David Hasselhoff: «Supercar mi ha permesso di aiutare i bambini»

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Alessandro Colombo
  • di Alessandro Colombo
In occasione della presentazione dell'evento Acceleration 2014 abbiamo scambiato due chiacchiere con David Hasselhoff, protagonista di Supercar e padrino della manifestazione, scoprendo inediti lati dell'attore americano
  • Alessandro Colombo
  • di Alessandro Colombo
21 marzo 2014

Milano – In occasione della presentazione di “Acceleration 2014”, evento itinerante per il mondo dedicato ai motori e alla musica che passerà per Monza il 6, il 7 e l'8 giugno di quest'anno, abbiamo avuto occasione di scambiare due chiacchiere con David Hasselhoff, grande protagonista della famosissima serie televisiva Supercar (Knight Rider) e padrino dell'evento, con il quale abbiamo potuto scoprire la passione dell'attore per il mondo delle corse e un inedito lato dell'uomo che ricopriva la parte di Michael Knight.

State presentando questa manifestazione legata alla velocità. Cos'è per te la velocità?
«Ho incominciato a interessarmi di corse automobilistiche diversi anni fa. Ho iniziato seguendo la Formula 1 in America. Partecipai soprattutto per motivi di beneficenza per un evento che si chiamava “Race for Life”. C'era una macchina nera e abbiamo potuto portare 3.000 bambini malati terminali a queste gare. Ho usato il mio successo per aiutare i bambini di tutto il mondo».

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David Hasselhoff in azione durante una scena del telefilm Supercar. La vettura era una Pontiac Firebird Trans-Am, un modello che divenne iconico grazie a questo telefilm

 

«Una delle storie più belle che ricordo ha avuto luogo proprio qui, a Milano. Io chiesi di portarmi in un Ospedale e quando entrai tutti i bambini esclamarono: “Supercar!”. C'erano circa 40/50 bambini con malattie gravi, che non sapevano l'inglese ma che mi conoscevano per Supercar, un telefilm che li aiutava ad essere allegri nonostante le difficoltà».


«Le gare automobilistiche hanno rappresentato qualcosa di molto importante nella mia vita, non tanto perché mi hanno fatto girare il mondo, ma perché mi hanno permesso di stare vicino ai bambini. La stessa cosa vale per la musica che facevo negli anni '80 e '90. Era musica “da festa”: non era negativa, non aveva nulla di “sporco”, di brutto, non riguardava i gangster: era una musica bellissima. Era una musica bella perché parlava a tutti: poteva strizzare l'occhio sia ai bambini di 12 anni che agli adulti».

 



L'anno scorso lei ha guidato a questo evento?
«Sì, l'anno scorso ho guidato. Ho guidato per molti anni nel Gumble Rally. Mi sono anche perso a causa del mio GPS che non ha funzionato e mi sono divertito moltissimo. Ho suonato a casa di qualcuno per chiedere indicazioni e quando mi hanno visto hanno detto: “oh mio Dio! David Hasselhoff! Entri! Entri!”. Ecco perché sono qui: è fantastico per me partecipare a questa iniziativa che attraversa il mondo e che posso condividere con voi. E' un sogno per me. Io vivo in un sogno».

audi r8
Da Supercar a... una supercar. David Hasselhoff è oggi un felice possessore di Audi R8

 

Tu guidavi KITT in TV. Adesso cosa guidi?
«Adesso uso un'Audi R8. Ho anche una Mercedes, una AMG 550, ma guido soprattutto la R8. La Mercedes la uso soprattutto quando voglio portare qualcuno con me, mentre l'Audi la prendo quando ho voglia di divertirmi. La R8 mi piace molto ed è anche molto sicura, è molto stabile in velocità rispetto ad altre vetture che ho provato e che mi davano meno confidenza».

Tornerai a fare qualcosa come Micheal Knight?
«Mi piacerebbe, però la NBC decise di tagliarmi fuori e in quel momento ho capito che la vita è ingiusta. Adesso sono impegnato con un film, una commedia. Ma io sono tranquillo: faccio la mia musica, partecipo ad una serie televisiva svedese e presenzio ai Talk Show. Sto facendo una serie televisiva che si chiama “Hoff” e che gioca un po' sul mio nome».

Una curiosità legata a Supercar: grazie a Youtube abbiamo potuto apprendere che KITT non era in grado di guidare da sola ma c'era un uomo nascosto nel sedile. Cosa hai provato quando lo hai scoperto?
«Adesso le vetture sono in grado di guidare da sole, ma è stato divertente rivedere questo “trucchetto” cinematografico».

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