FCA-PSA: il matrimonio non s'ha da fare? A giugno si vedrà

FCA-PSA: il matrimonio non s'ha da fare? A giugno si vedrà
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
La fusione tra FCA e PSA potrebbe se non saltare, certamente essere rinviata: tutta colpa, ovviamente, della crisi da coronavirus
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
7 aprile 2020

Per fortuna le partecipazioni non erano state ancora stampate...e che le bottiglie di champagne possono essere conservate in frigo: sulla fusione tra FCA e PSA sono infatti calate le ombre nere della crisi per pandemia ed ogni ipotesi di festa viene così fatalmente a doversi considerare rinviata sine die.

Il progetto per realizzare il quarto Gruppo al mondo per volumi, dopo Volkswagen, Toyota e la “triplice” Reanult-Nissan-Mitsubishi, forte di ben 13 marchi nel portafogli (da un lato Fiat, Chrysler, Alfa Romeo, Jeep, Abarth, Lancia, Maserati e Dodge, dall’altro Peugeot, Citroën, DS, Opel, Vauxhall), al momento rimane dunque congelato: certo non annullato, perché restano agli atti le votazioni positive espresse dai principali azionisti (gli eredi della famiglia Agnelli per FCA, e famiglia Peugeot, governo francese e gruppo cinese Dongfeng sul versante PSA), ma manca ancora il tassello finale rappresentato dalle assemblee degli azionisti, posticipate per ora a giugno, ma chissà…

Il punto è che sia per FCA che PSA (come d’altronde per tutte le Case automobilistiche), in questi momenti la priorità assoluta è disporre di liquidità in cassa sufficiente per affrontare la stasi produttiva e commerciale, elemento che porta fatalmente a posporre ogni piano di sviluppo futuro o di investimento, ancorché già deciso; e, soprattutto, potrebbe portare a congelare ogni ipotesi di dividendo per gli azionisti, procedura di solito concomitante con le assemblee dei soci.

Per FCA, che pure fiscalmente risiede nei Paesi Bassi, si potrebbe aprire il canale degli aiuti previsti dal Governo Conte per sostenere le industrie italiane; ma una delle clausole del decreto prevede che non sia possibile, per chi appunto dovesse accedere al programma di sostegno, erogare dividendi agli azionisti, calcolaticalcolati per il 2020 in circa 1,1 miliardi di euro per il gruppo che fu guidato da Sergio Marchionne.
La struttura gestita da Carlos Tavares dovrebbe mettere una cifra più o meno analoga a disposizione dei suoi azionisti, ma non è detto che accada: pur non essendo ufficialmente interessata dai programma di sostegno annunciati da Macron, PSA come tutti cerca di non disperdere il patrimonio di liquidità di cui dispone, e si prepara ad utilizzarlo per tenere botta di fronte alla crisi, non certo per far felici i possessori di sue azioni.

E questi ultimi, infine, sono disorientati: il valore in borsa del titolo PSA è sceso di oltre il 30% da quando è iniziata la pandemia, e per FCA non va certo meglio, essendosi quasi dimezzata nel listino.

Insomma, a celebrarlo oggi sarebbe un ben triste matrimonio, con invitati distratti da altri pensieri e regali di poco conto: meglio rinviare, non credete?

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