Dopo il Dieselgate, il DiessGate: ecco perché il capo di Volkswagen è stato licenziato

Dopo il Dieselgate, il DiessGate: ecco perché il capo di Volkswagen è stato licenziato
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I.F.
  • di I.F.
Se è vero che in VW un certo malcontento per Diess covava da tempo, la sostituzione con Blume è stata di quelle fulminee, senza margini di trattativa mentre era in America (ma con stipendio garantito fino a 2025)
  • I.F.
  • di I.F.
25 luglio 2022

Cosa si cela dietro l’uscita, per molti inattesa per altri no, di Herbert Diess dal gruppo VW? L’amministratore delegato in carica, ora sostituito da Oliver Blume (di Porsche) era già stato un po’ troppo “chiacchierato” nell’ambiente, un po’ anche troppo in controtendenza con il CdA, per essere uno a capo di un tale colosso di seriosa e familiare impronta tedesca.

La ricostruzione fatta secondo alcune agenzie e dichiarazioni uscite in questi giorni, porta un viaggio negli Stati Uniti. Mentre Diess era negli USA e augurava buone vacanza a molti, membri del Consiglio tra cui i rappresentati delle potenti famiglie Piech e Porsche, hanno preso la decisione, che era stata già argomentata internamente altre volte: rimozione dal ruolo, spazio a Blume e sole 24 ore per rispondere avvisando Diess.

Pare che non ci sia stato molto da discutere tra le parti, con il 22 luglio data ufficiale e Diess che non ha dichiarato nulla. Nel passato recente Diess, pur confermato, è stato abbastanza “pressato” da azionisti e sindacati, anche da alcuni politici locali pare, per la fatica a gestire le fasi di sviluppo della nuova ondata elettrica VW, in particolare lato forza lavoro e software (era già stato rimosso da ruoli in Cariad).

Chi gli succede, così nel giro di una settimana, ha un tono e una impronta diverse, forse meno social di Diess, che un po’ come Draghi avrà ancora qualche tempo per gestire gli affari correnti. Non senza essere pagato e, quindi, ben gestire la comunicazione azzerando polemiche: a livello economici il gruppo Volkswagen pare paghi lo stipendio a Diess come fosse in carica, o quasi, fino al 2025 (e si tratta di decine di milioni).

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