FCA: Fisco chiede tasse arretrate per acquisizione di Chrysler

FCA: Fisco chiede tasse arretrate per acquisizione di Chrysler
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Daniele Pizzo
L’Agenzia delle Entrate potrebbe chiedere fino a 1,3 miliardi di euro: la Casa americana fu sottostimata di 5 miliardi
5 dicembre 2019

Dopo la causa avviata negli USA da General Motors per presunte tangenti ai sindacati, un’altra tegola si abbatte su FCA: l’Agenzia delle Entrate ha contestato a Fiat-Chrysler di aver sottostimato la valutazione di Chrysler, acquisita in più step dal 2009 al 2014 per un valore totale di circa 7,5 miliardi di euro contro una stima che il Fisco ritiene sia di 12,5 miliardi di euro.

Il contenzioso con l’autorità fiscale italiana riguarda il pagamento della cosiddetta “exit tax”, la tassa cioè che le imprese sono tenute a pagare quando spostano la sede all’estero. Nel caso del Gruppo FCA, all’epoca della fusione con Chrysler, la sede legale fu creata in Olanda e la sede fiscale in Gran Bretagna.

Del contenzioso si apprende dall’ultima relazione trimestrale dello stesso Gruppo FCA, nella quale si legge che «La Società ritiene che la sua posizione fiscale rispetto alla Fusione (con Chrysler, ndr) sia pienamente supportata sia dai fatti che dalla normativa fiscale applicabile e difenderà con forza la sua posizione. In questo momento, non possiamo prevedere se è possibile raggiungere un accordo o, nel caso non venga raggiunto alcun accordo, l'esito di eventuali contenziosi. Pertanto, non siamo in grado di valutare in modo affidabile la probabilità che si verifichi una perdita o stimare un intervallo di possibili perdite».

Per l’agenzia Bloomberg, che per prima ha divulgato la notizia, la maximulta rischiata da FCA potrebbe ammontare a circa 1,4 miliardi, importo calcolato sugli asset sottostimati per 5,1 miliardi ad un’aliquota della “exit tax” del del 27,5%, anche se il negoziato in corso tra il costruttore e l’Agenzia delle Entrate, che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, potrebbe portare ad un importo inferiore.

«Va, inoltre, rilevato che qualsivoglia plusvalenza tassabile che fosse accertata sarebbe compensata da perdite pregresse, senza alcun significativo esborso di liquidità o conseguenza sui risultati», sostiene l’azienda, anche se per qualche analista il contenzioso con il Fisco italiano potrebbe mettere i bastoni tra le ruote nel perfezionamento della fusione con PSA che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane.

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