Dindo Capello: «Audi mi ha regalato la R18. Me lo ricorderò per tutta la vita»

Dindo Capello: «Audi mi ha regalato la R18. Me lo ricorderò per tutta la vita»
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Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
Ad Automotoretrò abbiamo incontrato Dindo Capello, il pilota ufficiale che ha dedicato la sua intera carriera all'Audi. Ecco cosa ci ha raccontato
  • Matteo Valenti
  • di Matteo Valenti
16 febbraio 2015
 

 

Torino - Ad Automotoretrò abbiamo incontrato Dindo Capello, il pilota ufficiale che ha dedicato la sua intera carriera all'Audi. Ecco cosa ci ha raccontato.

 

Cosa provi a vedere quest'auto?

«Mi ricorda il mio primo giro su un’Audi. Era il settembre 1993 e mi ritrovai al volante di un’Audi 80 a Monza. Questo test mi permise di diventare un pilota ufficiale, un sogno che si realizzava».

 

Audi ti ha regalato una R18 in carne e ossa. Ci racconti questa storia?

«Dopo la stagione 2012 ho deciso di chiudere con le corse endurance. Alla festa di fine stagione mi chiamarono sul palco per salutarmi dopo 20 anni di carriera. All’uscita trovai la R18 e mi dissero che era mia e che avrei potuto portarmela a casa. Una sorpresa che ricorderò per tutta la vita».

 

Il ricordo più bello nell'endurance?
«Il ricordo più bello è senza dubbio legato alla mia ultima vittoria al volante dell’Audi R18, a Sebring 2012».

 

E quello più terrificante?
«Senza dubbio l’incidente del mio compagno di squadra Allan McNish a Le Mans 2011. Fino a quando non abbiamo saputo che stava bene abbiamo vissuto attimi terribili. Nel dicembre 1998 poi io stesso fui protagonista di un incidente terribile. Ancora oggi in Audi non riescono a spiegarsi come non possa essermi fatto niente in quell’occasione, un vero miracolo».

 

Ti mancano le corse?
«Per fortuna ho avuto una carriera molto lunga e vincente fino all’ultimo anno. Non ho rimpianti però, quando ho deciso di smettere ho messo una pietra sopra alle corse. Mi mancheranno per sempre le corse perché un pilota rimane un pilota per tutta la vita. Però quando vedo il livello di competitività tra i piloti e l’impegno che ci vuole per essere un driver per un marchio come Audi sono anche un po’ contento di non correre più».

 

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