VKM Motors.

Dando un primo sguardo all’auto, sembra la solita – bellissima – Datsun di sempre ma, soffermandocisi un po’ più a lungo si notano i particolari quasi pronto gara, come il kit estetico Miura-san Pandem, che prevede passaruota notevolmente allargati e paraurti più sportivi, nuovi fari a LED sia all’anteriore che al posteriore e un bianco simile all’originale, con un pizzico di metallizzato che la fa ringiovanire.

Anche gli interni sono stati notevolmente lavorati, all’insegna del lusso e della sportività. Troviamo cosi dei sedili Bride Histrix in fibra di carbonio, fatti arrivare appositamente dal Giappone, finiture in pelle e Alcantara realizzare a mano in Estonia e consolle centrale in fibra di carbonio fatta fare a Dubai. L’unico elemento ad essere rimasto originale è lo stupendo voltante che è stato restaurato.

 

 

Cosa sarebbero le modifiche estetiche senza l’aggiunta di un po’ di pepe al motore? Ovviamente nulla di che, quindi il brioso motore originale è stato sostituito con un’altra unità di provenienza Nissan, ovvero l’RB26DETT, un 2.600 cc bi-turbo, sei cilindri in linea, che equipaggiava le Skyline R32, R33 ed R34. Quando però c’è di mezzo della seria ingordigia, nemmeno i 276 CV del nuovo motore bastano e così, grazie alla grande affidabilità e robustezza del motore, non si è badato a spese.

Il risultato dell’operazione è straordinario, 660 CV e 590 Nm di coppia per un’auto di circa 1000 kg. Il cambio è un cinque marce R33, mentre il differenziale arriva da una R32 Nismo. Anche se è risaputo che motori del genere siano capaci di arrivare a cavallerie ben superiori, per avere un’auto affidabile, si è scelto di non andare oltre alla soglia dei 600 Cv.

Ovviamente una potenza del genere non avrebbe potuto essere gestita dal telaio di serie che, così, è stato saldato, ha guadagnato un roll bar posteriore, una barra duomi, sospensioni a marchio Techno Toy Tuning e impianto frenante Wilwood.

Il prodotto finito è qualcosa di unico e sentirne il rombo dev’essere emozionante, ora c’è da sperare che il fortunato proprietario decida di portarla a fare un giro sulle magnifiche strade italiane.

 

Photo Credits: Vladimir Ljadov / Speedhunters.com

Argomenti

Pubblicità