Emilio Materassi, l’autista di bus che inventò la “scuderia”

Emilio Materassi, l’autista di bus che inventò la “scuderia”
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Daniele Pizzo
Si deve al grande pilota toscano il primo utilizzo in ambito motoristico del termine mutuato dal mondo dell’equitazione
6 settembre 2019

Nel linguaggio sportivo, ci si riferirsce di frequente a un team automobilistico con il termine “scuderia”. La più famosa è la “Scuderia Ferrari”, fondata da Enzo Ferrari nel 1929. Non fu però il Drake a inaugurare questa denominazione derivata dal mondo dell'equitazione, ma un pilota che all’inizio del ‘900 gli diede molto filo da torcere. E’ stato Emilio Materassi, il pilota toscano a cui è dedicata la nota curva “Materassi” del Mugello.

Fu il primo a chiamare la sua squadra di piloti col termine “scuderia”. In quell’anno è già un campione molto noto, figlio di quella scuola toscana che produce conduttori di successo come i conti Giulio e Carlo Masetti, Biondetti, Niccolini, Pintacuda e Brilli Peri, per citarne alcuni.

In gara si distingue per il coraggio e la spericolatezza. Quella stessa spericolatezza che gli costa un licenziamento da parte delle autolinee SITA, per la quale in giovane età svolge la mansione di autista di autobus. Il giovane Emilio va però troppo forte e i passeggeri sono terrorizzati quando lui è al volante, per cui la SITA decide di interrompere il rapporto di lavoro.

Materassi, rispetto ai piloti, quasi tutti rampolli di nobile origine, ha però una marcia in più: è anche un bravo meccanico, mestiere che ha imparato in giovinezza, e modifica personalmente le vetture che porta in gara. Tra le sue realizzazioni più note c’è un’Itala 55 sulla quale installa un motore di aereo bellico Hispano-Suiza 3 litri da 300 CV, sulla quale vince la Coppa della Perugina del 1924.

Poco dopo parte per Molsheim, per chiedere a Ettore Bugatti di affidargli le sue vetture da corsa, ma riceve un secco rifiuto. Viene dunque a sapere che la Talbot-Darracq vuole chiudere il suo reparto corse: le auto francesi hanno spesso problemi tecnici e l’attività sportiva fa perdere soldi alla proprietà, senza offrire alcun ritorno. Materassi è il primo a capire che mettere insieme auto e piloti può essere la formula per il successo: dalle cenere della squadra Talbot, Materassi fonda nel 1927 la Scuderia Materassi.

«Non ho trovato niente di meglio e poi anche noi guidiamo dei cavalli. Non le pare?», fu la risposta del toscano al giornalista Giovanni Canestrini (co-ideatore della Mille Miglia) che gli aveva chiesto il perché di una denominazione tanto originale. Fu subito imitato da molti, tra cui Tazio Nuvolari, che nel '28 fonda nella sua Mantova la "Scuderia Nuvolari". 

La sua avventura nel mondo terreno si concluderà l’anno successivo in maniera tragica: a Monza durante il Gran Premio d’Europa del 1928 è protagonista di un inspiegabile uscita di pista a più di 200 km/h, mentre nel rettifilo con la sua Talbot tentava di superare la Bugatti del pilota Foresti. La carambola della vettura falcia oltre 20 spettatori. Materassi si rialza apparentemente illeso, parla anche con alcuni spettatori per qualche istante ma si accascia al suolo, stroncato da un’emorragia interna alla testa che non gli lascia scampo. 

Foto d'apertura tratta dal libro Emilio Materassi, un campione dimenticato di Francesco Parigi

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