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Come se la cavano le auto elettriche alla revisione? Il TÜV tedesco ha messo in riga dieci modelli elettrici al primo controllo obbligatorio dopo tre anni. I risultati variano, e di grand lunga: se alcuni veicoli come VW e-Golf, Mini Cooper SE e Hyundai Kona brillano per l’affidabilità, altri deludono con tassi di guasti superiori alla media. Ecco i modelli promossi e quelli bocciati.
A differenza dei veicoli termici, le auto elettriche non devono sottoporsi al test delle emissioni, e quindi tutti i controlli legati allo scarico vengono automaticamente esclusi. Tuttavia, l’assenza di un sistema di scarico non rende l’auto immune dai guasti.
Il TÜV Report 2025 evidenzia un dato interessante: il problema più ricorrente tra le elettriche non è il motore, ma l’effetto della massa elevata causata dalle batterie. Con accumulatori che possono superare i 500 kg, la struttura del veicolo subisce uno stress notevole, in particolare sospensioni e freni: la frenata rigenerativa, che permette di rallentare il veicolo sfruttando il motore elettrico come generatore, riduce l’usura dei freni, ma comporta anche lunghi periodi di inutilizzo dei dischi. Il risultato? Corrosione, efficienza ridotta e bocciature frequenti.
Anche componenti come bracci oscillanti, cuscinetti e ammortizzatori subiscono un logorio precoce. I tecnici tedeschi hanno registrato anche perdite d’olio inaspettate, nonostante l’assenza di un motore tradizionale.
Tre modelli si distinguono nettamente nel TÜV Report per la loro affidabilità complessiva: VW e-Golf, Mini Cooper SE e Hyundai Kona. La prima, anche se ormai uscita di scena per lasciare spazio alla gamma ID, si conferma un progetto solido e maturo. Con una percentuale di gravi difetti pari al 3,4% e una media chilometrica di 32.000 km, la iconica e-Golf dimostra una qualità costruttiva sopra la media.
Le sospensioni non danno problemi, i freni mostrano solo lievi cali di rendimento e i controlli all’impianto luci rientrano nella norma. L’unica vera nota dolente è la tecnologia di ricarica ormai superata (solo 40 kW in DC) e la batteria da 31,5 kWh, oggi limitante in termini di autonomia. Ma sul piano meccanico, il giudizio è ottimo.
Ottima anche la prestazione del Mini Cooper SE, che mostra livelli di affidabilità simili al e-Golf: le uniche osservazioni dei tecnici TÜV riguardano difetti minori all’illuminazione (fari e luci diurne), ma l’impianto frenante è uno dei migliori. Sospensioni solide e qualità percepita superiore rendono la Mini una delle migliori opzioni nella fascia premium delle compatte elettriche.
Infine, la Hyundai Kona si piazza tra i più virtuosi con una media chilometrica di 36.000 km e un comportamento generale eccellente. I freni posteriori risultano leggermente più usurati del previsto, ma il quadro d’insieme è molto positivo: pochissimi difetti strutturali e illuminazione quasi impeccabile.
Con il secondo posto, iniziamo dalla Volkswagen ID.3, la prima nata sulla piattaforma elettrica MEB. Con 33.000 km di media e una buona struttura generale, la ID.3 registra alcune criticità su sospensioni e freni.
In particolare, le lamentele dei tecnici TÜV si concentrano sulla funzionalità della frenata di servizio e sull’usura precoce di giunti e supporti elastici, soprattutto al posteriore. Va però detto che i dischi dei freni non risultano particolarmente danneggiati, un elemento positivo rispetto ad altri concorrenti.
Simile ma leggermente più solida è il comportamento della ID.4, il SUV elettrico di casa VW. Pur registrando qualche difetto alle sospensioni, sorprende per la buona qualità dei freni, che raramente finiscono sotto accusa. I problemi maggiori arrivano invece da piccole perdite d’olio nella trasmissione, già riscontrabili alla prima revisione.
Spostandoci sul fronte Stellantis, la Peugeot e-208 e la gemella Opel Corsa-e condividono la stessa base tecnica. La prima si colloca esattamente nella media con criticità concentrate su freni e sospensioni, mentre la Corsa-e fa leggermente peggio, in particolare per i difetti all’illuminazione e alla frenata. In entrambi i casi, i tecnici TÜV evidenziano una certa frequenza di usura precoce su dischi e pastiglie, a dimostrazione che la frenata rigenerativa, se non bilanciata, può tradursi in un problema più che in un vantaggio.
Chi invece non supera la prova TÜV è il gruppo dei “bocciati”. A partire dalla Renault Zoe, che pure ha rappresentato a lungo l’auto elettrica più venduta in Europa. Già alla prima revisione presenta numerosi difetti, soprattutto a sospensioni, freni e impianto luci. I problemi di corrosione ai dischi, il gioco eccessivo nei bracci delle sospensioni e i guasti agli anabbaglianti sono frequenti.
Peggio ancora fa la VW e-Up, che mostra una qualità percepita inferiore rispetto agli altri modelli della casa tedesca. Le segnalazioni si concentrano su illuminazione e freni, con una percentuale di difetti ben sopra la media.
Ma la vera delusione è la Tesla Model 3, che con un tasso di difetti gravi del 14,2% è il fanalino di coda del TÜV 2025. Nonostante una media chilometrica più alta (oltre 53.000 km), le criticità sono troppe per passare inosservate: sospensioni deboli, freni usurati, impianto luci problematico, difetti di assemblaggio. In particolare, i difetti alla sospensione anteriore sono 15 volte più frequenti rispetto alla media, e si sommano a problemi alla frenata e alla tenuta di strada. Anche l’impianto luci è sotto accusa, soprattutto per errori nei gruppi ottici anteriori e posteriori. Per un’auto dal prezzo elevato e dal posizionamento premium, il risultato è davvero deludente.
Il bilancio finale del TÜV Report 2025 mostra chiaramente che il mondo elettrico non è esente da problemi strutturali. Se è vero che la manutenzione ordinaria è ridotta e le auto sono più semplici dal punto di vista meccanico, è altrettanto vero che peso, usura passiva e qualità costruttiva giocano un ruolo chiave.
I modelli tedeschi e coreani confermano una maggiore solidità progettuale, mentre alcuni big del mercato, come Tesla, mostrano evidenti lacune. Il caso della Model 3, addirittura paragonabile a vetture termiche di sei-sette anni in quanto a difetti, dovrebbe far riflettere più di un potenziale acquirente.
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